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Metti un Cracco sulla Stazione Spaziale

Creato il 05 settembre 2014 da Media Inaf

risotto_funghi_porcini_1Il 2015 sarà l’anno dell’Expo Universale sul cibo. Anzi no. L’intento è più ambizioeso. Il titolo infatti è  Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Però la sintesi alla fine è: un viaggio attraverso i sapori. Cibo appunto. Siamo italiani del resto.

Ma non è solo questione nostrana. Infatti la Stazione Spaziale Internazionale sembra destinata a diventare, nell’anno dell’EXPO, la nuova casa di Master Chef. E l’idea potrebbe suscitare più di una curiosità o investimento. D’altronde la casa comune dello spazio è li, in orbita a 400 km dalle nostre teste. Costata 200 miliardi di dollari giustifica qualsiasi attività di ricerca possa ammortizzare l’investimento.

Tra pochi giorni, con l’equipaggio dell’ultima expedition (la lunga permanenza sulla Stazione Spaziale Internazionale) tornerà a terra, dopo alcuni anni di maturazione, un whisky della Ardbeg Distillery su Islay, una piccola isola della Scozia. Si tratterà di verificare le differenze nei processi di maturazione in microgravità paragonandole a quelle verificatesi con la gravità terrestre. Potremmo avere sorprese, non c’è dubbio. Che so? un distillato maturato nello spazio potrebbe essere molto più buono al palato, con grande gioia degli scozzesi che avrebbero una ragione in più per dichiararsi indipendenti dalla Gran Bretagna.

Al di la delle facili considerazioni, studi di questo genere non sono affatto banali. Perché servono a capire come potremo vivere nello spazio, ipotizzando un non troppo lontano futuro dove l’uomo vivrà stabilmente in microgravità. Stile atmosfera zero, per citare un film con lo scozzese Sean Connery protagonista. Alla maturazione dell’alcol, infatti, si associano diversi fattori, come il comportamento dei batteri. Se da una parte l’alcool li uccide, da un’altra sono fondamentali nella fase di distillazione.

La sperimentazione del comportamento in microgravità di ciò che serve all’uomo per vivere sulla terra non è cosa recente. D’altronde come possiamo immaginare di vivere senza l’ossigeno prodotto dalle piante, né tanto meno i prodotti alimentari da loro derivanti. E’ quindi da oltre un decennio che vi sono studi mirati. Ma negli ultimi anni si è fatto un passo in più: dallo studio dei processi di crescita o sviluppo in microgravità, si è passati a considerare importante anche la qualità della vita in assenza di peso. Ai prodotti liofilizzati insapori, mano mano sono stati introdotti alimenti sempre più “interessanti” al palato. Il parmigiano reggiano prima di tutto (vedi missione STS 100 con Umberto Guidoni) poi il cibo elaborato, come le orecchiette della cucina pugliese nella missione con Paolo Nespoli nel 2007, o anche la possibilità di assaporare l’italianissimo caffè Lavazza sulla ISS.

Con la missione Futura del prossimo anno, che vedrà impegnata la nostra Samatha Cristoforetti, si farà un ulteriore salto in avanti. Infatti la nostra prossima rappresentante sulla ISS, Samantha, si cimenterà nella realizzazione di un risotto ai funghi. E i giudici saranno i suo compagni di avventura, gli altri astronauti che abiteranno la Stazione Spaziale Internazionale. E non c’è alcun dubbio che apprezzeranno.

Tutto questo ha un valore scientifico, vorrei ribadirlo. E anzi fa bene alla divulgazione scientifica: avvicina il quotidiano alla ricerca. Però nell’anno del viaggio attraverso i sapori può far sorridere che la nostra Samantha si veda giudicata da un Cracco, o chi per lui. a mezz’aria. Con il timore che Gordon Ramsey venga a bordo per rimettere in carreggiata il locale.

Vedremo. Attendiamo intanto il whisky, chissà che non ci scappi un goccetto.

Fonte: Media INAF | Scritto da Francesco Rea


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