MI PIACE di Giellegi, 23 marzo ‘12

Creato il 24 marzo 2012 da Conflittiestrategie

Ho letto il commento messo nel nostro blog, in cui si riporta da Comedonchisciotte uno scritto di “fourfive”, già intervenuto da noi il 1° marzo. Mi piace. Interessante come al solito. Che dire? Sono d’accordo su molto di quello che scrive. Tuttavia, noto intanto che si permette di riferire cose cui il sottoscritto non potrebbe mai nemmeno accennare perché sarebbe perseguito subito, e forse non tanto nascostamente. E’ chiaro che costui ha rapporti tutto sommato ancora “protettivi” con precisi ambienti; pur se mi sembra uno che comunque, per certi versi, “ha perso la partita”. In effetti, credo proprio che abbia avuto a che fare con la Commissione Mitrokhin; e non mi sembra che questa ne sia poi uscita troppo bene. Probabilmente, c’è stato anche qualcuno interessato ad insabbiare determinate notizie, ma nel contempo temo che quella Commissione – troppo faziosa in senso filo-americano, e ancora anticomunista un po’ fuori tempo come lo sono molti “mangia-comunisti” degli ultimi vent’anni (diciamo dal crollo socialistico e dell’Urss) – abbia alterato dati fatti, incorrendo poi in smentite (non parlo solo di quelle ufficiali, ma di quelle molto più significative che “sanno in pochi”) tali da farla cadere nel dimenticatoio; ecco perché certuni hanno “perso la partita”.
Non sono d’accordo sulla funzione di Moro. Non credo per nulla che intendesse favorire i rap-porti Usa-Pci. Quello che dice “fourfive” su tali rapporti, e sui boicottaggi ricevuti da una certa parte “comunista” (in specie “da est”), mi sembra corretto; a parte l’attentato a Berlinguer su cui non esprimo giudizio alcuno, pur se può avere ragione. Moro era però, per quanto ne so, preoccupato di quei rapporti; e per nulla favorevole. Si trascura completamente il colpo di Stato in Cile, ciò che esso, alla fin fine, ci “ha comunicato” su tali rapporti, e su quelli tra Moro e Frei, ecc. Si tenga comunque presente che le relazioni tra piciisti e “filo-atlantici” iniziano, molto cautamente e segretamente, almeno dal 1969, perfino prima della vittoria di Allende. In ogni caso, non troppo si può dire intorno a quella complessa vicenda. Tuttavia, nemmeno nominare il Cile, i rapporti Frei-Moro, certa “piccola” penetrazione di “affari” italiani in alcuni paesi sudamericani tramite questi rapporti – e poi tutto ciò che seguì alla vittoria di Allende, colpo di Stato, posizioni berlingueriane, ecc. – significa alterare i “fatti”.
Moro ebbe a mio avviso “sospetti” (cioè molto di più) sulle intenzioni piciiste e sull’accoglienza da esse ricevuta da parte americana, e se ne preoccupò. Non sostengo che tali vicende spinsero gli Usa a voler eliminare lo statista diccì; sarebbe stata reazione spropositata. Diciamo però che il quadro è più complicato di come viene presentato. Anche perché non è vero, come invece afferma il “nostro” (vicino, a mio giudizio, ai Servizi italiani almeno in un quel dato periodo), che i Servizi orientali (di fatto Stasi e cecoslovacchi) agissero da semplici pedine di quelli sovietici. O non si co-nosceva la situazione “all’est” o la si altera consapevolmente (propenderei per questa seconda ipo-tesi). I Servizi di quel tipo – anche con alcune complicità in quelli sovietici poiché in Urss, ribadisco, la situazione sotto Breznev fu di sotterraneo scontro tra fazioni, che poi emerse nell’“implosione” del dopo Gorbaciov – agivano per ostacolare alcuni “impropri dialoghi” tra Usa e Urss, probabilmente condotti con finalità “truffaldine” da entrambe le parti, ma che alla fin fine indebolirono proprio gli “ortodossi” del sovietismo e crearono problemi anche nei paesi “satelliti”. I quali, come si dimostrò a iosa nel 1989, avevano tutti i motivi di temere certe trame “sovietiche” dei “non ortodossi”; ci si scorda com’è stato “tradito” Honecker, com’è stato fatto fuori Ceausescu, ecc.?
E ancora: un’altra “imprecisione” – come quella delle intenzioni sovietiche di invadere l’Europa occidentale (che nell’ultimo intervento di “fourfive” mi sembra lasciata da parte) – è la notazione sugli Usa stressati dalla guerra del Vietnam. Oggi dovrebbe essere chiaro a chi è un po’ attento ai fatti della storia che la “vittoria” del Vietnam del Nord è stata molto meno bella e gloriosa di come è stata presentata “a sinistra” (soprattutto quella gruppettara, perché nel Pci si era in genere più consci della realtà). Gli Usa si sono certo incasinati con diatribe interne, di cui il Watergate è stata la classica “eruzione in superficie”. C’era scontro sulla strategia Kissinger-Nixon (da “fourfive” tra-scurata), che ebbe influenza notevole nell’acuire i contrasti Urss-Cina, con addirittura una breve guerra tra quest’ultima e il Vietnam divenuto filo-sovietico (a quell’epoca, oggi si è spostato verso gli Stati Uniti). Dagli attriti interni statunitensi non si deve quindi dedurre lo stress di tale paese, quando la situazione era invece particolarmente negativa, e da tempo, in Urss (ingrippata economi-camente e socialmente) e in quello che veniva chiamato “campo socialista”.
Malgrado la fine della guerra in Vietnam sia stata fatta passare come decisa avanzata del “socia-lismo”, la successiva evoluzione degli eventi fu pessima per questa parte del mondo. I centri strate-gici non erano certo così disinformati come gli “ultrasinistri” dei “gruppetti”. Mi si consenta di rive-lare che in molti incontri e discorsi non pubblici interni alla “sinistra extraparlamentare”, sostenni più volte che il Vietnam non era una vittoria così fulgida, e così pure ebbi modo di esprimere la mia o-pinione sul Watergate, un atto di lotta contro chi aveva attuato una politica ritenuta dannosa per gli Usa e che ebbe al contrario effetti positivi per essi nel “medio periodo”. Scandalizzai i “compagni” e presi anche insulti, perché gli illusi volevano vedere in quegli anni l’inizio della disfatta dell’imperialismo americano, e anche dell’Urss (il “socialimperialismo”). Allora, ho forse il dono della divinazione? Ho visto quello che i centri strategici Usa nemmeno supponevano? E’ ovvio che no.
Chi si opponeva a Kissinger-Nixon lo faceva perché tutto sommato – come sempre negli Usa – c’è chi punta all’egemonia mondiale a partire soprattutto dall’Asia (e dal Pacifico); così è stato anche nell’ultima fase storica, perché questa era la strategia della “lotta al terrorismo” con il “contorno” di Al Qaeda (Bin Laden, ecc.). E c’è chi invece preferisce bloccare l’area russa (Urss e oggi Russia) contrastando i rapporti con l’Europa; così si agì contro l’ostpolitik dei socialdemocratici tedeschi (combattuti anche con “scandali” vari, secondo l’usuale abitudine) e si alimentò l’eurocomunismo contro la “socialdemocrazia” amendoliana, pur essa favorevole all’ostpolitik, almeno in suoi settori determinanti (non ovviamente in quello diretto dal n. 2 di Amendola che fece quel che fece).
Queste le distorsioni, da me dette “cossighiane”, di “fourfive”. Afferma molte cose corrette, ma poi, nella marea di notizie (che solo chi ha contatti di un certo tipo può avere), s’insinua la “devia-zione”: leggera, ma sufficiente a mandare il “missile fuori rotta”. Ultima notazione che va nello stesso senso. E’ espressione troppo forte quella di gruppi delle Br addirittura addestrati in paesi eu-ro-“socialisti”. Questo sarebbe potuto avvenire soltanto se i Servizi di quei paesi fossero stati sem-plici pedine di quelli sovietici. Non era così. Ribadisco che in Urss non c’era unanimità così come poteva apparire. Tuttavia, proprio per questo, il massimo che si permisero i settori sovietici, favore-voli a interrompere ambigui colloqui con gli Usa e a sviluppare una politica più decisamente antia-mericana, fu di coprire in qualche modo l’azione dei Servizi “fratelli” (ed anche in essi si annidavano individui che facevano il “doppio gioco” ed erano quindi pericolosi per gli “ortodossi” del sovie-tismo). Come si vede, le manovre furono intricate, subdole, con molte sfumature; ma nell’insieme favorirono la politica degli “atlantici”, non quella dei suddetti “ortodossi”. Non erano affatto così ben addestrate le Br, malgrado la retorica della “potenza geometrica” sfoggiata in via Fani. Del re-sto, il “nostro” sostiene l’esistenza di contrasti tra l’ala Moretti e quella Morucci-Faranda. E allora? Anche da qui non potrebbe iniziare un discorso un po’ diverso da quello che costui ha sviluppato da noi e in CDC?
In ogni caso, sono lieto che una “persona così ben informata dei fatti” abbia letto il nostro blog e inviato il suo lungo commento del 1° marzo. E’ comunque utile e vantaggioso per i lettori.


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