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Metal Gear Solid V: Ground Zeroes – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 22/03/2014

Cover Metal Gear Solid V: Ground Zeroes

PS3 - PS4 - Xbox 360 - Xbox One Pegi 18 TESTATO SU
PS4

Genere: , , Sparatutto

Sviluppatore: Kojima Productions

Produttore: Konami

Distributore: Halifax

Lingua: Inglese (sub ITA)

Giocatori: 1

Data di uscita: 20/03/2014

Metal Gear Solid V: Ground Zeroes – Recensione PS3PS4X360XONE

EUR 37,61EUR 49,99EUR 34,96EUR 37,61

VISITA LA SCHEDA DI Metal Gear Solid V: Ground Zeroes

Pro-1Cinematografico, come sempre Contro-1Troppo, troppo, troppo breve

Pro-2Azione stealth ancora più vera Contro-2Prezzo eccessivo!

Pro-3Motore grafico ineccepibile

La casata giapponese Konami da più di trent’anni è stata la culla dei brand più famosi del mondo videoludico, tanto popolari che ancora oggi apprezziamo i seguiti e le rinascite di Castlevania, Contra, Pro Evolution Soccer, Silent Hill e molti altri. Ma concorderete con noi che con buona probabilità nessuno dei titoli precedenti ha lasciato un’impronta come la saga di Metal Gear. La saga di spionaggio ideata, scritta e diretta da Hideo Kojima, è riuscita a fondere il videogioco con quella che spesso viene chiamata la settima arte. Una narrativa sempre più ricca con scenari bellici che realmente si sono succeduti, eventi inventati che sono riusciti a brillare per originalità, accompagnati da musiche epiche ed in genere composte per l’occasione, facendo sì che col capitolo per PSX si raggiungesse la chiave di volta del genere action, creando quasi uno stile tutto suo. Hideo Kojima ha sorpreso, se vogliamo soggiogato, i suoi fan più e più volte, creando aspettative senza pari, che sono sempre state rispettate, con seguiti d’eccezione apparsi in ogni generazione di console e questa volta è il turno del nuovo capitolo della saga pensato per tutte le console casalinghe attualmente in campo, eccezion fatta per Wii U.

MGSVRecensioneEvidenza

METAL GEAR SOLID V EXPERIENCE

Innovarsi continuando a stupire, sfruttando le critiche del passato, con un modo di osare che ha spaccato in due fan e perfino il gioco stesso! Con quest’ultima riga potremmo riassumere quanto abbiamo visto nel nuovo lavoro di Kojima Productions. Alla stregua di come aveva già fatto con Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, Kojima qui ha rincarato la dose, fornendo al giocatore un prologo dai fatti introduttivi, ma costituendo un gioco a sé stante, dividendo questa esperienza – o come l’ha chiamata lui, la Metal Gear Solid V Experience - in due parti, ovvero Metal Gear Solid V: Ground Zeroes e Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Il primo dei citati è appunto la prima parte che, facendo da prologo, vuole introdurci alla trama, ma soprattutto in un sistema di gioco assai più complesso.

Saremo ancora una volta nei panni di Big Boss, continuando dov’era finito l’episodio originariamente proposto solo su PSP, Metal Gear Solid: Peace Walker. Anno 1975, Snake viene a sapere che Paz Ortega (la ragazza che abbiamo conosciuto su Peace Walker), è ancora viva ed è tenuta prigioniera da Cipher in una struttura carceraria denominata Camp Omega, ospitata in una sorta di base navale nei pressi di Cuba. Anche Chico, il ragazzino di 13 anni conosciuto come Ricardo Valenciano Libre, si trova in questa prigione, nel tentativo fallito di salvare Paz. Qui, il nostro Snake decide di entrare in azione, con l’obiettivo di salvare i due giovani che sotto tortura potrebbero rivelare a Cipher dettagli significativi sull’organizzazione del protagonista. Con questo incipit narrativo inizia la nostra avventura, con una cutscene dal taglio tipicamente cinematografico, ma stavolta facendo tesoro della pioggia di critiche fatte a Metal Gear Solid 4: Guns of Patriots: i dialoghi sono meno discorsivi, le informazioni divulgate ancora meno ed il filmato dalla fattura eccellente che ci separa dall’inizio vero e proprio è anch’esso breve, cosi come quello finale. Nel corso della brevissima missione principale, che noi di Z-Giochi.com abbiamo portato a termine in circa 135 minuti di gioco, abbiamo notato che la nuova politica dei “filmati brevi” è stata adottata fino alla fine, e che il concetto di “stealth” è stato incredibilmente enfatizzato.

Ricordiamo un po’ lo slogan di Hideo su Metal Gear Solid 4, quando affermava scherzosamente “No Place for Hideo”, parafrasando che non c’era posto per lui, o meglio dunque per nascondersi. La base del Camp Omega si presta con casse, automezzi, tende da accampamento, grate e quant’altro, con prima complice la notte, per far sì che Snake possa passare inosservato agli occhi indiscreti della moltitudine di soldati che sorvegliano l’area. Eppure, strisciare silenziosi sarà ancora più difficile che in passato. L’IA delle guardie è molto più acuta, riuscendo a scovare Snake da diverse decine di metri di distanza, inoltre non sapremo quasi mai dove esse sono posizionate, colpa della totale assenza dell’HUD, quindi scordatevi radar e mappe a schermo che vi suggeriscono i nemici in avvicinamento, o le stesse telecamere di sorveglianza. Quando i nemici vi individueranno apparirà sullo schermo una sorta di mezza luna, indicante la direzione del vostro nemico, e l’intensità del sospetto direttamente proporzionale alla vostra vicinanza ad esso. Starà a voi decidere se mettervi in un riparo migliore, oppure affrontarlo, rivelando a tutta la base la vostra posizione. Quest’ultima verrà registrata dalle unità nemiche come ultima posizione conosciuta dell’intruso e non ci saranno scelte improbabili come le famose scatole di cartone che tanto abbiamo amato nei precedenti capitoli a salvarci in calcio d’angolo. Anche l’indice di mimetizzazione è stato eliminato, dando a noi giocatori il giudizio di obiettività visiva: se vedremo che Snake è effettivamente mimetizzato con l’ambiente, probabilmente non verrà riconosciuto, ma badate: non basterà un semplice cespuglio a darvi l’invisibilità sperata.

Quando verremo scoperti scatterà un Bullet Time che ci darà ancora qualche secondo per sparare alla testa della guardia accortasi della nostra presenza, ma non ci permetterà sempre di limitare i danni, anzi, sarà necessario dimostrare ulteriormente la nostra bravura nel mettere subito KO il nemico con un colpo preciso alla testa. Le cose cambiano quando invece saremo noi a cogliere di sorpresa l’avversario. Con la pressione del grilletto destro in prossimità di un nemico, Snake procederà con una nuova animazione a bloccare il nemico, ed ecco l’apertura contestuale di un menu che ci permetterà di estorcere informazioni, stordire, far chiamare i rinforzi (come elemento diversivo) oppure l’eliminazione dello sventurato. Ovviamente, dovremo anche preoccuparci di omettere il cadavere, o verremo scoperti. L’arsenale iniziale comprende un fucile d’assalto, la fidata pistola a tranquillanti ed un binocolo, ma più avanti con l’avventura si arricchirà con lanciarazzi, granate e C4, tutti selezionabili grazie alla croce direzionale. Una nuova diavoleria tecnologica vi farà costantemente compagnia, l‘iDroid, che è un dispositivo che permetterà di vedere i dettagli della missione, aprire una specie di mappa olografica con gli obiettivi prefissati, oltre che dar la possibilità di chiamare l’elicottero come diversivo, o per portare al termine la missione. L’iDroid si conferma come piccola novità nel panorama delle nuove console Xbox One e PlayStation 4, dandoci la possibilità di utilizzarlo tramite smartphone o tablet, trasformandolo, grazie alla companion app (link download iOS ed Android), in un vero iDroid, molto utile come secondo schermo. Quest’ultima meccanica viene gestita in tempo reale, ciò significa che non potrete usare iDroid credendo di essere in “Pausa”, dovrete stare attenti a non farvi scoprire dal nemico, dato che l’azione in-game continuerà. Elicotteri, ma anche automezzi come auto 4×4, camion e furgoni che per la prima volta nella serie saranno completamente controllabili, anche se il sistema di guida ci è sembrato un tantino rigido ed impreciso.

Con la ridottissima durata della campagna principale non potevamo non apprezzare l’aggiunta di quest secondarie, che riservano più di una sorpresa per tutti i fan della saga, facendovi trarre in salvo prigionieri piuttosto improbabili, che vi strapperanno via qualche risata. Le missioni secondarie si distinguono per tipologia, da quelle stealth a quelle puramente distruttive, ed infine le missioni Deja Vu e Jamais Vu, rispettivamente per le console Sony e Microsoft, che faranno presa sui nostalgici, riprendendo elementi di Shadow Moses nella prima, mentre il tanto odiato Raiden nella seconda, sbloccabili solo se avrete collezionato tutte le toppe XOF che Skull Face getta dall’elicottero nella scena iniziale.

Un plauso va fatto al FOX Engine che ha saputo spremere al meglio le console PlayStation 3 e Xbox 360, con un capolavoro di programmazione ed adattamento del codice senza pari, nella scorsa generazione. Apprezzabili i 60 frame al secondo e la risoluzione massima nativa di 1080p solo sull’ammiraglia Sony, a beneficio di una fluidità massima che fa la parte del leone sul gioco di luci creato di notte, grazie ai fari d’osservazione ed alle ombre dei personaggi, divenendo forse l’unica reale differenza tra le versioni rilasciate, oltre alla già citata risoluzione. Perfino il motion capture facciale stupisce e ha dato i suoi frutti. La terra, l’erba, la pioggia battente fanno solo da cornice alla perfetta realizzazione grafica della base che ci troveremo a perlustrare, ed oltre ai game over, l’unica cosa che ci distoglierà dal gameplay classico sarà la canzone Here’s To you di Ennio Morricone ed una scena fin troppo cruda… Il gioco è in lingua inglese e presenta i sottotitoli nella lingua italiana, ben visibili sullo schermo pur non occupando troppo spazio. L’unico neo che sicuramente vi farà sdegnare quello che fa da apripista a The Phantom Pain è la durata davvero troppo povera ed un prezzo di lancio troppo alto, nonostante l’ulteriore piccolo taglio con cui è arrivato sugli scaffali, che ha reso davvero ardua la scelta del nostro voto finale. In ogni caso, se stavate aspettando da tempo il nuovo capitolo di questa saga leggendaria, forse potreste dargli il giusto valore una volta giocato, finito ed infine giudicato, come abbiamo fatto noi.

Metal Gear Solid V: Ground Zeroes – Recensione IN CONCLUSIONE
In questo prologo di Metal Gear Solid V c'è tutto ciò che un fan della serie si aspetta (o non si aspetta) di trovare. Ci sono i personaggi che abbiamo amato, c'è una trama magistralmente ideata, c'è un nuovo motore grafico che spreme i vecchi hardware e mette in mostra i nuovi, ci sono perfino gli easter egg tipici della serie, o la tematica matura dedicata alla tortura ed alle armi di distruzione di massa. Ed anche stavolta delle scelte singolari e "coraggiose", che non condividiamo per un prodotto sublime ma incredibilmente breve venduto ad un prezzo così alto, e addirittura ridotto in extremis. Noi dal canto nostro dei citati difetti ne abbiamo preso atto, ma ne consigliamo l'acquisto a prescindere ai tanti amanti della serie, attendendo con ansia l'arrivo di "The Phantom Pain", il VERO Metal Gear Solid V. ZVOTO 8.5
Voto dei lettori6
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