Due bombe sul cielo umbro. La prima: alcuni “delfini” dell’ex proprietario del gruppo, impiegati e dirigenti di Fabriano e Nocera Umbra, avrebbero contattato alcuni membri del Comitato lavoratori Merloni per preannunciare un progetto: il rientro del vecchio titolare, al posto di Porcarelli. Merloni potrebbe essere pronto a rientrare e a saldare i debiti con le banche, riprendendo il timone della catena.
La seconda bomba: è arrivata la prima perizia del tecnico del Tribunale fallimentare di Ancona, il dr. Luca Mandrioli, perizia frutto del sopralluogo dell’8 aprile scorso, come il nostro quotidiano aveva documentato.
E che scrive il ctu inviato dal giudice Edi Ragaglia, accogliendo l’istanza del Comitato dei lavoratori dopo che il loro legale, l’avvocato Rosa Federici, aveva avanzato interrogativi inquietanti sulle procedure di vendita?
La Merloni, venduta per 12 milioni, senza che nessuno battesse ciglio, dalla politica al sindacato, vale almeno 5 volte tanto: 54.306 milioni di euro, come documenta in anteprima piazzolanotizia.it.
E allora ci chiediamo: perchè? Come mai quasi 5 volte meno del suo valore? Per facilitare il rilancio e l’occupazione? Quale, se anche le banche creditrici, affiancandosi al Comitato e allo Studio Federici, contestano che non hanno capito bene a cosa siano serviti i 980 milioni di credito che avevano erogato?
Ora alla perizia del Tribunale verranno integrate le osservazioni dei perito, non è quindi esclusa una rivalutazione del valore espresso per gli stabilimenti di Santa Maria, Maragone, Gaifana.
Rispettivamente, per questi il perito del Tribunale ha espresso questi valori: 15,124 milioni, 17,261 milioni e 17,950 milioni di euro.
Allora, se le cose stanno così, è lecito chiedersi se la crisi Merloni sia frutto di recessione, crollo dei consumi o piuttosto di un’altra strategia di rilancio alla umbra? Politica e sindacato continuano a parlare di lavoro che manca. E quanto se ne sarebbe potuto creare o conservare se si fosse andati a vedere cosa gravitava attorno all’accordo per il reintegro?
Cinque a uno il valore ceduto. Quasi un miliardo di euro per il rilancio alla ex Antonio Merloni. Poi arriva un Comitato e il suo legale e qualcosa nell’ingranaggio si spezza. Non lo poteva spezzare qualcun altro, piuttosto che vedere la triplice al fianco della Merloni nel processo al tribunale di Ancona, dove altri lavoratori invece contestano i fatti sottoscritti dal sindacato parte civile con il “padrone”?
Un commento a parte merita tuttavia il ruolo della comunicazione.
Abbiamo dato notizia dell’ingresso del Tribunale negli stabilimenti, era il 9 aprile. Ed era un fatto storico che cambia il destino della Merloni e dei suoi lavoratori. Abbiamo dato notizia il 17 aprile del fatto che molti macchinari sarebbero stati passati per rottame e venduti in Egitto. Il 18 aprile, abbiamo dato notizia che l’Inail non avrebbe saputo rispondere alla domanda dell’avv. Federici: che fine ha fatto l’istruttoria degli 87 esposti-querela sull’amianto da voi ricevuti il 9 maggio scorso?”. Nessuna risposta.
Certo che l’Umbria è verde e silenziosa. Ci fa buona compagnia per ora solo il blog Goodmorning Umbria, l’unica fonte che abbia avuto il coraggio di rilanciare le nostre inchieste. Tutto il resto è ridente collina.
Stefania Piazzo