M12: una sigla di identificazione. L’orso che il 6 giugno 2012 è stato investito e ucciso sulla superstrada tra Merano e Bolzano non ha ancora un nome ufficiale ma ha già trovato la sua dimora permanente. La Giunta della Provincia Autonoma di Bolzano ha deciso infatti che i resti di M12, un maschio di due anni, siano conservati nel Museum Ladin Ursus Ladinicus a San Cassiano, insieme ai quelli degli antenati plantigradi di 50mila anni fa.
L’impatto è stato tremendo: le due persone a bordo dell’auto sono rimaste fortunatamente illese, ma M12,; con i suoi 110 kg, è stato scaraventato sul lato della strada, morendo sul colpo. La recinzione che delimita la carreggiata, barriera che riesce a tenere lontani cervi e caprioli, non ha costituito un ostacolo per l’orso, animale molto agile e buon arrampicatore.
Gli orsi che raggiungono l’Alto Adige fanno parte del progetto di ripopolamento «Life Ursus» avviato in Trentino ormai da alcuni anni e finanziato mediante i fondi LIFE dell’Unione Europea. Mentre le femmine rimangono nel territorio dove sono nate, i giovani maschi, raggiunti i 3-4 anni, iniziano a migrare. Una di queste migrazioni è risultata fatale per M12, identificato la scorsa primavera nei pressi di Nauders in Austria; M12 apparteneva alla stessa cucciolata di “M13″ che è stato osservato nelle ultime settimane nei pressi del Passo del Giulia in Svizzera e di “M14″ anch’esso morto investito lo scorso 21 aprile di quest’anno nei pressi di Ponte Gardena. L’identificazione è stata possibile grazie all’analisi genetica condotta dai laboratori dell’ISPRA.
IL MUSEUM LADIN URSUS LADINICUS DI SAN CASSIANO
Il Museum Ladin Ursus Ladinicus di San Cassiano, sede distaccata del Museum Ladin di San Martino in Badia, si compone di tre piani: al piano superiore una grande sala presenta la formazione geologica delle Dolomiti, con splendidi fossili, fino ad arrivare a reperti originali – come denti e crani -, installazioni video e un intero scheletro di orso delle caverne che accompagnano la descrizione di ambiente e condizioni di vita dell’Ursus Ladinicus. Al piano inferiore è stata ricostruita la grotta dell’orso, uno spazio che ospita “l’orso che dorme”. Il plantigrado pare vivo: la pelliccia, le zampe, il muso sono stati realizzati con grande attenzione ai dettagli: anche la posizione ricalca quella assunta dagli orsi durante il riposo. Al piano terra è situato l’ingresso, un open space circondato da grandi vetrate: qui si può vedere un filmato che illustra il luogo del ritrovamento delle ossa. Durante l’estate sono previste visite guidate: ogni lunedì e giovedì si può scoprire l’orso delle caverne, gli aspetti salienti della geologia delle Dolomiti, delle glaciazioni e soprattutto le peculiarità dell’Ursus Ladinicus, scoperto nel 1987 nella Grotta delle Conturines; il mercoledì sera è di scena l’orso sugli schermi del museo per bambini e ragazzi dai 4 ai 14 anni, con proiezioni di film relativi al percorso espositivo, facepainting e attività manuali.
Ogni giovedì, fino al 6 settembre, in programma l’escursione guidata alla Grotta delle Conturines con gli accompagnatori dell’Ufficio Parchi Naturali: parte dalla Capanna Alpina (1.726 m) e, dopo circa quattro ore di cammino attraversando dei ghiaioni, si giunge alla Grotta (2.800 m). L’escursione dà la possibilità di vedere sul posto l’habitat dell’orso: entrare nella caverna buia e fredda è un’esperienza fuori dal comune, che ripaga di tutta la fatica.
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