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Mentre sgranocchio un wafer, sento la vita scivolare via

Da Fishcanfly @marcodecave

Credo che ci sia un pericolo, tra gli altri, nelle cose umane. Quello dell’avvitamento. Quando ci si attorciglia attorno ad un pensiero e al pensiero che quel peniero richiama e a quello dopo ancora. Concetti, belle parole, la mente che si affina sempre di più roteando sempre più velocemente fino a che ci si accorge che ci si è -nel frettempo- dimenticati di vivere. E allora un respiro che svuoti la mente, porta la pace e riporta alla vita. – Pensierodud

Voglio partire da questo merluzzesco commento al post Piscofornication, proprio per parlare del rischio dell’avvitamento, di diventare “vite” (al singolare) anziché “vita”.  A questo commento spetta infatti una menzione speciale, perché enuncia, a mio parere, una buona verità.

Premesso che pensare è essenziale e una civiltà che facesse a meno del pensiero risulterebbe essere, in ultima analisi, un’anticiviltà, è anche vero che un persistente rimuginare conduce alla follia, facendoci prigionieri del Palazzo di Atlante, di ariostesca memoria.

Un vano affaticamento ad inseguire fatui fantasmi potrebbe ridurre i nostri migliori anni (che sono in sostanza ogni nostro prezioso secondo di esistenza) a cenere. Quando mi seppelliranno piangeranno (forse) sul mio corpo, ma io sarò morto da molto più tempo, anzi vorrei che si dicesse di me, che vissi solo qualche volta, tuttavia, vi sono momenti per i quali vale la pena vivere un’intera sfilza di anni (?)

Mentre sgranocchio un wafer, sento la vita scivolare via

La domanda è duplice: da una parte c’è l’invito a non sprecare tempo, a fissare alcune priorità, dall’altra parte c’è la considerazione, anch’essa soggettiva, propria e personale, ad inseguire un unico sogno. Fallisci ancora, fallisci meglio, diceva qualcuno, penso Brecht. (non è importante citare l’autore talvolta, ma cogliere la sostanza del suo discorso, tentativo impossibile, non privo di una certa superbia)

Ma chi può giudicare, se non me stesso, se il gioco vale la candela? Chi può frenare il mio volo verso il Sole? Erano ali di cera, ti brucerai…sì, ma mentre scoppio in volo, parafrasando Ligabue.

Insomma, saltato, per certo, il rischio dell’avvitamento, resta pur sempre il rischio, anche per l’azione, e non solo per il pensiero (ammesso che si voglia o si possa dividere l’una dall’altro: per me no, ma l’analisi richiede categorie), della “vana azione”…

Io, nel referendum della mia anima, mi schiero per il sì: vale sempre la pena.

Mentre sgranocchio un wafer, sento la vita scivolare via



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