Siamo di nuovo in guerra. In barba, ancora una volta, all'articolo 11 della Costituzione Italiana, tanto amata a parole e tanto vituperata nei fatti, torniamo a combattere non per la difesa del Suolo Nazionale ma per altri motivi. Questi motivi ufficialmente possono essere condivisibili, anche nobili: aiutare il popolo libico a liberarsi del giogo di Gheddafi, fermare il massacro che il tiranno sta perpetrando contro i cosiddetti ribelli e con esso liberandosi di un bel po' di oppositori. Ma siamo adulti, smaliziati e avvezzi alle guerre del profitto che caratterizzano il post guerra fredda. Sappiamo benissimo che l'intervento della "Coalizione dei Volenterosi"(già il nome mette i brividi) ha ben altri e meno nobili fini, altrimenti si sarebbe intervenuti anche in Egitto, Tunisia e Sudan. Ma tra queste nazioni, tutte in lotta per la democrazia, l'unica ad avere abbondanza di gas e petrolio è proprio la Libia. Ad agevolare il compito dei "Volenterosi" di far digerire l'ennesima azione militare agli elettori c'è l'evidente antipatia di Gheddafi. Ma la sostanza rimane.
Questa volta, però, si sta verificando qualche cosa di diverso rispetto alle passate guerre del petrolio. L'intervento militare è scoordinato, manca un vero comando centrale, la Nato è, di fatto, fuori dai giochi. Tutto ciò è stato causato dall'estrema fretta dei Francesi di intervenire prima degli altri, seguiti ad un'incollatura dai Britannici in una corsa a prendersi il merito e il petrolio. In tutto questo gioco c'è l'Italia che tentenna, come suole fare da secoli partendo dal sabaudo re Carlo Tentenna Alberto, e tentennando si piazza ultima nella corsa.
Tentenna perché è in forte imbarazzo: solo ieri il Parlamento intero o quasi firmava uno scellerato patto di amicizia col tiranno libico e oggi lo stracciamo e ne facciamo uso igienico-sanitario in bagno. D'altra parte è nostro costume stracciare i patti e non si capisce perché gli altri continuino a firmare accordi con noi. L'imbarazzo deriva anche dalla grande amicizia tra il dittatore Libico e l'aspirante tale nostrano. Solo ieri il Presidente del Consiglio gli baciava le mani in pubblico (forse per ringraziarlo di qualche particolare insegnamento circa i festeggiamenti privati in villa) e oggi manda i Tornado a bombardargli casa. L'imbarazzo viene anche dalla mancanza di unità sul giudizio e sul voto relativo all'intervento armato in Libia all'interno del Governo e all'evidente mancanza di una maggioranza parlamentare in politica estera.
L'intervento militare in Libia è inutile. Si poteva ottenere lo stesso scopo, almeno quello ufficiale di tutelare i ribelli, con la diplomazia specie degli amici della Libia come l'Italia dovrebbe essere. E' pericoloso perché non sappiamo in mano a chi la metteremo, forse a qualche governo integralista. E' dannoso perché la conseguenza immediata è un'ondata di profughi che non siamo in grado di gestire. E' ridicolo perché stiamo dimostrando al mondo che tipo di inciviltà è la nostra. In tutto questo c'è chi troverà il proprio tornaconto. L'Italia, a quanto pare, nemmeno quello. Il petrolio se lo spartiranno Francesi e Inglesi, mentre i profughi ce li gestiremo tutti da soli, visto che in Europa non siamo nemmeno in grado di farci rispettare. Verrebbe da dar ragione a Metternich.
Luca Craia




