Quanti personaggi sono diventati un mito per l’alea misteriosa in cui è avvolto il loro trapasso? Il record credo sia detenuto dal grande Elvis, avvistato perfettamente in salute pressoché ovunque, o da Jim Morrison e possiamo scommettere che Michael Jackson nel lungo periodo potrebbe spodestare il Re del rock n’ roll. Pare che senza esposizione al pubblico delle mortali spoglie, il volgo non creda sia possibile la prematura dipartita del personaggio di turno. Bene, ciò accadeva a maggior ragione nel passato, dove gli strumenti per accertare l’identità delle vittime erano più approssimativi e su questo punto il regista Mateo Gil ha fatto leva per ridare vita e smalto a niente meno che… Butch Cassidy.
Siamo in una meravigliosa Bolivia e seguiamo la quotidianità di un gringo non più giovane che vive una vita tranquilla, sino al giorno in cui non decide di chiudere tutto e tornare nel proprio Paese, da cui manca da troppo tempo. Non sappiamo ancora nulla di lui, ma percepiamo da subito che il mite uomo attempato di fronte a noi sia carico di un passato pesante… viaggia troppo leggero! E, come in ogni storia che si rispetti, una sconfinata serie di eventi negativi lo riporteranno su un sentiero che pareva aver abbandonato tanto tempo prima. Così, suo malgrado, il signor Blackthorn alias zio Butch si ritroverà di nuovo in sella con un giovane nuovo compagno d’avventura, alle cui calcagna vi è un gran numero di persone. La domanda sarà: chi è veramente l’ingegnere spagnolo fonte inesauribile di guai?
Eduardo Noriega in BLACKTHORN. Photo courtesy of Magnet Releasing.
Il Festival 2011 pare dedicato all’on the road, dopo Here, Finisterrae e Mad Bastards ora è il turno di Mr. Blackthorn. Altro genere, altro sfondo, altra storia. Su altipiani che tolgono il respiro, non solo ai protagonisti e ai loro cavalli ma anche a noi in sala, un’atmosfera western dallo sfondo spettacolare ci avvolge e ci fa accompagnare il protagonista nel viaggio verso casa durante il quale un inaspettato tuffo nel passato chiuderà definitivamente porte che non dovevano essere aperte. Sam Shepard e il suo sguardo intenso ci mostrano tutta l’umanità e l’evoluzione dell’uomo che è emerso dal giovane ed spavaldo fuorilegge di un tempo e lo stesso uomo che un tempo gli dava la caccia (e in teoria l’avrebbe ucciso) lo noterà al punto da diventare suo alleato: le lotte di una volta, nel presente paiono infatti insensate.
È la volta dei valori di amicizia, lealtà, fiducia e rispetto del prossimo. Si mostra un codice d’onore e morale che non si può infrangere senza pagare un caro prezzo, si intravede dignitosa solitudine soprattutto quando riemergono situazioni e sensazioni cariche di adrenalina che magicamente tolgono manciate di anni al protagonista. Vediamo i segni della maturità e, più banalmente del tempo, assistiamo ad una storia senza tempo carica di morale senza percepirne la pesantezza. Pellicola avventurosa, introspettiva, colorata ma non dai toni fluo, ben ritmata che scorre al galoppo sino all’ultimo fotogramma quando ci spiace lasciare la sala.
Sam Shepard in BLACKTHORN. Photo courtesy of Magnet Releasing.