Comprare casa a Cuba era impensabile e impossibile fino a qualche anno fa. O meglio, lo era al di fuori del mercato nero. Fino all'approvazione dell'emendamento alla legge precedente voluto da Raul Castro ed entrato in vigore nel novembre 2011, l'unico modo per trasferire la proprietà di un immobile a Cuba era tramite una sorta di baratto, chiamato "permuta", una procedura burocratica piuttosto macchinosa, che consisteva in uno scambio di abitazioni che avessero un valore simile. Da qualche tempo sull'isola è riapparso dunque un mercato, quello immobiliare, che non esisteva dallo scoppio della Rivoluzione castrista del 1959, quando si decise di farla finita con la proprietà privata. Per cinquantanni, il trasferimento di proprietà di un immobile è sempre avvenuto per ereditarietà, per concessione statale o per pratiche di mercato illegali e piuttosto rischiose. Questo, unito al fatto che un cubano non possa possedere più di una casa, ha provocato un aumento progressivo del numero di case abbandonate e in pessimo stato. Una quantità di immobili improvvisamente disponibili alla compravendita. Ma anche ora che il genio del mercato è uscito dalla lampada, tra i tanti cubani che potrebbero aspirare a una casa, pochi hanno la possibilità di acquistarla, per diverse ragioni. Innanzitutto, per esaudire il proprio desiderio ai compratori servono liquidi, ma visti i salari molto bassi erogati dallo Stato ai cittadini, che per la maggior parte sono impiegati nel settore pubblico, i prezzi delle case risultano spesso proibitivi, per quanto bassi se paragonati a quelli di altri paesi caraibici. Inoltre, proprio la stessa determinazione dei prezzi risulta difficoltosa per un paese in cui non esiste (non ancora, verrebbe da dire) una vera economia di mercato. Ciò che però rende davvero complicato l'acquisto di una casa è soprattutto l'assenza di un sistema creditizio che permetta di indebitarsi con un mutuo. Non esiste, dall'inizio del regime nessun tipo di finanziamento di questa natura, dato che le banche sono nazionalizzate. Così, i soldi per comprare casa giungono dall'estero, tramite le rimesse inviate dai parenti emigrati, su cui l'economia dell'isola fa grande affidamento per reggersi in piedi. Per questo in molti hanno visto nelle nuove misure un modo non troppo velato di attrarre ulteriori flussi di denaro dall'estero: ora che comprare una casa è legale, i parenti inviano soldi ai loro familiari residenti sull'isola, che sono così in grado di permettersi un tetto nuovo. Questo sistema rende possibile anche l'acquisto di immobili da parte di turisti. Nonostante la legge lo proibisca, c'è ormai un fiorente commercio di case acquistate da compratori stranieri, attratti dai prezzi inizialmente bassi. Nel 2012, una casa era venduta anche a 15.000 dollari, una vera miseria per le tasche di uno straniero, o di un emigrato cubano in Florida. Nonostante questo, i prezzi oscillano notevolmente in base alla zona e allo stato di conservazione dell'edificio. Nei quartieri migliori dell'Avana un buon appartamento può valere anche intorno al milione di dollari. Nel corso del 2012, le cifre sono poi notevolmente cresciute. Ad ogni modo, sui prezzi c'è grande confusione, come ci si può aspettare da un settore dove manca quasi completamente il know-how e che per di più agisce in un contesto legislativo che invoglia le pratiche in nero. Non è raro trovare case fatiscenti vendute a prezzi proibitivi da parte di venditori smaliziati, o edifici che si possono acquistare a cifre irrisorie per l'ingenuità dei proprietari. I paletti messi dal Governo quanto al numero di proprietà che si possono possedere -una sola in città, ed eventualmente una seconda in campagna- e la tassa sulla transizione da pagare allo Stato, piuttosto che rivelarsi un incentivo a non accumulare ricchezza immobiliare si sono rivelati insufficienti a bloccare quello che è stato un vero boom del mercato. Il giornale ufficiale del Paese, 'Granma', organo di informazione del Partito Comunista, ha riportato che nel primo trimestre del 2012 sono avvenute ben 2730 transazioni immobiliari. Insomma, mentre gli USA vedevano un crollo del settore immobiliare, a pochi chilometri di distanza dalle loro coste si facevano grandi affari. Tutto questo marasma avviene però, per la maggior parte dei casi, alle spalle del Governo. La legge fissa infatti un preciso iter di compravendita, che prevede numerose restrizioni sulle modalità di accordo, in particolare sulla definizione del prezzo. Questo viene deciso non dalle leggi del mercato, bensì dal Governo, che fissa il prezzo dell'immobile. Vendere una casa a un prezzo superiore a quello stabilito è punibile penalmente. Il processo viene così scavalcato dai contraenti, che spesso, per non dover pagare le tasse o alzare i prezzi, si accordano tra loro per cifre differenti. E il Governo, a sua volta, chiude un occhio, purchè tutto sia burocraticamente impeccabile.Anche la mediazione da parte di agenti immobiliari è vietata. Perciò chi si occupa di vendere case per ottenere una percentuale della vendita lo fa di nascosto. Una delle procedure utilizzate per concludere un affare immobiliare si basa sull'uso, nel caso vi sia un acquirente dall'estero, di un prestanome che abbia la residenza cubana. Un primo acconto sarà versato in contanti, mentre il resto verrà depositato su un conto all'estero. I documenti verranno gestiti da un avvocato che, anch'egli illegalmente, si occuperà degli atti notarili truccati. Sono sorte anche delle specie di agenzie immobiliari, di cui moltissime su internet. Sono legali, perché i proprietari aggirano la legge che vieta l'attività di broker non accettando vere e proprie commissioni, ma chiedendo soldi per fotografare le case e pubblicare gli annunci nei negozi o sulla rete. Un vero e proprio escamotage che mette in luce aspetti tragicomici del difficile processo che stanno vivendo un'economia e una società in transizione. La riforma del mercato immobiliare è solo un tassello di questa transizione, che rimane incerta e piena di ostacoli e di cui è difficile prevedere gli sviluppi. Il nuovo socialismo di Raul, quello che è stato definito neocastrismo, sta operando dei cambiamenti graduali in settori attinenti alla sfera economica e sociale, come dimostrano i provvedimenti sull'agricoltura, sull'immigrazione e sul ridimensionamento dello Stato e del suo mastodontico apparato, senza mai direttamente intaccare la struttura di base del sistema di stato e di governo che regge Cuba. Eppure il principio, pure in un contesto di lacci burocratici, che permette di acquistare un casa, ovvero di godere di una basilare libertà economica, non può rimanere privo di conseguenze su un piano prettamente politico. Come sostiene Yoani Sanchez, la famosa blogger dissidente, sembra che il regime, più che riformarsi, stia seguendo questo principio: accettare ciò che non può impedire. Fino a che punto potrà procedere su questa strada senza che le parziali libertà concesse portino a esiti rivoluzionari, è difficile prevederlo.tratto da lindro.it 8 ottobre 2013
Magazine Immobiliare
Mercati immobiliari emergenti ; Ora i cubani comprano e vendono case
Da Maurizio Picinali @blogagenziePossono interessarti anche questi articoli :
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