“Devi scrivere. Almeno un saluto.”
“Perché?”
“Sennò si preoccupano.”
“Si preoccupano Chi?!”
Non mi è successo niente. Credo.
Non è che volessi emigrare, né cambiare pelle e nemmeno affogare nel fiume. Che poi il fiume si è seccato per la siccità e si è afflosciato su se stesso rimanendo appeso ai massi fermi nel suo letto. Silenzioso. Pacifico. Per niente preoccupato, all’apparenza.
Non mi è successo niente tranne la vita che è scorsa via ed io sono rimasta lì, imbambolata, a guardarla sciogliersi come un nastro, giocare con il vento e svolazzare nel sole.
È arrivata una precoce estate e sulle prime sono rimasta ad ammirarla a bocca aperta, stordita. Poi mi ci sono tuffata dentro con tutte le scarpe alzando un polverone e schizzi di luce. Ma Lei, comparsa senza annuncio, è svanita nello stesso modo ed io che nel frattempo mi ero illusa che restasse avevo consumato l’ultimo ciocco di legna con leggerezza. Ora che piove e che i secchi sparsi qua e là per la casa raccolgono l’acqua che filtra dal tetto il camino è spento perché non c’è più legna da ardere e toc, toc: le gocce cadono dal tetto e rimbalzano nei secchi. Ma, chi mi vedesse, non mi crederebbe affatto preoccupata, all’apparenza. Sul mio viso un velo ambrato lasciato dal sole quando mi guardo allo specchio mi dice che non ho sognato.
Ho fatto un viaggio o forse due, sono stata ferma ed in movimento estremo, ho ricevuto visite e sorprese, ho scoperto qualcosa di nuovo, ho inciampato su qualcosa di vecchio, ho evitato ogni ragionamento non strettamente necessario e non rigorosamente elementare.
A parte questo non è successo…no, niente….
Non ho più potuto lavorare e così mi sono fermata.
Il tempo di curarmi.
Il corpo non lo puoi trattare sempre con l’insistente noncuranza della prima giovinezza. Nella…..eh, nella seconda giovinezza bisogna stare un po’ più attenti. O si finisce carponi.
Ma a parte non poter cucinare e non poter scrivere, cioè a parte non poter più fare le cose che sapevo le principali della mia vita non è successo altro. Non mi pare,no, niente di che.
Mentre non mi succedeva niente ho provato emozioni fortissime e inattesi turbamenti.
Distratta ho lasciato il water aperto ed il gatto, saltando verso un piccione alla finestra, ci è caduto dentro. Beh, distratto anche lui. Mentre lo asciugavo ho consolato il suo spavento, lui si è stretto a me ma io non ho potuto fare a meno di ridere. Così mi sono dimenticata di tutto e dopo mi sembrava mi fosse sfuggito qualcosa ma ormai era già lontano, qualunque cosa fosse.
Intanto la pioggia ha di nuovo gonfiato il fiume e adesso si che lo riconosco. Quel timido ruscelletto che era diventato mi faceva più pena della mia schiena spezzata ma ora finalmente la casa è di nuovo colma di musica e gli spruzzi arrivano dove devono arrivare. Proprio tra una virgola e l’altra di un bel racconto.
“Massì che si preoccupano!”
“Perché?!”
Finalmente le giornate sono diventate più lunghe anche se sono tornate fredde.
Finalmente il mio pc è guarito dal virus che lo aveva reso inutilizzabile.
Finalmente posso di nuovo stare seduta senza che la mia spalla gridi vendetta, senza (almeno) che gridi troppo forte. E scrivere.
Ma le storie che avevo nella testa sono scivolate via chissà dove, forse sotto il divano?
A parte tutte queste piccolezze, però, non è successo niente. Niente di che.
Non fosse che non sono più la stessa. A volte sembra quasi che mi abbiano sostituito con un'altra ma non credo sia possibile e quindi resto tranquilla. Qualcosa, qualche pezzo in effetti è stato certamente sostituito ma non so bene in che maniera. In ogni caso passo molto tempo a giocherellare con questa nuova me di cui non conosco ancora bene tutte le funzioni ed i meccanismi così come si fa con un qualunque aggeggio nuovo e divertente.
Quando mi stanco mi metto a leggere un libro. Proprio come non fosse successo niente. Niente di importante.
“E’ normale che si preoccupino, quindi diglielo!”
“Dirgli che?”
Che non è successo niente? Cosa dovrei dire?
L’aria è gravida di pioggia e del profumo dei fiori di primavera. Mi fa battere il cuore forte e mi spezza il respiro, mi precipita in una felicità folle. Toc, toc, dicono i secchi. Il gatto dorme accanto a me ronfando per recuperare dignità e dimenticare brutte faccende. Cercherò le parole abbandonate ed i racconti nascosti sotto le sedie, dimenticati tra le scope e scatole vuote di cartone e ricomincerò a dondolarmi sulle mie storie.
Mi piacerebbe donarvi un racconto che profumi come la crostata dell’infanzia, accoccolarci accanto al caldo del forno acceso sospesi su una carezza dolce e ruvida allo stesso tempo.
Un cucchiaio della mia marmellata preferita racchiusa da un guscio profumato e croccante, una resistente armatura a difesa di un rosso, dolce, aspro…….cuore di visciole, un cuore che cerco di difendere sotto una scorza ruvida e robusta. Non so farne a meno.
Ecco, per tutti quelli che mi hanno scritto, che mi hanno cercato, che mi hanno voluto bene, fatto sorridere e fatto compagnia. Ai nuovi, inaspettati e felici incontri.
Un dolcetto ed una tazza di tè a tutti coloro i quali hanno bussato alla mia porta perché gli sono mancata e perché, un po’ forse, si sono preoccupati.
Un dolcetto ed una tazza di tè.
Grazie.
Non c’era niente di cui preoccuparsi, davvero.
Non è successo niente. Niente di che.
Bocconotti croccanti cuor di visciole
Dosi per 14 pezzi
La frolla è fatta con lo strutto invece che con il burro. È più croccante dell’altra senza risultare dura e si mantiene asciutta per diversi giorni nonostante l’umidità del ripieno.
Non è necessario il riposo in frigo quindi veloce da fare ed risulta piacevole soprattutto per quelli che detestano il sapore…”burroso” delle altre frolle.
ingredienti
200g di farina
100g di zucchero
50g di strutto
1 uovo
Un pizzico di sale
Scorza di limone grattugiata
Marmellata q.b.
Fondere lo strutto. Mescolare l’uovo, lo zucchero ed un pizzico di sale quindi aggiungere lo strutto a filo mescolando energicamente per ottenere un composto liscio ed omogeneo. Attenzione a non cuocere le uova con strutto troppo caldo. Unire la scorza di limone e, a poco a poco, la farina, fino ad ottenere una massa morbida da lavorare brevemente con le mani fino ad ottenere una pasta omogenea e liscia.
Stendere la pasta ad un’altezza di circa 2/3 mm, tagliare con un coppa pasta di 10cm di diametro e farcire ogni disco con la marmellata. Chiudere con un altro disco e sigillare i bordi.
Infornare per circa 20 minuti a 180° . Spolverare con zucchero a velo i dolci caldi.
Un dolcetto in più, un abbraccio fortissimo a Paola “piccoLINA”, a Silvia “Rumore di fusa” e a Patty “Andante con gusto” che era certa vi sareste preoccupati per me anche se io non ci volevo credere : )