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Meno controlli per le aziende certificate?

Creato il 08 gennaio 2012 da Scienziatodelcibo @scienziatodelci

Meno controlli per le aziende certificate?Le aziende certificate BRC, IFS o secondo gli standard ISO saranno esentate dai controlli ufficiali? E’ un quesito che mi è stato posto poco tempo fa e da qualche anno ne sento parlare. Si tratta dell’articolo 30 della Legge 133/08 sulla “semplificazione dei controlli amministrativi a carico delle imprese soggette a certificazione” che effettivamente dispone, “Per le imprese soggette a certificazione ambientale o di qualità rilasciata da un soggetto certificatore accreditato, i controlli periodici svolti dagli enti certificatori sostituiscono i controlli amministrativi o le ulteriori attività amministrative di verifica, anche ai fini dell’eventuale rinnovo o aggiornamento delle autorizzazioni per l’esercizio dell’attività. Resta ferma la potestà delle Regioni e degli Enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze, di garantire livelli ulteriori di tutela.Lo stesso articolo dice anche che saranno individuate le tipologie dei controlli e gli ambiti nei quali trova applicazione la disposizione (Come? Quando?…). Finora sono state attuate semplificazioni in ambito di procedure telematiche (per esempio gli Sportelli Unici per le Attività Produttive) o per i controlli in ambito di autorizzazioni per le aziende con certificazione ambientale. Non ci sono ancora atti che delegano alle certificazioni, i controlli sanitari o quelli di NAS, Repressione Frodi, Forestali per le aziende alimentari e agricole. Però la direzione sembra quella, e tra qualche anno le aziende soggette già a controlli di Enti Accreditati potrebbero perlomeno essere considerate a bassa priorità per i controlli ufficiali. Meno controlli per le aziende certificate?Meno controlli per le aziende certificate?Difatti le aziende certificate BRC/IFS/ISO22000 sono soggette già a frequenti Audit, soprattutto chi lavora e produce per la GDO. Avete presente i vari prodotti alimentari con il marchio della catena di Distribuzione? Si chiamano Private Label (Marca Privata) e sono prodotti realizzati da aziende che hanno molto spesso dei loro marchi, anche noti, ma producono e confezionano a nome della Catena di Distribuzione. E come controllano i loro fornitori? Con delle ispezioni basate sui protocolli BRC e IFS. In Italia hanno cominciato Coop ed Esselunga seguiti a ruota dalle altre catene. Il fenomeno è nato però nei paesi anglosassoni con i colossi Tesco, Auchan, Carrefour ecc. i quali hanno legato i prodotti alla fiducia verso il rispettivo marchio, come sinonimo di garanzia. Al fine di ottenere realmente questa garanzia hanno quindi sviluppato dei sistemi di controllo nei confronti di queste aziende produttrici, in pratica loro fornitori. Il BRC o l’IFS (o anche la ISO 22000) sono quindi dei protocolli attraverso i quali vengono applicate e verificate sia le disposizioni di legge in materia di sicurezza alimentare, rintracciabilità e controllo, ma soprattutto sono uno strumento manageriale per la gestione della lavorazione, dello stabilimento e del personale. Dal 2012 entra in vigore la versione 6 del BRC con delle sostanziali novità. Innanzitutto gli Audit o ispezioni potranno essere anche non annunciati, cioè a sorpresa, a scelta dell’azienda, che in quel caso avrà un punteggio A+ o B+. La versione 6 prescrive agli Auditor di dedicare molto più tempo all’ispezione delle operazioni di lavoro, intervistando il personale. Inoltre, tutti i prodotti e i processi realizzati all’interno del sito ispezionato non possono più essere esclusi dalla certificazione (a meno che non si tratta di prodotti con fatturato marginale).

Meno controlli per le aziende certificate?

I prodotti commercializzati, cioè realizzati da terzi, non possono essere certificati. Difatti, si è chiarito un dubbio che riguardava le aziende di commercializzazione (come appunto i marchi del Distributore) che non possono certificarsi BRC o IFS, ma devono richiedere invece tale certificazione ai fornitori che per loro realizzano i prodotti! Inoltre gli audit potranno essere effettuati in più siti produttivi (se distanziano entro i 50 Km), quindi anche nel caso vi siano aziende che hanno una sede centrale amministrative e diversi siti di lavorazione. Anche le aziende dei Paesi in via di sviluppo (extra europei) possono certificarsi BRC o IFS, anche se, dove non vi siano ancora tutti i requisiti legislativi richiesti dalla Comunità Europea, è possibile essere inseriti negli elenchi delle aziende certificate BRC, ma senza ricevere un punteggio. Questo appunto nella logica manageriale di questi protocolli, che mirano non per forza alla conformità totale subito, ma al miglioramento continuo, con una pianificazione pluriannuale degli obiettivi e degli step da raggiungere. Il BRC, diversamente dalle norme ISO, è uno standard molto preciso, è in pratica una Check-List di 260 requisiti che l’azienda deve possedere per poter fornire garanzie di rispetto normativo, qualità e sicurezza igienica. In pratica il BRC ti dice chiaramente “cosa devi fare” per raggiungere lo standard, e se applichi correttamente questo schema, con dei controlli effettuati internamente o con l’aiuto di consulenti esterni, è molto improbabile che si verifichino non conformità sul prodotto e deviazioni dalle norme di legge e sui capitolati di qualità stipulati con i clienti.


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