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Nella seconda metà del XIX° secolo, quando il Pavillon des Fleurs è stato costruito con chiari accenti Jugendstil, aveva la duplice funzione di area dedicata alle cure termali per le quali Merano si stava costruendo una nomea internazionale e di spazio di intrattenimento per gli ospiti, con sale riservate al fumo, alla conversazione, alla lettura, a spettacoli e concerti, al ballo e al gioco d'azzardo diventando addirittura un casinò.
Tale l'affluenza ed il successo del Kurhaus che l'architetto Friedrich Ohmann della Secessione viennese ne concepì l'ampliamento con una nuova ala inaugurata a inizio '900, nel 1914 per l'esattezza. Di assoluto pregio l'elegante foyer, l'ampia scalinata, la sala delle feste con la rotonda e la cupola affrescate di leggiadre fanciulle danzanti, le raffinate stuccature, le decorazioni in ferro battuto dorato.
Nel presente le cose sono cambiate: da quando l'architetto Matteo Thun ha progettato le stupende avveniristiche terme tutte vetro, il Kurhaus risponde solo alla seconda vocazione iniziale e ospita con continuità avvenimenti culturali, convegni, mostre, incontri internazionali, fra cui la seconda edizione dello Yoga Festival, appunto, organizzato da Sabrina Grifeo, responsabile del Centro Yoga di Cultura Rishi di Milano.
Personalmente non ci sarei venuta, ogni mio tentativo di avvicinarmi allo Yoga è stato fallimentare, probabilmente sono troppo nevrotica e refrattaria, ma Gastone voleva parteciparvi perchè da anni "medita" invece con successo e beneficio psicofisico. E' stata una proficua occasione per scoprire Merano e buttare lo sguardo su una realtà olistica di cui so molto poco.
Quante idee, quanti metodi, quante scuole, un universo ricco di pensatori e maestri che attingendo alle antichissime saggezze vedica, induista e buddhista e alle riflessioni che queste hanno suscitato nei millenni, hanno ricercato l'armonia fra corpo e spirito, la consapevolezza del se più profondo e di ciò che ci circonda, principi etici e comportamentali che hanno come sbocco naturale il rispetto della propria persona e degli altri, un equilibrio interiore, mente e cuore aperti.
Mentre un pubblico vario e variegato osserva, assiste ai dibattiti e gira incuriosito fra i banchi di libri, unguenti, proposte di massaggi, colpisce in effetti l'approccio sorridente ed accogliente dei partecipanti, nell'aria aleggiano la stessa disponibilità umana e compostezza che ho avuto modo di riscontrare in quello che definisco "il popolo del Dalai Lama" durante un suo seminario di tre giorni al Palatrussardi qualche anno fa a cui per la mia solita curiosità avevo assistito.
Veramente tante le cose belle da apprezzare a Merano, le passeggiate in primis, linfa e ispirazione per la creatività di celebri pensatori e artisti da Franz Kafka a Ezra Pound, da Giacomo Puccini a Schniztler e Stephan Zweig e sono solo alcuni nomi.
Le due stupende ai due lati del fiume Passirio: la cosiddetta "Passeggiata d'inverno" perchè esposta al sole con la Wandelhalle, la passeggiata coperta, un loggiato in ferro battuto, legno e affreschi di Franz Lenhart del primo '900 col padiglione dove un tempo si poteva bere il siero di latte o il succo d'uva prescritti per le cure primaverili ed autunnali in città e la "Passeggiata d'estate" che deve il proprio nome alla quantità di alberi dalle fronde rigogliose e umbratili.
Dal ponte Romano, il passaggio più antico sul fiume Passirio chiamato impropriamente Romano perchè costruito in pietra solo nel 1617, si snoda la passeggiata Gilf, interessante da un punto di vista botanico per la presenza di numerose piante subtropicali; c'è poi la passeggiata Tappeiner creata e donata alla città dall'omonimo medico e ricercatore, vigoroso propulsore del turismo meranese;
infine "il sentiero di Sissi", il Sissiweg, suggestivo itinerario che conduce fra " il luoghi meranesi" di Elisabetta d'Austria e che partendo dal castello di Trauttsmandorff raggiunge il centro città, fino al parco Elisabetta a lei dedicato.
Bello lo storico centro città con la via dei Portici necessaria per il passeggio e il commercio in caso di pioggia e neve, costruita nel 1200, il Teatro Puccini di fine '800 che rispecchia lo stile eclettico in voga in quegli anni a Monaco di Baviera, il Duomo, cioè la chiesa San Nicolò interamente in stile gotico, gli eleganti edifici lungo il fiume che attraversa tutta la città e il Castello Principesco, residenza dei Principi del Tirolo dal 1470 in poi, glorioso ricordo dei tempi in cui Merano era la capitale del Tirolo.
Non potevamo certo mancare di visitare la sinagoga di rito ashkenazita e l'adiacente museo, testimonianza di quel periodo a cavallo fra l'800 e lo scoppio della seconda guerra mondiale in cui la comunità ebraica di Merano, insediatasi con l'emancipazione, era fra le più significative dell'arco mitteleuropeo con un gran fermento di medici, professionisti e albergatori che avevano contribuito allo sviluppo di Merano come centro mondiale di salute e wellness d'élite. 2500 gli ebrei residenti in Tirolo prima dell'uragano nazista, ora la comunità ebraica consta di 45 persone e francamente mi chiedo come riescano, numericamente così esigui, a mantenere curati e vivi la sinagoga e il museo.
Sul mensile Pagine Ebraiche di questo mese ho letto tra l'altro di un calendario molto fitto di incontri, tavole rotonde, eventi, filmati nei prossimi mesi estivi per documentare ed approfondire la presenza degli ebrei in Alto Adige e il loro ruolo nella società.
Nei percorsi del museo si rispecchiano gli anni fertili e felici e poi quelli drammatici della Shoah. L'8 settembre 1943 la guerra fa ingresso in diretta anche a Merano, le truppe tedesche occupano la città e la deportazione della Comunità ebraica tirolese rappresenta il primo caso di deportazione in ordine di tempo di una comunità ebraica italiana.
Gli ebrei ancora presenti in città vengono catturati e trasferiti prima a Reichenau presso Innsbruck, poi ad Auschwitz. Alla fine della guerra su 94 deportati, farà ritorno solo una donna, salvatasi perchè in possesso di un passaporto del neutrale Liechtenstein.
Nel percorso museale del Touriseum, interessantissimo museo provinciale del turismo presso il Castel Trauttmansdorf, si documenta riccamente l'evoluzione dell'intera provincia, passata nell'arco di due secoli da povera terra di contadini e spesso emigranti in cerca di fortuna a moderna e ricca stazione turistica, da quell'unica locanda degli esordi Zur goldener Rose con le sue tredici stanze all'ingresso del paese a tutti quei prestigiosi alberghi del presente.
Tante valige e bauli in esposizione, simbolo di una società internazionale in movimento e dallo sviluppo inarrestabile grazie alla straordinaria invenzione della ferrovia e di quel primo treno passeggeri che nel 1867 attraversa per la prima volta il Brennero. Al Touriseum è esposto un baule super accessoriato per la signora up-to date dell'epoca d'oro che per essere "à la page" in un luogo di cura come Merano deve avere abiti ed accessori per cambiarsi adeguatamente cinque volte al giorno.
C'è anche una valigia senza nome con la stella di Davide e solo un numero impressi sopra di chi sarà costretto a partire senza mai più fare ritorno come Jenny Vogel per esempio, stabilitasi a Merano nel 1891 dove gestisce per anni con successo l'omonima pensione; anche per Jenny Vogel ci sarà un biglietto per Auschwitz di sola andata.
A Merano, da tener presente per anni a venire che prima o poi toccano a tutti, la casa di riposo Burgund.
A parte che è una bella costruzione e in una buona posizione sul fiume, il suo punto di forza consiste però nel fatto che dichiara grande e grosso con un cartello sulla strada che non usa sedativi per i suoi ospiti. Ne ho visti tristemente tanti di luoghi in cui gli anziani vengono chimicamente "calmati" con delle pilloline; così è sufficiente poco personale per accudirli, così non disturbano, così stanno tranquilli. A quanto pare a casa Burgund succede diversamente ed è una bella notizia.
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