Quando inizio il lavoro di mental training con un team, uno dei primi interventi è quello di fare una “finanziaria energetica”, cioè ricercare insieme allo staff tecnico e, in momenti diversi ai giocatori, i maggiori sprechi di energie mentali.
Un po’ come “capitan Ventosa” quel buffo personaggio di striscia la notizia, quando individua FATTORI DI DISPERSIONE.
Uno degli stati d’animo depotenzianti più ricorrenti che ho riscontrato nella mia attività di SPORT COACH, è la RABBIA.
Infatti, soffermandosi sul feeling che questa crea, sia in gruppo che negli incontri personali, tantissimi giocatori realizzano che durante la partita, a picchi di collera, spessissimo succedono errori o importanti cali di performance.
In alcuni casi emerge anche che sovente, questo stato si rivela anche pericolosamente contagioso.
Lo scorso anno svolgevo per la seconda stagione consecutiva, il doppio ruolo di preparatore fisico e team mental coach in una squadra di Basket di professionisti.
Il secondo incontro settimanale con la squadra era in programma il giorno della partita, la domenica mattina dopo la seduta di tiro.
In occasione di una trasferta ero alla ricerca di un potente mezzo per rinforzare fra gli altri, il concetto di spreco e contagio correlati alla rabbia.
“Casualmente” accendere la TV prima di scendere per la colazione mi offrì quello che cercavo: un documentario che parlava di due orsi…
Avete presente la scena tipica della pesca dei salmoni che risalgono la corrente per tornare nell’acqua dolce a deporre le uova?
Bene, ho scoperto che la posizione migliore, cioè quella dove i pesci saltano direttamente nelle grinfie degli orsi “pescatori” è appannaggio solo degli esemplari più grossi e forti; gli altri devono faticare moltissimo per catturare gli sguscianti ed energici salmoni che nuotano sotto il pelo dell’acqua.
Colgo l’occasione e trasformo il servizio del documentario in una STORIA per i miei giocatori: racconto di Jack, che tranquillamente sfrutta la sua posizione preferenziale pescando e mangiando…
Improvvisamente compare un altro orso, altrettanto grosso, che con fare aggressivo minaccia Jack e la sua “location”.
Salta subito agli occhi che ci sarebbe spazio e cibo per entrambi, ma il nuovo arrivato insistentemente, preferisce utilizzare tempo e risorse per ottenere di prepotenza “l’esclusiva”.
Il nostro amico protagonista della storia interrompe per qualche istante il suo pasto e valuta l’ipotesi di battersi col minaccioso simile. Dopo qualche riflessione decide inaspettatamente di ignorarlo e di riprendere, come nulla fosse, a pescare e mangiare con lo stesso ritmo di quando aveva interrotto.
La cosa curiosa e per certi aspetti buffa, è vedere che il nervoso animale insiste a ringhiare e minacciare Jack che, senza batter ciglio, tiene alta la concentrazione su ciò che reputa prioritario in quel momento: mangiare.
Gli studiosi proseguono l’analisi delle vite parallele dei due animali e il doppio epilogo rivela qualcosa di straordinariamente significativo:
- Con l’arrivo dell’inverno Jack, in linea con le leggi della natura, inizia il suo letargo in un posto caldo, il suo metabolismo incomincia a rallentare capitalizzando le risorse alimentari accumulate con i tempi e i modi giusti. La vicinanza di altri orsi permette a lui e a loro di ottimizzare la termoregolazione con uno scambio vicendevole di calore.
- Tristemente in antitesi si rivela il destino dell’orso collerico: all’inizio dei primi freddi, è ancora alla ricerca di cibo, mangia nervosamente i salmoni che ora sono morenti, hanno già depositato le uova, aspettano di morire privi di energia. Non hanno più macronutrienti, rappresentano solo una piccolissima e insufficiente dose di grassi residui nel cervello e nella pelle smunta residua, senza un briciolo di proteine…
Il “timing” di Jack si è rivelato più produttivo, più in linea con chi ha chiaro l’obiettivo.
Più che una favola happy ending in cui il “buono” prevale sul cattivo, è un’analisi di risultati congruenti e conseguenti a un preciso atteggiamento.
Jack non era più “buono” dell’altro protagonista della storia, ha soltanto scelto un comportamento diverso!
Sarebbe stato canonico, istituzionale per Jack re-agire alle provocazioni dell’altro orso, ma la priorità imponeva un comportamento diverso nell’ottica del conseguimento dell’obiettivo. Era funzionale AGIRE piuttosto che RE-AGIRE.
Il parallelo con la performance in gara è una facile conseguenza da dedurre. Spessissimo tantissimi agenti esterni attirano e monopolizzano l’attenzione allontanandola dal “core business” e scatenando emozioni depotenzianti.
Spesso la prestazione è limitata o inficiata dal mancato accesso alle nostre risorse o dal solo parziale loro utilizzo.
Jack era consapevole che la stagione dei salmoni, come la partita, era circoscritta nel tempo. Rimandare ciò che era vitale, sarebbe stato LETALE.
Le insidie, i fattori scatenanti di momenti di rabbia durante una prestazione sono sempre “dietro l’angolo”: uno o più errori personali o di un compagno, una discutibile decisione arbitrale, un acceso rimprovero dell’allenatore, una provocazione di un avversario, cori del pubblico etc…
Facendo un parallelo con la nostra storia, l’orso prepotente simboleggia la “summa” dei potenziali imput reattivi.
La gara invece è rappresentata invece dalla “stagione dei salmoni”, il risultato dalla buona pesca.
Focalizzarsi su ciò che è produttivo e funzionale all’obiettivo nel qui ed ora evitando di portare l’attenzione su ciò che è periferico e quindi dispersivo e inutile ai fini del risultato è l’atteggiamento vincente.
Di Andrea Cannavacciuolo