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Merlino, Artù e tutta la compagnia

Creato il 15 giugno 2022 da Annalife @Annalisa

Merlino, Artù tutta compagniaPer chi ama Lancillotto e tutti gli altri

All'interno del Circolo di Lettura si è creato ormai un consolidato avvicendamento che ci permette di scegliere ogni volta un libro diverso, a volte sulla scia di quanto letto prima, a volte completamente 'fuori serie': ognuno di noi, quando è il suo turno, indica un titolo (più raramente, ma è successo, un autore) e gli altri leggono per la volta successiva. Tra poco toccherà a me e, tra i tanti titoli che mi sono passati tra le mani in questi mesi (o anche negli anni scorsi), sto decisamente propendendo per un titolo che si potrebbe definire fantasy, ma non ne sono poi così sicura.

Il primo motivo della scelta viene dall'argomento, completamente fuori dal mondo (per tagliar corto, si parla di re Artù e dei suoi nobili cavalieri). Così, dopo i delitti o le tristezze grandemente malinconiche di Scerbanenco; dopo le tragedia intime e pubbliche di un romanzo che sto finendo (" Eva alle sue rovine"); dopo il turbinio e la vita disfunzionale e violenta de " Il caos da cui veniamo"; dopo il freddo polare dell'" Endurance" e gli intorcinamenti psico-sociologici di " Mordi e fuggi"; insomma, dopo l'infelicità, la sventura, l'afflizione, l'amarezza e la desolazione, e dopo quello che ci sta succedendo intorno nel mondo, incominciare un " Più di mille anni fa, in Bretagna, viveva un mago di nome Merlino " mi ha sollevato lo spirito.

E, naturalmente, tutto ciò si deve innanzitutto al fatto che, in un'avventura collocata miticamente anni e anni e anni fa, se leggo di morti e feriti e squartamenti contemporanei a magie, trasparenze, apparizioni, bellezza sovrumane e così via; se trovo sventure, dolori, dispiaceri e sofferenza mi posso consolare assai pensando che, tanto, non sono cose vere, non è la realtà, non ci sarà mai un Merlino che non può amare o un Diavolo che insidia ogni sua mossa.

Quindi, dopo aver rivelato che sono stata attirata dal libro come pura evasione, va detto che lo devo ancora alla benemerita istituzione di Romanzi.it, già citato. Questa volta, infatti, sono arrivati i volumi della casa editrice L'orma editore, e uno dei due era questo " Il mago m ", di René Barjavel.

Barjavel (copio dal sito della casa editrice) è "scrittore, giornalista e sceneggiatore di numerosi film, in particolare quelli della saga di Don Camillo. Con i suoi romanzi sul viaggio nel tempo, la fine del mondo e i pericoli della tecnologia ha conquistato milioni di lettori diventando oggetto di un culto intergenerazionale. Nelle classifiche dei migliori libri di fantascienza della Storia compaiono regolarmente i suoi Sfacelo e La notte dei tempi. Allergico alle ghettizzazioni letterarie, sosteneva che la fantascienza non fosse un genere, bensì una nuova letteratura che comprende tutti i generi ".

E siccome tra tutti i generi c'è soprattutto l'epica, terminata con il Ciclo Bretone, è a questo che si è ispirato per scrivere, negli ultimi anni della sua vita, " il mago m " (così, tutto minuscolo, come da copertina).

Il mago m, l'ho già scritto, è Merlino, che diventa il perno su cui far ruotare le avventure di Viviana, Morgana, Artù, Lancillotto, Ginevra e tutti, tutti i nobili cavalieri che anelano a sedere alla tavola rotonda. Ciò che viene narrato ( le donne, i cavalier, l'arme e gli amori, che prevalgono, ora uno ora l'altro, alternandosi nelle pagine insieme alla magia) viene estratto dalla più classica delle saghe, quella bretone, appunto, anche se l'autore sceglie un punto di vista particolare (quello di Merlino, di solito) e un compito specifico (la ricerca del Graal).

Nonostante questo, entrano a far parte dello sfondo molti altri elementi che magari abbiamo visto citati in film, serie, antologie ma che qui vengono ricondotti all'origine (tanto che qualcuno sottolinea che chi non conosce già bene lo svolgersi delle vicende si può perdere nei meandri del racconto). Io non so se conoscevo già bene il ciclo arturiano: so, però, che molte cose mi sono suonate familiari, eppure raccontate con un tratto nuovo, brillante, fresco; altre cose le ho trovate rivelatrici, inedite, rinnovate, anche per il linguaggio usato, mai banale, spesso epico, ma anche capace di visioni futuristiche o di incursioni di registro molto meno formale, spiccio, dai risultati spesso comici o ironici (come quando una povera vecchia viene fornita di strani barattoli che contengono lardo, salsicce, fagioli, pesche sciroppate, lenticchie e così via... O quando Parsifal è nel bel mezzo di un allenamento duro, rapido, potenzialmente fatale, e il suo maestro diventa "Quella vecchia pellaccia"; o quando, impegnato in un assalto a un castello nemico, Artù si sente apostrofare con "Fava marcia! Salsiccia puzzolente!").

Anche l'amore è cantato via via come essenza del mondo, come danno inevitabile, come passaggio lecito della vita o come illecito trastullo carnale, tanto che, se certi amori sono narrati nella loro bianchezza e purezza e bellezza e divina natura (troppa grazia!), c'è anche qualche cavaliere che " sentì le sue dita congelate e ritenne doveroso scaldarla. La invitò nel letto accanto a lui [...] Pensò magari di farle il solletico, ma fu invece colto da un altro genere di desiderio [...] [la dama] e gemette, e pianse, e gridò. [lui] pensò di averle fatto male. La donna lo tranquillizzò ".

E le visioni di un futuro nostrano fanno capolino ogni tanto non solo nei barattoli di pesche sciroppate per la vecchia Bénigne, ma anche in qualche leggero intervento dell'autore che, da narratore esterno ed onnisciente, alza il velo su quello che un lontano futuro riserverà ad alcune tessere del racconto.

Ci sarebbe da dire anche di tutte quelle storie nella storia, che si incrociano con la linea principale del racconto, ci portano fuori strada per un po', e poi ci rimettono in pista; del modo di rappresentare Merlino: non il vecchio barbuto di certi racconti e film, ma un giovane nel fiore degli anni; di tutte quelle magie che vengono accettate con naturalezza da ogni protagonista, e infine da noi lettori; della presenza costante, sotterranea, del Diavolo; e così via e così via. Certo, in questo modo le quattrocento pagine si movimentano ma incontrano anche momenti di stanca, tanto che a metà ci si chiede che cosa ci sia ancora da aggiungere. Tuttavia, più avanti, la narrazione riprende velocità, i duelli, le lotte, gli amori, le imprese, le guerre accelerano verso il finale, e trascinano la lettura fino all'ultima pagina di un mondo immaginario ma coerente, raccontato con grazia, spirito e sapienza.


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