31 marzo 2014 Lascia un commento
Confesso malgrado tutto una certa emozione nel rivedere un compositore cosi’ legato al cinema, vero e proprio perno tra due arti che amo molto.
Se nella precedente occasione, il connubio cinema-musica si manifestava proponendo i suoi temi piu’ celebri, alcune sonorizzazioni ed inedite colonne sonore per corti e documentari,oggi ci si tuffa nel cuore della settima arte regalando un commento audio a nientepopodimeno che "La corazzata Potemkin" l’immortale capolavoro del maestro Sergej Ejzenstejn.
Film muto del 1925 che ritrova voce grazie a Nyman e alla sua orchestra, formazione di una dozzina di elementi col direttore personalmente impegnato al pianoforte.
Si inizia col meglio di "A Zed and Two Noughts", "Lo zoo di Venere" in italiano ed e’ una scelta a dir poco perfetta. Ascoltare un Nyman storico eppure diverso dai soliti, si fa per dire, "The piano", "The Draughtsman’s Contract" o "Gattaca" da’ modo di riprendere contatto col compositore senza cadere nello scontato ma soprattutto misurare il peso specifico di un ensemble di musicisti che sotto la guida del maestro, afferrano per mano l’ascoltatore guidandolo in un turbinio di pattern in egual misura dolcissimi e sintatticamente perfetti, nello stile proprio di Nyman che come sappiamo, nella colonne sonore di Greenaway o in generale nella produzione degli anni ’80 e dei primi ’90, ha davvero dato il suo meglio. Quattro pezzi, non uno di piu’ e non di meno per approcciare i suoni e i loro esecutori.
Il preludio di "A Zed and Two Noughts" dura poco ed e’ un vero dispiacere ma cio’ che segue, "La corazzata Potemkin" e relativa colonna sonora, compensano ogni perdita. Tralascio le considerazioni tecniche ed estetiche sul film ma la carica drammatica resta a distanza di un secolo immutata e potente, laddove Nyman ha saputo cogliere il pathos e farne sinfonia.
La fusione tra i due mezzi non e’ perfetta ma quando c’e’ da accelerare sul pedale dell’azione o del sentimento, Nyman non si fa attendere all’appuntamento. Era da parecchio che speravo di ascoltare un Nyman cosi’. Dopo gli episodi felici ma non entusiasmanti degli ultimi dieci anni, pare che il compositore inglese abbia ritrovato confidenza col minimalismo di sempre pur non negando novita’ e proseguendo sul cammino della ricerca.
A tratti vicino a Reich ma ammetto possa dipendere dall’accostamento del film, fino in fondo si combatte per osservare il girato o l’orchestra in azione che sotto l’attenta egida di Nyman, meriterebbe una visione autonoma.
Passato integralmente il film, poco piu’ di un’ora, tanti applausi e la speranza di rivedere e riascoltare.
E’ dal 2011 che Nyman e’ in tour con la sua orchestra per questa opera, quindi vale l’invito a seguirlo e per chi ha gia’ assistito, sperare in una nuova occasione per rivederlo.