Se da una parte il premier turco, Erdogan critica gli Stati Uniti, dall’altra da Teheran arrivano alcune dichiarazioni che promette la scomparsa dello Stato Islamico in Iraq. Il clima politico internazionale, che vive giorni intensi anche guardando la situazione ucraina, si infiamma ulteriormente con le prese di posizioni di due paesi importanti come la Turchia e l’Iran.
Il premier turco Recep Erdogan e il generale iraniano Qassem Soleimani
Le critiche del premier turco Erdogan agli Stati Uniti. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha espresso forti critiche nei confronti dell’omologo statunitense Barack Obama, che sarebbe rimasto in silenzio di fronte all’uccisione di tre giovani musulmani da parte di un fanatico nel North Carolina, martedì scorso. In una conferenza stampa in Messico, al fianco del presidente Enrique Pena Nieto, Erdogan ha affermato che il silenzio di Obama, del suo vice Joe Biden e del segretario di stato John Kerry sono “eloquenti”. ”Se rimanete in silenzio di fronte a un fatto del genere – ha detto – e non fate alcuna dichiarazione, allora il mondo rimarrà in silenzio nei vostri confronti”. Le frasi di Erdogan testimoniano la tensione crescente tra Turchia e Usa, entrambi paesi della Nato. Washington ha più volte criticato il governo turco per questioni di diritti umani e per la rottura dei rapporti con Israele. Ankara critica l’approccio statunitense alla crisi siriana.
Le minacce iraniane allo Stato Islamico. I jihadisti dello Stato islamico (Is) hanno “i giorni contati” e sono “a un passo dalla fine della loro vita”. Se ne è detto certo il generale iraniano Qassem Soleimani, comandante delle Forze al-Quds, forze speciali dei Guardiani della Rivoluzione. Fotografato più volte in Iraq al fianco di miliziani anti-Is, il generale ha affermato che “alla luce delle pesanti sconfitte che l’Is e gli altri gruppi terroristici hanno subito in Iraq e in Siria, è certo che questi gruppi si avvicinano alla fine della loro esistenza”. Citato dall’agenzia Fars, Soleimani ha quindi parlato dell’influenza crescente dell’Iran nella regione. “Oggi vediamo segni della Rivoluzione islamica esportati in tutta la regione – ha detto – dal Bahrain all’Iraq, dalla Siria allo Yemen e al Nord Africa. Gli arroganti e i sionisti hanno ammesso, come mai finora, la loro debolezza e la forza della Repubblica islamica, in seguito alle loro ripetute sconfitte”. (ADNKRONOS)