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Metodo Montessori al nido

Da Infanziadelbambino


 
L’attuazione del metodo Montessori per il nido è come per il resto delle scuole: gli arredi sono a misura di bambino, i tavoli e le sedie facili da spostare in modo che i bambini possano sentirsi autonomi e fare quello che si sentono, gli oggetti e i giochi sono a portata di bambino, i mobiletti sono aperti e i bambini hanno la possibilità di scegliere cosa prendere e possono mettere a posto senza l’aiuto degli adulti.
 
Cambia un pochino il discorso per l’organizzazione delle attività, vengono programmate prima e i bambini non possono girare per la struttura come fanno i più grandi e fare attività diverse, ma questo è anche per dare stabilità ai piccoli e per l’organizzazione delle educatrici e della struttura, in caso contrario si vivrebbe nel caos e i bambini essendo ancora piccoli correrebbero il rischio di farsi male.
 
Forse è un po’ più difficile essere educatrice con il metodo.
 
Come dicevo nel secondo post sul metodo, l’insegnante non deve essere invadente, deve gettare un raggio di luce e passare oltre, ossia deve insegnare ma senza essere pressante. Cerco di spiegarmi meglio, e lo faccio con un esempio.
 
Quando ho iniziato a lavorare al nido, il mio approccio con i bambini era molto coinvolgente, io ero con loro in tutto e per tutto. Svolgevo con loro le attività, mi dedicavo alla preparazione dell’attività sistemavo un posto anche per me. In laboratorio ad esempio mettevo le ciotoline del colore per i bambini e una per me. Se preparavo la pasta di pane un pezzettino era anche per me. Con i travasi lo stesso e durante il gioco motorio il percorso che sistemavo per loro lo facevo anche io.
 
Questo tipo di metodo permetteva ai bambini di imitare i miei movimenti o i miei travasi. Ricordo che durante il laboratorio del colore con i pastelli a cera un giorno io disegnai una barca sul mare e una bambina vicino a me mi disse “La fai anche a me?” io disegnai sul suo foglio, ovviamente anche gli altri vollero lo stesso disegno. In quel momento ho apprezzato il fatto che i bambini fossero contenti di quello che avevo disegnato, ma alla fine mi resi conto che non era giusto. Io avevo disegnato per loro, non li avevo lasciati liberi di esprimersi. Ero stata in quel caso molto invadente e ben poco comunicativa. I bambini imparano imitando, ma è più sensato se imitano i gesti dei loro coetanei che quelli di un adulto.
 
Ho imparato con il tempo ad essere presente per tutte le situazioni, ma non invadente. Ad ascoltare le richieste dei bambini e aiutarli senza mettermi in cattedra. Non è facile, ci vuole molto tempo, soprattutto per chi ha un approccio all’insegnamento di tipo classico. Ma con tanta pazienza e buona volontà si riesce a fare tutto.


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