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Mi raccomando, da sola

Da Flavialtomonte

Avrei potuto giocare a tombola o a carte o a non so che, accendere la televisione e guardare qualcosa – trasmettono bei film durante le feste – o accenderla e guardare da un’altra parte, con un libro sulle ginocchia o il computer sul tavolinetto, ma ho preferito essere qui a scrivere credendo fortemente che è così che sto bene: scrivendo. La realtà è sempre un’altra, e non si sa mai dove sta: se è con te o da un’altra parte come il tuo sguardo perso davanti al televisore.
I muscoli vacillano, e a volte neanche loro sanno dove andare, se hanno voglia di prendere l’iniziativa o di stare fermi là, senza correre, fuori allenamento. I pensieri spariscono, come le autostrade deserte nei giorni di festa e vanno a finire dentro al camino, abbrustolite e arrossite, non si sa, ancora, bene per quale motivo. Una cosa è certa, dico sempre, una cosa è certa! Ma anche questa cosa che sembra darti una qualche certezza soltanto pronunciandola, perde di senso, come molte parole, come molte altre cose.
Scrivere, o sproloquiare: credo che siano la stessa identica cosa. Ma di identico credo non ci sia proprio niente. Proprio, non capisco, se dicembre rappresenti la fine di un anno o solamente l’inizio, un inizio che riparte ogni volta, per la seconda volta, poi per la terza, la quarta, la quinta, fino a raggiungerti negli anni, fino a regalarti anni da vivere.
Spendili bene, mi raccomando, che questi ci sono e poi niente più!


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