Che una delle prospettive di sviluppo della realtà virtuale fosse quella di porsi al servizio del turismo, pochi se lo sarebbero immaginati alla fine degli anni Ottanta, quando ipotesi del genere venivano ancora valutate più alla stregua di bizzarri pretesti per il plot di una bella storia di fantascienza, che non come concrete possibilità tecnologiche.
Oggi l' Oculus il rivoluzionario schermo da viso ( head-mounted display) che permette l'immersione a 360 gradi in scenari interattivi tridimensionali prefigurati in ogni dettaglio, comincia validamente a candidarsi quale suggestiva per non dire irrinunciabile dotazione di ogni sito di turismo storico che si rispetti, perfetto com'è per portarne alle estreme conseguenze spettacolari la visita, trasformandola in un autentico viaggio nel tempo. Insomma, la storia elevata alla massima attualità e reattività: e non a caso la società titolare del brevetto e del marchio originale, la Oculus VR - partita grazie a un crowfunding online - è oggi diventata proprietà, indovinate un po'... di Facebook!
Un dispositivo del genere comporta un notevole sforzo di immaginazione creativa, sia in fase di impostazione che di progettazione e realizzazione del software. I risultati possono dunque facilmente giungere a influenzare e condizionare il rapporto con l'osservazione del sito in maniera assai determinante, fino al quasi paradosso di sovrastare la stessa realtà fisica visitata, indirizzandone la suggestione, l'elaborazione e l'interpretazione in numerose e distinte direzioni virtuali possibili.
Perché è proprio questo il punto: facciamo sì che la storia prenda vita, e va bene... ma come? Chi guiderà le danze, chi la regia? Non siamo più di fronte a sassi o reperti, ma ad un nuovo mondo: chi lo creerà, chi lo governerà? Lo storico sulla base della propria documentazione? Il programmatore su quella del proprio estro?
Ogni sito turistico addizionato di realtà virtuale, perciò, è una creatura autonoma e a sé stante, il cui successo e le cui possibilità di futuro dipendono quasi del tutto dalle potenzialità espresse in fase di progetto e dalla qualità del lavoro di simulazione svolto: ed è qui che ritorniamo ad avvicinarci allo spirito del pazzo universo di un film di fantascienza.
Ciò detto, desidero raccontarvi due mie recenti esperienze con l'Oculus in Campania, in due situazioni tra di loro molto diverse, dove bene dunque possono balzare in evidenza le rispettive peculiarità dell'una e dell'altra differente implementazione digitale realizzata: si tratta in un caso della visita al settecentesco palazzo Caracciolo di San Teodoro, fascinosa residenza storica borbonica, da pochissimo aperta al pubblico, su uno degli scorci da sempre più gettonati del lungomare di Napoli, l'incantevole Riviera di Chiaia, e nell'altro - dal mare alle colline dell'Irpinia - del fiabesco castello del remoto paese di Monteverde, secondo borgo più bello d'Italia nella classifica 2014 stilata dai telespettatori del format televisivo Rai "Alle Falde del Kilimangiaro".
A Napoli, dove l'attrazione è partita da pochissimo grazie alla startup AppTripper - messa in piedi da giovani artisti e designer locali insieme con lo stesso proprietario dell'immobile - la scelta fatta è stata quella di privilegiare coloratissimi contenuti da favola. Verrete fatti accomodare di fronte ad un'ampia vetrata che guarda sul mare e, una volta indossati i vostri visori connessi via wireless, assisterete, in eleganti abiti d'epoca che vi ritroverete virtualmente indosso, alla scena - a scelta sia diurna che notturna - dell' arrivo di un galeone che spunta alle spalle di Castel dell'Ovo gonfiando le vele verso il litorale, mentre nei giardini e sul molo una folla si assiepa ad applaudire l'evento.
Successivamente, reindossato l'Oculus al centro della sala da ballo, dirigerete l'orchestrina che vi attornia, sotto l'incanto di un magnifico cielo stellato apparso come per magia al di sopra delle vostre teste digitalizzate. Effetti entrambi un tantino giocattolosi, ma indubbiamente assai ben riusciti e piacevolmente intriganti.
Più improntata alla descrittività e al realismo, invece, l'installazione di Monteverde, dove alla visualizzazione della ricostruzione virtuale della sala dei banchetti si affiancano il vivace ologramma parlante della popolana che, secondo la leggenda locale, per prima riuscì a sottrarsi allo ius primae noctis, ed un voluminoso librone elettronico che riporta, sia in dialetto che in italiano, altri aneddoti, favole e proverbi tradizionali.
Come spero si possa già percepire dai miei brevi riscontri di utente e visitatore, lavorare su queste pionieristiche nuove frontiere del turismo può rivelarsi un compito assai più libero e al tempo stesso articolato e complesso di quanto in prima battuta ci si aspetterebbe. Potrebbe persino risultare un fattore cruciale per il perfezionamento e l'accrescimento dell'interesse e del fascino di un sito, perseguiti in modo tutt'altro che univoco attraverso la vivida e mobile rappresentazione di un suo "possibile" passato.
Voi intanto, però, potete starvene più che tranquilli: ché se il cervello vi friggerà, sarà soltanto per lo stupore e il divertimento!
Foto ed immagini: web (Total Recall)
Carlo Crescitelli e Giuliana Raffaele (Napoli)
Pellegrino Tarantino (Monteverde)
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