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Mental Training per crescere come campioni

Creato il 11 giugno 2012 da Ekis Sport Coaching @Ekis_srl

Mental Training e BoxeCi eravamo lasciati lo scorso articolo con una lettera in seguito ad un lavoro di Mental Training. Una lettera per un’atleta in seguito ad una prestazione, diciamo, non delle migliori. Parlerò anche in questo articolo con un’altra lettera. Avevo promesso però di dirti com’era andata…non è stato semplice, come avete letto ci sono stati momenti difficili e momenti in cui non sapevo proprio cosa fare, ma alla fine…è andata alla grande! Tutti gli obiettivi sono stati raggiunti!

Sinceramente penso che, oltre alle tecniche di Mental Training, sia stata proprio la tenacia di affrontare le difficoltà che inevitabilmente escono durante un percorsosportivo e di Coaching; la volontà di superare gli ostacoli che si incontrano quando vuoi raggiungere un obiettivo. E, a volte, più l’obiettivo è importante più le difficoltà e gli ostacoli saranno grandi. C’è una frase che mi piace sempre ripetermi: “L’ostacolo non è li per fermarti ma per farti capire quanto ci tieni.

Certo, a volte è dura. A volte la sfida è talmente grande che non ne vedi la fine. A volte sei troppo stanco per affrontarla. A volte hai cosi tanta paura che ti blocca. A volte ti dici “ma chi me lo fa fare?”. Personalmente quando penso alla paura e a come superarla mi vengono in mente le storie di due grandi campioni. Uno è Giacobbe Fragomeni e la sua storia potete leggerla qui, l’altro (che è stato anche un suo amico e compagno di avventura) è Giovanni Parisi. Grazie a loro anche in questo post sul Mental Training c’è di mezzo una storia e una lettera. La storia inizia nel 1988…

L’Italia arrivò all’ultimo giorno delle Olimpiadi del 1988, quelle di Seul, con appena 4 ori. Quel giorno lì, era domenica 2 ottobre, però ne vinse altri due, bellissimi. Gelindo Bordin nella maratona e Giovanni Parisi nel pugilato, pesi piuma. La sua è stata una storia fin troppo bella. Partire da Voghera,vicino a casa mia, e arrivare alla finale olimpica mi era sembrata una cosa incredibile. Ma soprattutto il modo. Giovanni aveva avuto un’infanzia a dir poco difficile e povera. Poi era entrato nella palestra dell’Associazione Boxe Voghera e lì era sbocciato. Dal 1980 al 1988: in otto anni dal nulla al tutto, dalla sfiga totale alla finale per la medaglia d’oro. A Voghera la palestra è dentro l’ex-caserma di cavalleria, in quelle che una volta erano le stalle dei cavalli. La caserma, che è in pieno centro, l’hanno rifatta pezzo per pezzo, quasi tutta. Ora c’è la biblioteca, un po’ di uffici comunali, i vigili e una scuola media. Ma è enorme e ci sono ancora dei pezzi da rimettere a posto. La palestra della boxe è sempre stata nei pezzi da mettere a posto. Ancora oggi c’è una porta sbilenca, con una targhetta sopra: Boxe Voghera. Entri è c’è uno stanzone che odora di pugilato, quel mix tra cuoio e sudore che puoi trovare solo lì. E come ti giri c’è lui: Giovanni Parisi. La foto della medaglia olimpica e il poster del mondiale. E fino a qualche anno fa, quando mi allenavo e imparavo ad allenare, potevi vedere anche lui. Perché quello era il suo mondo. Dove tutto era iniziato e finito.

Detto “Flash” per la velocità dei suoi colpi, campione olimpico dei piuma nel 1988 a Seul, campione italiano superleggeri fra i professionisti nel 1991-92, campione del mondo superleggeri WBO praticamente dal 1992 al 1998, 41 vittorie, 5 sconfitte e un pareggio. Nato a Vibo Valentia, in Calabria, il 2 dicembre 1967 ed è morto a Voghera (Pavia) il 25 marzo 2009. Sinora cifre e notizie, più che sufficienti per introdurre un grande campione dello sport.

Ma torniamo alla storia che riprende da Milano. Li, Giovanni Parisi ha disputato l’ultimo incontro l’8 ottobre 2006 al Palalido contro Klose. In palio l’europeo welter, una categoria non sua, che già lo aveva respinto nel 2000, quando tentò il mondiale WBO sul ring di Reggio Calabria, battuto da un signor campione come il portoricano Daniel Santos.

A Milano la vetrina è perfetta, atmosfera di grande partecipazione, anche la preparazione sembra senza ombre. Il ring purtroppo racconta una storia diversa. Il tempo è giudice inappellabile e non bastano ore di allenamento e jogging a volontà.La boxe è lucida rabbia, muscoli fluidi che ricevono il carburante da una pompa che ha additivi guidati dalla volontà del cervello. Se perdi il ritmo, se non hai la cattiveria antica, tutto diventa più stemperato, lento e fragile. Klose è un veterano ma nell’occasione ha qualcosa in più. Non nel talento, ma nella forza interiore, i suoi colpi hanno traiettorie più brevi e rapide. Non di molto, ma basta per fare la differenza. Peccato.

In quell’occasione Giovanni volle che il figlio Carlos fosse a bordo ring ad assistere al match. Non fu l’apoteosi sognata, semmai il contrario. Fu una battaglia malinconica. Io ero a bordo ring. Mi ricordo molto bene la faccia tumefatta di Giovanni e la delusione nei nostri occhi e cuori.

Giovanni Parisi e Mental Training
Per molti quell’incontro non si sarebbe mai dovuto fare.
Un semplice calcolo imponeva di evitare una sconfitta certa e con essa il rischio di un’immeritata umiliazione.
Ma qualche giorno dopo apparve sulla prima pagina della Gazzetta dello Sport una lettera dello stesso Parisi indirizzata al figlio in cui spiegava il senso, la vera motivazione del suo ritorno sul ring e in cui si riassumeva anche l’insegnamento morale duramente imparato sul quadrato, cruda metafora della vita.E che qui la riporto a beneficio di tutti, amanti o meno della “noble art”.
Lascio quindi spazio alle parole di Giovanni, campione di umanità prima ancora che dello sport:

”Figlio mio, dopo l’incontro di domenica che ti ha così profondamente turbato ho il dovere, da padre, di dirti alcune cose. Facevi un tifo forsennato e ti ho visto piangere. Per me. Fra un colpo e l’altro ho sentito il tuo dolore. Era anche il mio e capisco chi ritiene sbagliato mostrare uno spettacolo così forte a un ragazzino di 8 anni, ma questo è vero in parte. Vorrei provare a spiegarti perché sono un pugile, ma anche un padre. Penso sia mio dovere cercare di trasmettere a te, figlio mio, una serie di valori che la vita e la professione che faccio mi hanno permesso di apprendere. Ho dinnanzi agli occhi mia madre, che in tempi non così lontani ha cresciuto me e i miei fratelli con dignità, anche nella povertà che abbiamo patito appena giunti a Voghera dalla Calabria. La ricordo fiera e sicura camminare a testa alta nonostante una crudele malattia. La ricordo orgogliosa per non aver mai ceduto a lusinghe e a meschini compromessi.

La ricordo come solo un figlio può ricordare sua madre: farà sempre parte di me e non la potrò mai ringraziare abbastanza. Per fortuna e per qualche «piccolo» merito mio, tu Carlos hai e avrai un’ infanzia tranquilla, sia rispetto alla mia sia rispetto a quella di molti tuoi coetanei, senza alcun tipo di preoccupazione materiale, ma ritengo sia mio dovere far sì che gli agi e le possibilità a tua disposizione non vengano dati per scontati e che possano accompagnarsi ad altri valori. E qui vengo al punto. Dopo mia madre, la boxe ha completato la mia formazione. Devo molto al pugilato: è la mia passione più grande. Spesso mi sono chiesto se sia in credito o in debito con questo sport e non ho dubbi nel credere di essere fortemente in debito. E’ grazie ai pugni che ho appreso cosa sia la dedizione, la rinuncia, lo spirito di sacrificio per inseguire un traguardo o un obiettivo. Ho appreso l’ arte della pazienza nell’ attendere il momento opportuno. La capacità di portare rispetto senza odio anche a chi ti sta davanti solo per sconfiggerti, magari scorrettamente. Ho imparato a gestire la paura e le ansie. Ho conosciuto i miei demoni interni e li ho trasformarli in virtù.

E’ in nome di tutto questo che sono stato felice di averti voluto a bordo ring e mi auguro che un giorno, qualunque professione voglia fare, tu possa trasmettere questi valori a chi ti sarà vicino, a cominciare dalla tua sorellina Angel . E sai perché ho voluto disputare questo ultimo match? Per due motivi, Carlos. Primo, la voglia di mettermi in discussione, di giocare a testa o croce con la mia immagine, con la mia sicurezza. Avevo voglia di sentire tendini e muscoli ormai stanchi riaccendersi pian piano, ritornare a rispondere alle sollecitazioni e ai sacrifici. Secondo, l’ ho fatto anche per il pugilato. Un atto di gratitudine verso lo sport che mi ha dato tanto.

Ti confesso Carlos che a inizio carriera io mi sono sentito un suo figlio, uno dei tanti, magari solo più talentuoso e dotato; ora le parti si sono invertite, e come capirai quando sarai padre, non ho esitato ad aiutare il pugilato, a tendergli le mani (nonostante una delle due fosse infortunata) incurante dei commenti e delle critiche, sapendo che il rischio sarebbe stato altissimo. Ma per un figlio si fa questo e molto, molto di più. Ti voglio bene, figlio mio. Papà”.

Giovanni ne ha tirati tanti di pugni, agli avversari e alla vita. Prima e dopo quei pugni c’è la vicenda umana e sportiva di un campione vero, un ragazzo che si è fatto da sè, un esempio fantastico di grinta e di tenacia. Un esempio non solo per gli sportivi e i Mental Coach ma per tutte le persone. Una parabola che parte da una favela di Voghera, si issa sul tetto del mondo e ridiscende verso un finale dolente, amaro, struggente.Ed è una storia su cui riflettere ed da cui imparare.

A proposito di imparare dai Campioni dello Sport io penso che imparare dalle loro storie, da come hanno affrontato le difficoltà, sia uno dei migliori insegnamenti che possano esistere. E come Mental Coach uso spesso esempi e metafore dei campioni per le mie coaching. Perché? Perché i campioni hanno ottenuto dei risultati. Hanno raggiunto quello che volevano. Per questo mi sento di consigliarti veramente IMPARA DAI CAMPIONI – The Challenge, un corso di due giorni con Livio e tutti i Coach Ekis…perché è veramente MERAVILGIOSO!

La prossima edizione sarà a Reggio Emilia il 23 e 24 Giugno e l’investimento è di € 75 + iva.

Vieni al corso con un problema/sfida/obiettivo e uscirai con un piano d’azione dettagliato e concreto!! Questa è la promessa!!!! NE USCIRAI DA CAMPIONE!

Ecco un piccolo estratto del corso:

A presto e per chi verrà a Reggio a fine Giugno ci vediamo li.

Luca Taverna
Di Luca Taverna


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