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“Messaggeri” nella Waste Land?

Creato il 30 ottobre 2012 da Fugadeitalenti

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Un giovane su due vuole andare all’estero, rivela l’ultimo studio Istud, che smentisce in un sol colpo molti luoghi comuni sui cosiddetti “bamboccioni” italiani.

Che poi lo si faccia per davvero o meno, considerate le acque perigliose in cui vivono le nuove generazioni, è ovviamente da verificare. Ma la tendenza è ormai manifesta. Addirittura, tra chi ha svolto un Erasmus, la tendenza all’spatrio sale al 62%. Tra le méte preferite, l’Europa si conferma nettamente prevalente, rispetto agli Stati Uniti. La crisi e la difficile situazione in cui versa l’Italia hanno fatto aumentare il desiderio di espatrio di quasi dieci punti, in un solo anno, rivela la ricerca.

Ma non solo: in questa Italia che sembra sempre guardare al passato, che non riesce mai a liberarsi dei suoi scheletri, che non riesce neppure più “gattopardianamente” a cambiare le forme senza modificare la sostanza, riproponendo all’infinito vecchi volti ormai consumati da dosi spropositate di cerone, i giovani continuano a “votare con i piedi”, manifestando in modo chiaro il loro rifiuto: basti pensare all’inchiesta che l’Osservatorio Professione Donna ha realizzato in una delle aree più ricche del Paese, il NordEst.

L’indagine ha coinvolto una cinquantina di giovani veneti espatriati, analizzando i motivi della loro emigrazione: il 37% di loro ha confermato di essersene andato, perché l’Italia non offre le stesse opportunità. Il 33%, perché ha ricevuto una proposta importante. Per il 28% nella Penisola manca la fiducia nei giovani, per il 19,10% la possibilità di avviare nuovi progetti, per il 10% qui non si pianifica nulla. E poi c’è la “disillusione”: la disillusione di vedere i propri amici rimasti in Italia trovare lavoro in posizioni inadeguate (56,52%), e attraverso contatti famigliari (13%).

Dal Veneto a Ferrara: dove uno studio della Camera di Commercio ha messo nero su bianco come quasi un ferrarese su tre si sposterebbe all’estero, o almeno accarezzerebbe l’idea. Per il 79% di loro i giovani -in Italia- sono sottopagati.

Infine i costi: quanto ci costa mantenere una popolazione Neet così ampia? 32,6 miliardi di euro, secondo Eurofound, la fondazione UE specializzata nella consulenza sui temi del lavoro e delle condizioni di vita. Il 2,06% del Pil, quasi il doppio della media europea (1,2% del Pil). Parliamo di oltre due milioni di giovani Neet italiani, che non lavorano né studiano, fuori da qualsiasi prospettiva di futuro. Una cifra che  supera i tre milioni, se includiamo tutti i giovani sotto i 35 anni. Per percentuale della popolazione Neet sul totale dei giovani, facciamo peggio solo di Bulgaria e Grecia. Non c’è ovviamente da andarne fieri.

In questo quadro difficile e troppo spesso desolante, qualche piccolo segnale di speranza resta, per chi volesse contribuire -dall’estero- ad aiutare concretamente il proprio Paese: ne avevamo già parlato nelle scorse settimane, ma torniamo sull’iniziativa, per fornire qualche indicazione in più. Parliamo del bando per il progetto “Messaggeri“, nato per mettere in contatto giovani professori e ricercatori italiani all’estero con i loro omologhi negli atenei del Sud. Cliccando a questo link potete scaricare il bando di partecipazione. Attenzione: scade il prossimo 9 novembre!

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