Il Presidente iraniano Hassan Rohani, in pompa magna, è partito per New York. La delegazione iraniana ha previsto di massimizzare al massimo l’arrivo al Palazzo di Vetro e il Ministro degli Esteri iraniano Zarif ha già incontrato i rappresentanti di numerosi Paesi europei (tra cui il Ministro degli Esteri italiano Emma Bonino, con cui ha parlato specialmente di Siria e Afghanistan).
Come abbiamo scritto in questi giorni, l’apertura della sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è per Teheran l’occasione per rifarsi il look: all’interno di questa strategia, quindi, rientra la liberazione di Nasrin Sotoudeh e di altre sette attiviste politiche. Peccato, però, che si tratta di piccoli passi avanti fatti per accontentare i media internazionali e non il popolo iraniano. Nella Repubblica Islamica, infatti, è cambiato praticamente pochissimo.
Mentre Rohani saliva sull’aereo per New York il regime iraniano continuava – senza pietà – ad esegure numerose condanne a morte, soprattutto di giovanissimi. Secondo i media iraniani un giovane di 18 anni è stato impiccato presso Kazeroun, sud dell’Iran, per un reato commesso quando aveva appena 14 anni. Un altro ragazzo giovanissimo, di nome Mohammad Maher Ayashi, sarebbe per essere portato al patibolo nella città di Ahwaz, anche lui per un reato commesso quando era minorenne. A quanto scritto, quindi si aggiunga che – sempre in queste ore - altre due condanne a morte sono state eseguite in pubblico nella città di Tonekabon, precisamente nella piazza Shahid-Shiroudi
A proposito di Nazioni Unite, vogliamo ricordare che l’Iran è tra i firmatari della Convenzione per la Difesa dei diritti dei Bambini, un trattato che prevede l’eliminazione della pena di morte per reati commessi in età inferiore ai 18 anni. Insomma: mentre i giornali internazionali sprecano parole sul “nuovo Iran”, nella Repubblica Islamica si continua a morire. Con la grande differenza che ora, il regime, uccide coperto dal sorriso di buona parte della diplomazia internazionale…