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Mi oppongo al mio popolo

Creato il 01 luglio 2011 da Mdalcin @marcodalcin

Mi oppongo al mio popolo
Non potevo più sopportare di vivere in quello stato. Passivo. Doveva succedere qualcosa, era necessario per la mia sopravvivenza. Una volta pensavo che lasciare appassire le sensazioni, i sentimenti sarebbe stata l’unica soluzione per non soffrire. Avevo preso una strada, un percorso che io chiamavo di ascesi ma che in realtà era di annichilimento. Assorbivo tutto il male del mondo, tutte le cose che mi facevano contorcere lo stomaco e – mediante dei respiri profondi – riuscivo a trattenerli, incanalarli. Avevo pensato che anzi, sottoporsi quotidianamente a fatti e eventi irritanti mi avrebbe fortificato. Volevo diventare invincibile. Intoccabile. Primus super pares.

E allora mi infilavo nel traffico milanese il lunedì mattina: auto rabbiose guidate da volti tesi, isterici. Clacson urlanti sotto la pioggia battente di dicembre. Sbuffi di gas di scarico e nervosismo contagioso. Io guidavo leggiadro, rispettando le regole. Certo le prime volte non era stato facile mantenersi calmo, rilassato, quando l’arroganza ti sorpassa a sinistra o quando la maleducazione preme sul paraurti posteriore. Ci sono voluti mesi di pratica, di respiri profondi ma poi tutto è passato. Tutto dentro di me: inghiottito.

Poi la sera accendevo la Tv. Un tempo mi allenavo con Maurizio Costanzo. Devo molto a Maurizio, è stato un maestro. Le sue battute, la sua incapacità di capire e di sputare sentenze. I suoi pregiudizi e la sua sicumera mi hanno temprato, modellato. Devo dire grazie a lui se ora guardando sua moglie non provo niente, nessun fastidio. Non mi interessa se quella scuola crea mostri come Marco Carta. Non provo niente. Sono immune. O almeno pensavo di esserlo. Lo pensavo finché non ho scoperto che di notte sono sonnambulo. Non pensate a cose strane, tipo doppie vite avventurose. Mentre dormo, mi alzo, accendo il computer e scrivo. Scrivo poesie di resistenza civile. E’ il mio modo (il modo del mio inconscio) di sfogare la rabbia, che assorbo durante il giorno. Ve ne faccio leggere una:

Nel pieno delle mie facoltà, mi oppongo

al mio popolo: cavernicoli*

*Breyten Breytenbach

Mi oppongo al mio popolo

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