Piovono accuse sul metodo Stamina: dopo quella di plagio, denunciata da Nature, ora la cura basata sul trapianto di cellule staminali mesenchimali deve fare i conti con il sospetto che dietro al caso che si è creato intorno al suo utilizzo ci siano solamente degli interessi economici. A sostenerlo sono gli esperti del Consiglio generale dell’Associazione Luca Coscioni per la Libertà di ricerca Scientifica, secondo cui, in realtà, il problema non riguarderebbe solo l’Italia.
Secondo Paolo Bianco, esperto dell’Università “La Sapienza” di Roma,
esiste un’agenda commerciale molto precisa dietro le cure compassionevoli (…) che travalica i confini del nostro Paese e che riguarda soggetti attivi nella commercializzazione di cellule staminali in Nord Europa, Stati Uniti e Asia.
In particolare, ad appoggiare i lavori della Fondazione Stamina è l’azienda farmaceutica Medestea che, stando a quanto spiegato da Michele De Luca, direttore del centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ha due obiettivi: fare business con le cellule staminali e far sì che queste possano essere utilizzate secondo le norme che regolano i trapianti, in modo, commenta De Luca, da non dover affrontare i controlli.
Vannoni ha replicato alle accuse dichiarando:
Con Medestea ho firmato nel 2012 un contratto dove non c’è alcuna finalità di lucro. Nessun paziente pagherà mai niente per comprare cellule. Sono Fondazioni onlus a trovare fondi per costruire un laboratorio e a gestire le cose.
Quest’ultima affermazione suscita un po’ di perplessità, soprattutto dopo aver visitato il sito web di Medestea, che non si presenta affatto come una Onlus, ma proprio come una società farmaceutica italiana all’avanguardia appartenente al gruppo Medestea Internazionale.
I punti oscuri restano, quindi, ancora molti, incluso quando il presidente della Stamina si deciderà a consegnare i protocolli per l’inizio della sperimentazione. Dopo aver rimandato la consegna già 3 volte, nemmeno oggi Vannoni sa dire quando li renderà disponibili, forse la prossima settimana o l’inizio della successiva.
Forse. Ma anche qualora, finalmente, arrivassero nelle mani di chi di dovere, iniziano a sorgere molti dubbi sul fatto che la sperimentazione che sarebbe dovuta partire lo scorso 1 luglio, date le reazioni della comunità scientifica agli eventi degli ultimi giorni.
Il Parlamento italiano era in un vicolo cieco e ha scelto l’univa via possibile: con il varo della sperimentazione ha chiesto a Vannoni di scoprire le carte
ha commentato a tal proposito Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, aggiungendo:
il metodo Stamina non esiste, semplicemente non c’è. Altrimenti Vannoni avrebbe corredato la sua domanda con foto delle sue cellule, non con micrografie di diversi anni prima che ritraggono cellule non sue. La sperimentazione era il minore dei mali. Era l’unica via. Altrimenti avremmo avuto all’infinito un giudice e poi un altro ad autorizzare la terapia. Ora si farà chiarezza e tutto questo finirà, in un modo o nell’altro.
Secondo Bianco, invece, le istituzioni devono dare delle garanzie a una popolazione sottoposta da mesi a un clamoroso inganno mediatico.
Le voci a favore
Gli esperti non sono, però, tutti con il dito puntato contro la Fondazione Stamina. Secondo Camillo Ricordi, direttore del Centro Trapianti dell’Università di Miami, si tratta di condurre un trial di 18 mesi, dunque sarebbe bene partire subito per verificare la fondatezza di certe affermazioni.
Incontrerò Vannoni a Milano. Dico no all’arroganza, ma anche a chi vende fumo. Trasparenza e rigore scientifico sono alleati di chi cerca nuove cure. La mia convinzione è che non occorre ostacolare la ricerca e che le staminali abbiano potenzialità ancora in parte inesplorate.
A dichiararsi favorevole alla sperimentazione è anche l’associazione che riunisce famiglie e pazienti con Atrofia Muscolare Spinale, il cui presidente, Daniela Lauro, ha dichiarato:
Siamo sempre stati scettici sul metodo Stamina, ma per tutelare i pazienti e le loro famiglie abbiamo visto con favore la sperimentazione. Fermo restando che la Fondazione Stamina presenti il suo metodo, chiediamo di poter andare avanti con la sperimentazione, altrimenti le famiglie vivranno in eterno con il dubbio.