Dice che non faccio un cazzo, tutto il giorno davanti al computer a dilaniarmi di seghe.
E via di schiaffi belli e dritti, e faceva bene. “Vedi zio che col computer cambieremo il mondo, cazzo ne sai te” gli ho detto, e lui giù di cazzotti. E faceva bene.
Mi’ zio proprio non capisce, non vuole capire, ho cercato di spiegargli, ci ho detto di tuitter che ora c’è pure Fiorello (Fio-re-llo), ma gnente: “vedi che ‘sto social mezzo funziona ottimo tanto che ha cambiato il mondo, vedi l’Egitto, ah no l’Egitto no”. E giù di pugni, e faceva bene. “E facebook? Ne vogliamo parlare zio? Facebook fa 21 milioni in Italia. Che cambieranno questo paese di merda”. Momento calci, e faceva bene. Mi’ zio è un vecchio del cazzo e proprio non capisce l’importanza del web, di noi giovani, delle connessioni, dell’informarsi con un click, della cablatura, di Pippo Civati, e lui dice che con la rete ci si scrosta i tarzanelli. E anche con Pippo Civati. “Vedrai con la banda larga che combiniamo – ci dico allo Zio – hai presente il ’68? Bene, aggiungici le occhiaie e toglici Asor Rosa: siamo noi!” Per frasi del genere prediligeva le testate, e faceva bene.
Io ci dico a mio Zio che è una merda, e che metterò i video del pestaggio su YouTube, scriverò un post per denunciarlo, lo segnalerò alla polizia postale, ci farò uno storify, creerò un profilo fake, una notizia fake, accorcerò il link, installerò WordPress, Instagram, citerò Krugman, posterò i Grandaddy, taggherò Gilioli, chi mi invita a Schemer? pausa sega, riavvio il sistema.
Digrigna i denti, sguardo freddo alla Floyd Patterson e – incredibile – non mi mena più, dice che non serve a un cazzo.
“Come non mi meni più? Vuol dire che ci sei arrivato finalmente, che hai capito l’importanza del popolo della rete, di quanto semio cazzuti, informati, spiritosi, crossmediali, interattivi, nativi tennologgici, che a noi non ci freghi, ti sputtaniamo al globo, che noi conosciamo Ben Smith e tu manco proprio sai chi è, ma che cazzo ne vorrai mai sapere te di Ben Smith che sei rimasto a Gutenberg. Noi conosciamo, sappiamo, ponderiamo, valutiamo, postiamo, ci scambiamo link, complimenti, congratulazioni, sempre rasoterra mai in profondità, così piace alla comunità. E non venirmi a dire zio che non è cambiato niente, siamo cambiati noi, siamo più uniti, più belli, più stronzi, più colti: più amici”. Mi’ zio c’ha pensato un po’ e m’ha menato. E ha fatto bene.
Anche se non è servito a un cazzo.