“Il dolore era così potente che mi pareva di impazzire”
La vita di Chamed è stata sfortunata. Ancora bambina, le viene diagnosticata una poliomielite incurabile.
E invece, grazie al suo coraggio e alla forza del padre, riesce a guarire e camminare di nuovo. Ma la cattiva stella sotto cui è nata pare non volerla abbandonare: a soli quattordici anni perde i genitori in un incidente d’auto. Essere affidata a una zia coincide con l’inizio del suo incubo: odiata, disprezzata e maltrattata da chi invece dovrebbe amarla, Chamed tenta il suicidio e subito dopo viene internata in manicomio. La legge Basaglia non è ancora entrata in vigore, e la ragazza va incontro all’inferno vero e proprio: violenze, abusi e l’immancabile elettroshock. Eppure, nonostante tutto, Chamed riesce a trovare il modo per denunciare i suoi aguzzini, grazie all’aiuto di un medico illuminato che la adotterà e le darà modo di ricominciare a vivere. Finché l’amore sembrerà illuminare la sua vita. Una storia vera, una testimonianza toccante sul dolore, sulla forza e il coraggio che sono in ognuno di noi.
Una storia che ha commosso migliaia di lettori.
Il racconto in prima persona di Chamed spacca il cuore.
«Sono passata attraverso il tunnel di un dolore che scava dentro, e mi porto dietro cicatrici indelebili. Penso che l’uomo non sia nato per soffrire, ma per la felicità.»
Chamed
Alcuni lettori hanno scritto:
«È un po’ come il Diario di Anna Frank nell’era dei manicomi.»
«Chamed, vorrei tanto poterti conoscere e abbracciarti forte!»
«Sono rimasta senza parole, mi chiedo quante persone sono sparite in questi luoghi di inumana tortura.»
Una scheggia nel cuore che non si può estrarre. Come si può morire senza aver vissuto?
«Come si potevano ritenere moralmente accettabili questi centri dove si infliggevano torture tali, come si poteva lasciar liberi questi animali, perché di esseri umani non si può certo parlare, di sfogare le loro più perfide bassezze su persone inermi…»
I
Ho fatto fatica a leggere questo libro, trattandosi di un’autobiografia. L’ho letto in poco più di quattro ore senza riuscire a staccare gli occhi dalle pagine, tanta era l’incredulità e la rabbia che il racconto suscitava. Penso di non aver mai letto nulla di così devastante, prima d’ora. C’è poco da dire di fronte al male, alle sofferenze e al dolore atroci provati da questa donna. Stentavo persino a credere che fosse tutto vero. In alcuni passaggi mi rifiutavo di pensare che non stessi leggendo il frutto di un artificio narrativo. Eppure non è così, purtroppo. Tutta la mia ammirazione va a questa donna, che è saputa tornare dall’inferno.