Bohemias: Galeries Nationales 26 settembre 2012-14 gennaio 2013
Si tratta della prima manifestazione dedicata ai mille volti dell’arte ispirata al nomadismo, dove si vuole mette in luce il fascino che il mondo zigano ha esercitato sull’arte e sugli artisti tentando di chiarire i rapporti complessi intrattenuti da generazioni con i popoli europei. E’ una mostra che si propone di essere un evento popolare, dove si mescolano fantasia e solennità, festa e malinconia, miseria e gloria, passando attraverso quattro secoli e quindici temi raccontando un fenomeno che attraversa la storia dell’arte e della società da Leonardo a Picasso e che ancora influenza il mondo contemporaneo. Duecento le opere esposte da Turner a Corot, da Coubert a Monet, da Van Gogh a Matisse.
La Bohème fa parte dei miti moderni di un modo di vivere diverso senza regole e senza freni, condannato e dato per morto mille volte ma sempre risorto dalle sue ceneri più forte e più vivo che mai. Le boheme è una figura apparsa nella metà del 19 secolo, fra il romanticismo ed il realismo, periodo nel quale si viveva un grande fermento culturale ed una trasformazione del modo di intendere l’artista che non godeva più della protezione di un ricco mecenate, ma era un genio solitario, povero e incompreso, emarginato inconscio anticipatore dei futuri stravolgimenti sociali.
Dal fenomeno di società al mito artistico, il bohème è il soggetto prediletto degli artisti, con la sua vita senza legami e senza regole, amanti delle donne e del bere, intensa e sensuale, tra seduzione e repulsione, la sua espressione di libertà e di vagabondaggio sarà fonte ispiratrice di un periodo artistico e teatrale compreso tra il XVII° ed il XIX° secolo.
Con Victor Hugo, Theophile Gautier e Franz Liszt la generazione romantica diventa essa stessa interprete dello spirito vagabondo nella sua spasmodica ricerca verso il “diverso” e la passione, per combattere il senso di vuoto (espresso dal poeta Lamartine), lo spleen di Verlaine che il parià romantico vive nella sua condizione di sentimenti delusi e soppressi post-rivoluzionari. L’eroe romantico a tutti i costi a rischio dell’oblio e della morte per placare il mostro dell’incomprensione da parte di un momdo chiuso ed omologato.
Uno spirito inquieto che forgerà l’artista bohemien esaltato da Coubert, Baudelaire e Manet come sorgente essenziale di elaborazione del mito moderno dell’artista. Da allora bohèmes e artisti bohèmiens avranno molto in comune. Spiriti liberi erranti condividono marginalita e miseria. segreti inaccessibili, assolutamente irriducibili alla norma, si mettono nei guai, provocando continuamente l’immobilismo sociale dell’epoca.
Ma i bohemiens non sono saranno tollerati se non nella pittura ed il xx secolo gli varrà una durissima repressione storica fino a quando il surrealismo non darà “all’errare” un concetto superiore metafisico. Sotto il regime nazista sia i bohèmes che i bohemiens furono perseguitati ed etichettati per le loro abitudini dissolute.
Solo in epoca più recente, grazie alla letteratura ed alla stampa, al teatro e all’opera la boheme ha conquistato una fama ed una popolarità immensa, cha ha penetrato l’immaginario collettivo e legato per sempre l’immagine di Parigi al quartiere latino e a Montmartre
Vincent Van Gogh, “Les roulottes, campement de bohémiens aux environs d’Arles”, 1888, Paris, Musée d’Orsay © Réunion des musées nationaux – Grand Palais (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
Vincent van Gogh
Negli ultimi 20 anni alcune ricerche nel campo esogeno come la storia degli emarginati degli immigrati dei nomadi, hanno riproposto alla ribalta. l’analisi di questo fenomeno.
Grazie ad una serie di documenti inediti ed una ricca iconografia, oltre che a collegamenti fra le diverse discipline, (pittura, letteratura, fotografia, musica), questa mostra ha l’ambizione di portare una nuova alba ad una storia comune a tutti i popoli europei. Far luce su di un fenomeno che attraversa tutta la storia delle arti e della società del nostro continente, e che ancora è vivo nella contemporaneità.
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