Artista: Metallica
Album: Kill’em All
Genere: Thrash Metal, Speed Metal
Etichetta: Megaforce, Elektra
Anno: 1983
Il debutto dei Metallica è stato qualcosa di così importante che nel mondo del metal pochi altri fatti possono essere considerati tali. I Metallica, assieme nella sacra alleanza con Slayer, Anthrax e Megadeth (i cosiddetti Big Four of Thrash Metal), costituiranno le basi del thrash metal, ovvero quell’estremizzazione dello speed metal (che già a sua volta accelerava i tempi del classic metal) da cui scaturirà, anni dopo, il death metal (con tutte le sue correnti conseguenti). Riff più taglienti, pattern di batteria più veloci, voce più aggressiva e timbricamente differente dagli stilemi del classic, sono alcuni dei nuovi punti su cui il thrash metal sembra insistere.
Kill’em All di certo non si presenta con una grandissima produzione, infatti la batteria non si sente alla grande (vengono penalizzati sia cassa che tom), ma a far guadagnare punti sono i chitarroni di Hetfield e Hammett: mai si erano sentite chitarre così compresse e potenti.
Bando alle ciance e passiamo subito alla strepitosa opener, nonché uno dei migliori brani a mio modo di vedere dei Metallica: Hit the Lights. I ‘Tallica si presentano così, dopo un assordante casino iniziale: le chitarre definiscono dei riff che entreranno poi gloriosamente nella storia del metal tutto. Sono proprio i Metallica, con questi riff chitarristici accompagnati da stacchi concordi di basso e batteria, a dettare legge nel campo del metal più pesante. La canzone è devastante, veloce come mai prima, la voce è stridula, il basso è roboante, mentre la batteria di Ulrich sapeva ancora cosa volesse dire suonare thrash metal. Assoli di chitarra si ripetono continuamente, anche se brevi e fulminei, mentre la ritmica di basso (forse fin troppo sottovalutato nei Metallica) è sempre presente e permette agli altri strumenti di strutturare la melodia su di ben salde fondamenta. Non ci siamo ancora ripresi dall’assalto all’arma bianca della prima traccia che già irrompe The Four Horsemen, una delle loro canzoni migliori, assolutamente imperdibile. Dopo la già citata formula vincente riff+stacchi, i Metallica vincono al lotto con un verso a dir poco strepitoso (stupendo davvero, con un bridge ed un ritornello da capogiro, tutto cavalcato) cui segue un riffone della madonna della solita chitarra, così elettrica fino al punto di far accapponare la pelle. Quello che inizia a sentirsi al minuto 2:04 è il metallo fatto canzone. La parte centrale è variegatissima, molto ben strutturata, dinamica e mai ripetitiva. Riff su riff, la canzone prosegue sino ad arrivare ad un solo di chitarra prima lento, e poi un altro sparatissimo che segnerà la fine di questa opera magnifica. Il terzo brano è Motorbreath, che riprende la scia dirompente dell’opener. I livelli, manco a dirlo, sono altissimi. La canzone è direttissima, sparata, con assoli al fulmicotone. Serbo bellissimi ricordi ogni volta che l’ascolto. Il quarto brano è Jump in the Fire, che si apre con un riff allegro e che fa presa fin da subito. Intelligenti i Metallica a riproporlo pressoché all’infinito. E’ il momento di (Anesthesia) – Pulling Teeth, l’unico assolo di basso lasciatoci su disco dal compianto Cliff Burton. Il sesto brano è Whiplash e qua si ritorna al thrash più grezzo, sul modello di The Four Horsemen. I versi sono giustamente più cazzuti, ma non mancano comunque le idee. I Metallica scrivono infatti tantissimi riff, per di più azzeccati e che ben si amalgamano tra di loro. Anche gli assoli di Hammett, per la verità tutti abbastanza simili su questo album (quello lento di The Four Horsemen è un eccezione), sono comunque bellissimi e taglienti come rasoi. Il settimo brano è Phantom Lord che innesca una marcia in più, che ti impedisce di rimanere fermo. In questa canzone troviamo anche un gradevole intermezzo semi acustico, che spezza il ritmo forsennato a cui ci aveva abituato. No Remorse, ottavo brano, è un’altra fucina di riff mozzafiato. Purtroppo questi brani centrali verranno un po’ oscurati dal capolavoro che si cela al nono posto, ma comunque occorre ascoltarli bene. Certe soluzioni, come lo stop & go ed il bridge di No Remorse sono da antologia. Il penultimo brano è il già anticipato pezzo da 90, Seek & Destroy. Dilungarsi su questa canzone sarebbe stupido. Ognuno di noi la conosce, ognuno di noi l’ha suonata/cantata. Dire che l’ascoltavano i Marines nella Prima Guerra del Golfo è cosa risaputa. Dire che è stupendamente fantastica, è cosa risaputa. Di questa canzone si sa già tutto. A voi l’ascolto, dunque. Chiude questo strepitoso platter Metal Militia, ovvero il tentativo dei Metallica di ricreare un potente anthem per quel neonato movimento che si andava costituendo. L’intento è riuscito, il brano è quanto mai potente, con una struttura semplice, ma che alterna veramente bene le parti musicali.
Insomma.. Che dire? Qua siamo di fronte ad un pezzo di storia del Metal in genere. Le basi appena poggiate dai Metallica con quest’album serviranno poi per riprendere il discorso (ma anche di elaborarlo e sgrezzarlo ulteriormente) col successivo Ride the Lightning, seconda parte di un trittico che sfocerà in Master of Puppets, a tutti gli effetti il loro miglior album.
Dire che è consigliato è sbagliato: è stra-consigliato. Quindi buon ascolto a tutti!!
Tracklist:
- Hit the Lights – 4:17
- The Four Horsemen – 7:13
- Motorbreath – 3:08
- Jump in the Fire – 4:41
- (Anesthesia) – Pulling Teeth – 4:14
- Whiplash – 4:09
- Phantom Lord – 5:01
- No Remorse – 6:26
- Seek & Destroy – 6:55
- Metal Militia – 5:11
Line-up:
James Hetfield – vocals, guitars
Kirk Hammett – guitars, backing vocals
Cliff Burton – bass, backing vocals
Lars Ulrich – drums
Voto: