Mentire con le statistiche ovvero la vittoria di Pirro di Matteo Renzi.
Creato il 08 dicembre 2013 da Giovannipaoloferrari
Nel 1954 Darrell Huff metteva in guardia, con un pamphlet divulgativo intitolato « Mentire con le statistiche », dalle manipolazioni e distorsioni dell’informazione attraverso l’uso di dati statistici. Proprio qualche giorno fa un collega di un dipartimento di filosofia mi ha chiesto di dare un occhiata ai grafici che aveva preparato per una presentazione del Dipartimento in cui lavora di fronte ad una commissione esaminatrice. Tra le carte vedo una « torta » con delle percentuali che si riferivano al numero di dottorandi nel dipartimento. Al che gli domando quanti fossero i dottorandi e lui mi risponde 25. Perplesso gli dico: « Guarda che non puoi indicare in percentuale un numero di casi sotto le 100 unità, ma, in tal caso, sarà più opportuno parlare di casi o di unità ». Lui mi guarda e mi risponde: « Ma si non preoccuparti tanto sono tutti filosofi, che non capiscono nulla di statistica: quando uno dice una percentuale fa più effetto ». Sta accadendo un po’ la stessa cosa con le primarie PD: tutti gridano al trionfo di Renzi, ma nessuno si è preoccupato di andare a guardare i numeri e confrontarli con le precedenti esperienze delle Primarie in Italia. Nella home page di Repubblica vengono indicate solo le percentuali e nelle pagine di approfondimento non si trova un numero di casi che sia uno: tutte percentuali. Non si trovano, inoltre, i precedenti e il risultato del voto di novembre. L’Unità mostra i numeri dei votanti sotto le percentuali, ma nessun approfondimento sui precedenti e il voto del primo turno. Il Fatto Quotidiano, stranamente, idem. Il Corriere della Sera la stessa cosa, ma, finalmente, trovo un link sotto il titolo: « Affluenza dati storici ». Lo apro e vedo che, a parte la differenza abissale tra i 4,3 milioni del 2005 (con ben 7 candidati espressione di un arco politico molto più ampio coinvolto ai tempi di Prodi) e i 2,5 di oggi; il trend della partecipazione alle Primarie del PD in 8 anni si è abbattuto spaventosamente (v. Fig.). Ma il dato più impressionante e che mentre l’affluenza del 2007 è stata di 3 milioni e mezzo e quella del 2009 e 2012 di 3,1 milioni; ieri si è registrata una perdita di 600.000 voti, quanto gli abitanti dell’intera regione Basilicata per intenderci. Addirittura il totale dei voti del ballottaggio del 2012 tra Bersani e Renzi (2,8 milioni) è superiore di 300.000 unità al totale di oggi. Definire, dunque, un trionfo aver perso per strada 600.000 voti, dalle due ultime edizioni delle Primarie, sembra per lo meno azzardato. Incuriosito sono andato a spulciare un po’ di fonti per verificare i dati sugli iscritti: visto che il primo turno di queste Primarie è stato riservato ai soli tesserati al partito. Nel 2009 il PD dichiarava di avere 820.607 iscritti, nel 2012, invece, diventano 505.072: circa 300.000 iscritti in meno. Sul sito del PD non c’è traccia di un link che richiami ad uno storico dell’andamento degli ultimi anni degli iscritti al partito, ma si trova una tabella con i dati relativi al primo turno delle Primarie 2013 e, finalmente, riportati in unità e non solo in percentuali: tra Renzi e Cuperlo la differenza è di 20.000 voti circa e il totale dei votanti è di 296.645. Si possono fare, dunque, alcune considerazioni a latere:1) all’interno del PD, tra gli iscritti, Renzi non ha una maggioranza schiacciante come quella riportata alle Primarie in termini percentuali;2) gli iscritti al PD hanno avuto un tracollo incredibile: un partito che solo qualche hanno fa contava quasi un milione di iscritti oggi ne conta solo alcune centinaia di migliaia;3) le Primarie del PD 2013 sono state un incredibile « flop » con un calo vertiginoso di 600.000 elettori rispetto al 2009 e 2012 (appena un anno prima).Dunque non c’è stato alcun "effetto Renzi", anzi confrontando le preferenze per Renzi di oggi e per Bersani nel 2012, si noterà che Bersani, al primo turno (con altri 4 competitors) aveva preso circa 1,4 milioni di preferenze cioè circa 250.000 in meno di Renzi nel secondo turno del 2013 e 1,7 milioni circa al secondo turno rispetto al milione e sei di oggi di Renzi. Trionfalismi a parte, non si comprende come in Italia i giornali e i canali TV possano continuare ad informare in questa maniera. Mentire con le statistiche è facile soprattutto quando si è di fronte a degli sprovveduti.
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