È andata proprio così: ho vinto. “Per due punti di differenza” “una partita combattutissima” “contro ogni pronostico” ma ce l’ho fatta.
Dopo 9 ore di fila passate nella cucina del ristorante Babette, con più di 40 persone nella sala che assaggiavano e giudicavano i miei piatti, arriva il momento della proclamazione della vincitrice.
Mi fermo e osservo la calma dopo la tempesta del servizio della cena, durata due ore e mezzo per 240 piatti, dove ha regnato la frenesia e penso: “ok ho perso sicuro, però era già una vittoria essere qui, aver riflettuto molto sulle ricette da proporre, speriamo anche non facessero così schifo al pubblico pagante”.
L’evento si è svolto domenica sera e fino al giorno prima me ne ero andata a Milano, a rilassarmi con le amiche, distrarmi, ma soprattutto magnare tantissimo senza toccare i fornelli per un po’…
Io e Laura ( trovate il suo blog qui “Nella cucina di Laura” ) abbiamo lavorato gomito a gomito anche il giorno prima, tra di noi e con gli chef, ed è stata un’avversaria davvero tosta, con grande esperienza, corretta e in gamba. Ci siamo aiutate fino ad un minuto prima della fine, ho provato molta stima per lei, che spero fosse reciproca. Poi ovviamente “business is business”,sono contenta di aver vinto e credo di aver dato un po’ del mio meglio, ma l’avversaria è da onorare, senza se e senza ma.
Ma arriviamo al nocciolo della questione: i piatti proposti.
Il mio più grande successo, quello che mi ha permesso di vincere la sfida è stato l’antipasto. Ho preparato, a detta dei commensali, una pappa al pomodoro eccezionale, voglio dirlo senza falsa modestia per una volta. Ne vado davvero orgogliosa, anche perché non l’avevo MAI preparata o neppure pensata o mangiata prima del contest. Poi vi racconterò come l’ho fatta in un post a parte, vi dico solo che sono partita da una ricetta originale di un libro di ricette toscane pubblicato nel 1952 che ho trovato in casa, e da lì ne ho fatte molte rielaborazioni finché non ho trovato la migliore. Di fatti l’ho chiamata “Pappa al pomodoro n5″. Il critico gastronomico presente in sala alla fine della serata mi si avvicina, mi stringe la mano e fa : “non ho mai mangiato una pappa al pomodoro così, le altre non mi sono mai piaciute”. Mi sono sciolta, come fosse una dichiarazione d’amore, mi sono sentita potentissima.
Sul primo devo fare ammenda invece, seppure convinta della bontà dell’idea, qualche problema tecnico ne ha inficiato la riuscita
Si tratta di tagliatelle saltate con gota di cinta senese, con prosciutto crudo a julienne sopra e un filo di melone frullato.
Per finire polpettone con quenelle di patate, anche la ricetta del polpettone era quella di svariati libri sulla tradizione ma rielaborata da me, poiché il tema era “Toscana mon amour” e certo non potevo piazzarci un polpettone piemontese o siciliano o chissàche.
Insomma sono arrivata in fondo soddisfatta a metà della performance, come se fosse un esame in cui quando sei a casa va tutto bene e ripeti alla grande, poi ti trovi lì e c’è qualche inceppo. Guardando i risultati sarebbe come se avessi risposto benissimo solo alla prima domanda, ma avendo fatto centro all’inizio poi sono rimasta in piedi nonostante qualche scivolone.
Risultato 347 a 345 per me, e ora mi tocca attendere ottobre per la semifinale, dove voglio dare ancora di più.
Momento lacrimuccia
Per avermi aiutata ed essermi stati vicini ringrazio in ordine alfabetico poche persone : Enrico Eliodori, Giulia Fornaciari, Paolo Bardelli, Ramona Conte.