In queste giornate di luglio e di Ramadan, dove il termometro oltrepassa i 40°, molti commercianti ambulanti vendono burro, carne, o ancora pesce, sistemato sui carretti o sulla plastica appoggiata al suolo, inondandono la medina. Altri ancora espongono diversi prodotti di consumo, mortadella(nome inappropriato in quanto è un prodotto a base di impasti di carni varie halal), cioccolato, succhi, yougurt, formaggio e biscotti, tutti provenienti dal contrabbando, che stazionano ore e ore sotto il sole cocente. Oltre all’agroalimentare, molti prodotti cosmetici che sono vurnerabili alle alte temperature africane. Pannolini e fazzoletti igienici sono proposti al dettaglio a 1 o 2 Dh (10 cent) alla confezione! E ancora moltitudine di negozi che vengono datteri, frutta secca e altro esposte ovunque sulla strada. Personalmete ho visto qualche giorno fa, in piena canicola (50° all’ombra), sulla Place Jemaa el Fna, centinaia di bottiglie di acque minerali in plastica scaricate sull’asfalto rovente in attesa di essere prelevate, non prima del tramonto, dai vari banchi alimentari che affollano la piazza; tutti sappiano che le bottiglie di plastica, superata una certa temperatura, diventano nocive per la salute. E ancora decine di pseudo-macellai espongono la carne “all’antica“, in pieno sole e in balia degli insetti, e non esitano a trattarla con gelatine e coloranti per fare in modo che risulti fresca. Lo scenario è praticamente identico in tutte le città del reame marocchino, senza choccare alcuno. I clienti affluiscono su questi mercati dove i prezzi sbaragliano ogni tipo di concorrenza arrivando anche a 30-40% in meno del prezzo presente sui circuiti formali. I prodotti di contrabbando e quelli scaduti inondano il mercato, dal nord al sud del paese. Anche i droghieri ne fanno largo uso e sono esposti in prima fila davanti alle merci legali. Si salvano i medi e grandi centri commerciali in quanto sono tenuti alla tracciabilità. Ci sono comunque anche in questi centri grossi problemi di déffaillances come verdure e carni nello stesso frigo, cattiva conservazione, scadenza dei prodotti. A Tangeri anche i farmacisti inviano i prodotti di parafarmacia all’ingrosso di Sebta, ovviamente scaduti, che vengono venduti a metà prezzo. Ma da dove arrivano questi prodotti che sfuggono ad ogni controllo, minacciando la salute dei consumatori e che decapitano l’economia formale? L’olio da tavola algerino importato clandestinamente dall’Algeria, per esempio, nuoce all’operatore locale sino al 5% della sua cifra d’affari. Queste mercanzie sono introdotte in Marocco dalle enclavi di Sebta e Melilla, dall’Algeria e dalle frontiere della Mauritania, come ha dichiarato Bouzza Kherrati, presidente della Federazione marocchina dei diritti del consumatore, un collettivo che raggruppa 19 associazioni. Questa macchina illegale è ben oliata grazie a dei reseaux organizzati con professionalità, oltre a privati in cerca di buoni affari. La Federazione distingue 3 tipi di contrabbando: il nero che viene introdotto senza che nessuno se ne accorga, il grigio, quando i trafficanti usano il loro potere per far passare le loro mercanzie illegamente, e infine il chiaro: prodotti importati legalmente ma con le date di scadenza modificate o cancellate. Davanti a questo flusso di merci, i servizi della dogana sono scavalcati da queste introduzioni massive. Nelle zone frontaliere, come ovunque nel mondo, esistono fabbriche specializzate nel traffico di prodotti di contrabbando. È ovvio che molti incidenti avvengono a causa di questi prodotti; è di qualche settimana fà la notizia di una intossicazione collettiva causata da maionese e salsa ketchup avariata, nei pressi di Tetouan. Bisogna aggiungere che la responsabilità maggiore è a carico dei consumatori che non esitano ad acquistare prodotti a prezzi irrisori senza tenere in conto la composizione, la data di scadenza o le condizioni in cui il prodotto si trova. Quindi, in finale, i consumatori pagano il prezzo della loro incuranza. E il governo, insieme agli istituti preposti ai controlli stanno a guardare!
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