La polemica tra il Consigliere Gazzara e l’Amministrazione Comunale assomiglia molto ad un piatto di pastasciutta, ben condita e pronta per essere gustata, e considerato che in questo periodo sono affamato…
Le provocazioni che seguono sono un esplicito invito, a quanti leggeranno queste righe, ad intervenire ed esprimere il proprio punto di vista, senza paura, perché, come ci hanno spiegato, neppure i comunisti mangiano i bambini.
Il fulcro centrale della questione, a mio avviso, va ricercato nella differenza, non giuridica, bensì politica tra due termini “concessione” ed “autorizzazione”.
Rimaniamo, come si, dice sul pezzo.
Canicattini è un paese talmente piccolo al punto che difficilmente troviamo qualcuno di noi che non si trovi di fronte a piccoli o grandi “conflitti di interessi” (siamo in qualche modo tutti parenti) per cui è difficile per chiunque non trovarsi nella posizione di “due piedi dentro una scarpa”, una condizione che diventa imprescindibile quando qualcuno di noi si pone nella sfera del “mettere il dito nell’acqua calda” cioè di impegnarsi per la società.
Ed è lì che riceve più critiche che plausi, fino al limite massimo di lasciar perdere. Ma questo è il nostro limite culturale, per intenderci quello che determina il “no-progress canicattinese“ (chiamiamola Invidia).
La “capacità” di questa amministrazione, ne più e ne meno di quelle precedenti, è stata quella di trarre vantaggio da questo disagio psicologico-culturale del canicattinese, dove tutto diventa “concessione“: per stare dalla mia parte o almeno startene zitto.
In tutti i Comuni, forse d’Italia, la concessione di beni pubblici a Società che fanno “pagare“ i cittadini avviene dietro un corrispettivo, che le società si impegnano a corrispondere al Comune, e questo indubbiamente limita il proliferarsi dell’associazionismo, perché i costi sono infiniti e chi fa associazione lo sa, ci rimette, quasi sempre, di tasca propria.
Quindi l’intuizione dell’Amministrazione è lineare e geniale, in linea con uno sviluppo culturale di una comunità: autorizza l’utilizzo di spazi propri a gruppi di cittadini che si impegnano per la comunità in forma gratuita. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: “si ti autorizzo, ma è più una concessione attraverso la quale tu ti schieri dalla mia parte o in alternativa <<ti stai muto>>, altrimenti ti distruggo“.
Per questo da tempo sostengo che quest’amministrazione da un lato rappresenta una forte forma di cambiamento e dall’altro un’assoluta continuità con la peggiore politica, che di fatto impedisce ogni forma di progresso per la nostra città.
Ben inteso, in tutta questa situazione le colpe maggiori sono ascrivibili a noi cittadini, che pur di avere concessioni ci prostituiamo al potere, il quale si trova di fronte ad una “tavola apparecchiata“, o più precisamente, l’amministrazione si trova nella condizione di non poter modificare lo stato delle cose.
Se l’obiettivo è cambiare la nostra mentalità, il nostro modo di essere (dico se, perchè mica ne sono convinto), l’amministrazione ha la responsabilità di modificare questa situazione e deve comportarsi come un corretto padre di famiglia, cioè non può rinfacciare ai propri figli quello che gli dona, altrimenti non è un buon padre.
Nella specificità della polemica, pur essendo un “filoamentiano“ di vecchia data, per cuore e condivisione, sto dalla parte di Seby Gazzara, che ammiro e sotto certi aspetti invidio. In molte occasioni mi sono trovato nella sua condizione, al punto di lasciare la politica. Ma lui è uno tosto.
In ultimo mi preme puntualizzare, che qualcuno, leggendo le mie note, pensa che non riesco ad essere capace di schierarmi contro il Sindaco, e quindi sono con il “trasi e niesci“: intendiamoci, di una cosa sono convinto, se non ci riesce Paolo Amenta a cambiare Canicattini, non c’è altro Sindaco che possa farlo, per questo io sono dalla sua parte ed i miei interventi non sono “attacchi“, ma un atto di amore, il tentativo di stimolarlo a cambiare Canicattini, perché sono consapevole del fatto che ne è capace.
Paolo Giardina
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