“Era un giorno come tanti altri, di quelli in cui ti senti dire che è sempre il solito. A volte però la routine, la stessa che ti porta a credere che la vita sia noiosa o lunga, viene spezzata da un evento. Fuori dalla scuola c’era un prato verde infinito, pieno di alberi secolari, oltre quel prato c’era un campo di papaveri forse pure più grande.”
Sono gli ultimi anni del 1900, Aysea e Matty vivono in una cittadina del Medio Campidano, una della zone più verdi del sud della Sardegna.
Frequentano la stessa scuola ed è proprio grazie a questa che si conoscono diventando inseparabili amici. I due condividono tutto, le amicizie, le scorribande, i momenti di silenzio e le risate, i bei ricordi e quelli più brutti ed anche l’uso, ed abuso, di droghe ed alcolici, in parte per la mancanza di altre attività da svolgere.
La trama in sé può ricondurre ad un romanzo di formazione, probabilmente il genere più adatto a questo scritto, ma la storia e la scrittura presentano diverse lacune.
L’intento dell’autore, Alvin M., già autore di “Echi Di Squarciagola” e “Mason”, era presumibilmente quello di delineare una situazione in cui i lettori potessero riconoscersi e di descrivere i luoghi vissuti in prima persona: da una parte vi è riuscito, dall’altra ha creato un libro con dei tratti ripetitivi in cui troppo spesso prevale, in modo quasi eccedente, lo sproloquio.
Manca poi una certa unità nella narrazione. Le vicende dei protagonisti risultano piuttosto lineari, non ci sono grossi colpi di scena, ma una maggiore omogeneità dei fatti narrati avrebbe reso il tutto più leggibile.
“Meta Per Adolescenti Annoiati” (3. C. G. Editore, 2015) appare come un rapido flusso di pensieri ma risulta purtroppo troppo frammentario. In compenso le descrizioni dei luoghi, degli immensi campi di papaveri in particolare, sono molto belli ed evocativi, così come la colonna sonora che vede al primo posto i Nirvana con alcuni dei loro pezzi più celebri.
“C’è gente che vive la propria vita come se il tempo a loro disposizione fosse infinito. Io guardai il sorriso di Aysea, di Tony, di Oras e di Gabri, la magia era là, in quella piscina abbandonata e ormai in disuso da anni, in quella meravigliosa pineta che tanto sapeva di Sardegna campidanese, lontano dalla frenesia delle città. La sentii tante emozioni tutte insieme, il vino mi aiutava a viverle ancora più intensamente, in qualche modo mi rendeva capace di poterle quasi toccare.”
Si tratta di una storia che può esser ben compresa da chi abita la cittadina in cui i fatti si svolgono ma che in ogni caso necessita di una profonda revisione linguistica, grammaticale e stilistica.
Written by Rebecca Mais