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Mezzi gratis a Milano: ecco perché è avanguardia
Creato il 29 gennaio 2016 da Trescic @loredanagennaLa proposta della candidata a sindaca di Milano Francesca Balzani (assessore comunale al bilancio, patrimonio e tributi del comune di Milano e dal 17 luglio 2015, vicesindaco) è avanguardia pura e, se realizzata, porterebbe Milano tra le città che già da qualche anno sperimentano la gratuità dei servizi pubblici: una mossa politica vincente, stando ai risultati raggiunti finora. Balzani ha promesso che – nell’ambito del riassetto dei mezzi di trasporto necessario per la città metropolitana di Milano – i mezzi di superficie, dunque tram e autobus, saranno completamente gratuiti. Come detto, una tendenza in espansione – dall’Europa alla Cina agli Stati Uniti al Brasile – grazie all’impegno di amministratori illuminati e anche attraverso movimenti dal basso che invitano a non pagare il biglietto per ribellarsi a uno stato delle cose che intende la mobilità non come un diritto ma come un privilegio. Un esempio è lo svedese Planka (ma ce ne sono di simili in Brasile o a Parigi), che al grido “Non siamo nati automobilisti!” paga le multe di chi si ribella e sale in carrozza senza biglietto. Invece – è la teoria – potersi muovere liberamente deve considerarsi un diritto proprio come quello alla salute e all’istruzione, al verde pubblico e alla sicurezza. Il concetto è rendere la questione ambientale (Milano è tra le città più inquinate d’Europa, con le note conseguenze sanitarie ed economiche) non più una problematica secondaria – come era fino agli anni ’90 – ma una questione fondamentale per il benessere e il progresso della civiltà. Dove si è sperimentato e si sperimenta questa soluzione – qui una lista aggiornata – i risultati sono stati molto più che incoraggianti, e ne avevamo già parlato, citando studi che mostrano come la gratuità dei mezzi ne incentivi l’utilizzo, specie per città medio piccole, a vocazione universitaria o mete di turismo stagionale (e Livigno è un esempio vincente, sebbene per ora limitato). Ma anche città enormi e affollate come Chengdu in Cina – 5 milioni di abitanti – godono i vantaggi di un incentivo del genere alla mobilità sostenibile: lì operano 44 linee di bus gratuiti, e i risultati stanno facendo pensare di ampliare il servizio. Un esempio classico che si cita sempre parlando di mobilità sostenibile e gratuita è Hasselt, in Belgio, dove un cambio di amministrazione ha interrotto nel 2003 un progetto che durava dal 1997 con mirabilanti risultati. Si è assistito a una crescita del 1300% dei passeggeri del trasporto pubblico, in parte (10%) costituiti – è vero – da ciclisti, ma anche il numero di ciclisti – a fronte di strade più sicure e libere da auto – ha subito un aumento. La conseguenza è stata una città più pulita, silenziosa e sicura. Il progetto si è interrotto per motivi finanziari, ma i suoi sostenitori spiegano che non si è tenuto conto di un aspetto fondamentale. Se è vero che la spesa pubblica era alta – ma lo è anche quella che garantisce l’istruzione o la sanità – nessuno si è preso la briga di calcolare il risparmio di denaro pubblico per le mancate ospedalizzazioni, volendo valutare solo l’aspetto economico della questione. Altre città, come Singapore, hanno provato il biglietto gratis subito dopo le ore di punta, per svuotare le carrozze sovraffollate tra le 8 e le 9, con risultati eccellenti. Ma Milano non sarebbe la prima città italiana a fare un tale passo. Roma ci provò negli anni ’70 ma per soli 6 mesi, e in un momento molto diverso dal nostro, in cui la consapevolezza dei danni ambientali e la conseguente sensibilità sono alla portata di tutti. The post Mezzi gratis a Milano: ecco perché è avanguardia appeared first on Wired.