Stefano Cavanna
Parlare di “Lords Of Chaos”, a più di un anno dall’uscita della versione tradotta in italiano, potrebbe apparire un’operazione tardiva; forse è così, ma è altrettanto probabile che la lettura di quest’opera, effettuata successivamente ai fatti tragici verificatisi a Oslo lo scorso anno, consenta di valutarne il contenuto sotto una luce diversa.
Il libro di Michael Moynihan e Didrik Soderlind è una summa apparentemente esaustiva della genesi di un movimento, non solo musicale, e delle relative ricadute del fenomeno sia in Norvegia sia nel resto d’Europa. Gli autori hanno scelto di raccontare la storia dal principio, avvalendosi delle dichiarazioni dei protagonisti e integrandola con sezioni di stampo saggistico relative al satanismo, al paganesimo, all’occultismo e a tutto ciò che è sempre stato parte integrante, nel bene e nel male, dell’immaginario metal.
Chiaramente, dal punto di vista della scorrevolezza, l’opera non può che risentire di una certa frammentarietà, ma bisogna tenere conto che gli autori hanno inserito un numero imponente di informazioni con l’intento di fornire un quadro completo nei limiti del possibile, a discapito forse dell’organicità dell’insieme.
La lettura difatti risulta piuttosto avvincente nelle parti dedicate al racconto dei fatti, integrato con le testimonianze dei protagonisti, mentre viene messa a dura prova l’attenzione del lettore quando, nella parte centrale, pare trasformarsi in un poco digeribile trattato di filosofia occulta.
Moynihan e Soderlind optano scientemente per una narrazione distaccata, evitando quindi di prendere posizione nei confronti dei protagonisti e astenendosi dal commentare gli avvenimenti; questa scelta, se da una parte può apparire come un buon pretesto per lavarsene le mani, dall'altra consente a chi legge di farsi un’idea non precostituita degli avvenimenti descritti.
E’ innegabile che il grande protagonista del libro sia Varg Vikernes (alias Count Grishnack, lo pseudonimo usato all’epoca, nonché mente e braccio del progetto Burzum) che, con la sua personalità controversa, risalta come l’unico personaggio di un certo spessore tra chi è stato coinvolto direttamente nell’incendio delle chiese e nei fatti di sangue che si sono succeduti all’epoca. In effetti, questo tende a squilibrare un po’ il racconto, relegando tutti gli altri al ruolo di comparse (salvo forse il solo Euronymous), anche perché le frequenti dichiarazioni del “Conte”, prima e dopo il processo, occupano buona parte della storia, fornendo lo spunto a digressioni a volte fuori contesto come, per esempio, l’ampio spazio dedicato alla correlazione tra ufologia e nazismo.
Peraltro, da appassionato di metal estremo, ritengo che l’aspetto musicale sia stato messo troppo in secondo piano rispetto alla pura cronaca, relegando la scena black metal alla stregua di un’accozzaglia di personaggi, spesso dalla misera caratura morale e intellettiva, pronti ad abbeverarsi di qualsiasi teoria che fosse funzionale a supportare i loro atti; la stessa definizione di cacofonia, che ricorre più volte, associata al sound proposto dalle band dell’epoca, fa intuire che il genere non fosse troppo nelle corde degli autori e che gli stessi, probabilmente, pensavano che avrebbe avuto vita breve con lo scemare dell’eco dovuto agli eventi criminosi.
Oggi invece si può affermare con certezza, proprio perché è possibile tracciare un consuntivo sulla lunga distanza, che il black metal non è stato un fenomeno passeggero ma, evolvendosi, è divenuto un genere di dignità pari se non superiore ad altri; nel corso degli anni ha sicuramente perso quella carica eversiva propria di band seminali come i primi Mayhem, Emperor, Darkthrone, Immortal ecc., ma nel frattempo i protagonisti sono maturati sia come musicisti sia come persone. Se poi questo allontanamento dallo spirito originario dello "Svarte Sirkel", viene considerato da molti come una sorta di tradimento, è solo un problema di chi fa dell’integralismo (musicale e non) il proprio pane quotidiano.
Resta il fatto che l’operato degli autori è ragguardevole per l’enorme lavoro di ricerca compiuto, ai fini di raccogliere i diversi contributi da utilizzare nelle due stesure; se l’esito finale possa denotare uno sbilanciamento “pro o contro” dipende solo dai punti di vista del lettore.
Detto questo, è doveroso precisare che, da parte di molti dei protagonisti citati nel libro (Varg Vikernes su tutti), è stata negata la veridicità di molti passaggi e per giunta, gli autori sono stati accusati senza mezzi termini d’aver strumentalizzato determinate affermazioni, oltre che aver volutamente estrapolato ad arte le dichiarazioni dal contesto originario proprio per fornire ai lettori un’immagine distorta degli avvenimenti.
Non è compito nostro stabilire chi, in questa querelle, possa avere ragione o torto, ma è probabile che molti dei protagonisti (Vikernes a parte) degli avvenimenti che sconvolsero la tranquilla Norvegia all’inizio degli anni ’90, col tempo abbiano rivisto certe posizioni estreme e quindi non abbiano gradito più di tanto l’essere stati tirati nuovamente in ballo.
Ciò che emerge a posteriori, dalla lettura del libro, è che la nascita del black metal in Scandinavia è coincisa in parte con i primi rigurgiti nazionalisti, emblematici di paesi che godevano di un elevato benessere nonché di un beato isolamento rispetto al resto dell’Europa; i primi flussi immigratori furono determinanti nel far riemergere certi retaggi di stampo nazional-socialista che, uniti a un coacervo di paganesimo, satanismo, occultismo e teorie superomistiche, avrebbero portato alla creazione di un sottobosco di associazioni e movimenti la cui reale pericolosità sociale è sempre stata sottovalutata, basti leggere questa dichiarazione, stralciata dalle pagine finali del libro, attribuita al sociologo Henrik Lunde: “Penso che la scena nazionalista si stia muovendo in una direzione più violenta. (…) Manca ancora il passo finale (…), ma è necessario che venga reciso l’ultimo legame con il mondo reale. Ed è difficile farlo”.
Queste previsioni saranno purtroppo smentite dai fatti drammatici accaduti il 22 luglio 2011 con lo sterminio di 77 vite umane da parte di Anders Breivik, autodefinitosi anti-multiculturalista, anti-marxista e anti-islamista; facile ipotizzare che, in tutto il mondo, la stampa benpensante si sia affannata a cercare, nei giorni dopo la strage, un qualsiasi collegamento tra il black metal e il terrorista senza riuscirci e immaginarne la delusione nel constatare che, uno dei più efferati killer della storia moderna, non fosse un capellone satanista con la maglietta dei Burzum ma piuttosto un sedicente cristiano abbigliato come un damerino e amante della musica classica …
“Lords Of Chaos”, in definitiva, si rivela un’opera importante, soprattutto perché è stata la prima ad affrontare in maniera approfondita queste tematiche, sia pure con qualche imperfezione e prolissità di troppo; se poi, quanto riportato a livello di cronaca, sia da prendere per oro colato o meno, questo probabilmente non lo sapremo mai.
Chi è appassionato di metal e conosce, anche in maniera sommaria, gli eventi trattati nel libro, troverà più di un motivo di interesse, diversamente riteniamo che un neofita potrebbe avere più di un problema ad entrare in sintonia con gli argomenti trattati dagli autori.
Tsunami Edizioni