Magazine Cinema

Michael Radford

Creato il 09 settembre 2011 da Alejo90
Another Time, Another Place (1983)
1984 (1984)
White Mischief (1988)
Il Postino (1994)
B. Monkey (1998)
Dancing at the Blue Iguana (2000)
Il merchant di Venezia (The Merchant of Venice) (2004) - 2,5/5
Flawless (2007)
Hotel Lux (2011)
Radford (1946), inglese nato in India, ha iniziato lavorando in tv, realizzando documentari per la BBC, per poi passare alla regia cinematografica. E' anche sceneggiatore e produttore.
-Il mercante di Venezia
(The Merchant of Venice) di Michael Radford - USA/Italia/GB/Lussemburgo 2004 - drammatico - 120min.
Adattamento cinematografico dell'opera di Shakespeare (1596-97).
A Venezia un mercante (Jeremy Irons) che deve la sua fortuna al commercio marittimo si impegna a restituire 3000 ducati all'usuraio ebreo Shylock (Al Pacino) con cui l'amato amico Bassanio (Joseph Finnies) ha contratto un debito per potersi presentare in pompa magna alla magione della fanciulla (Lynn Collins) di cui vuol ottenere la mano. A seguito di condizioni sfavorevoli Antonio perde l'intera flotta, e si prepara a pagare il suo debito con la vita: Shylock, che odia il mercante per il suo antisemitismo, reclama una libbra della sua carne.
E' uno dei migliori esempi di come teatro e cinema siano inconciliabili (infatti capita che chi apprezza uno non apprezzi l'altro), malgrado certe opinioni secondo cui il cinema è una evoluzione moderna del teatro. Teatro e cinema sono forme d'arte completamente diverse, questo tentativo di adattamento di un'opera da un mezzo ad un altro ce lo conferma: non è solo una questione di testo, che ovviamente al cinema suona quantomeno fuori luogo; nemmeno la classicità della vicenda, che grazie al genio del suo autore coinvolge e riflette su una serie di problemi, di cui l'odio razziale è uno; non è neanche la difficoltà tecnica di allestire la messinscena (gli esterni veneziani sono assai suggestivi, gli interni realizzati in Lussemburgo ispirati); è l'amalgama che non convince, il suo essere opera teatrale che non rende giustizia alle possibilità espressive del mezzo cinema, e sminuisce le potenzialità stesse del testo che fuoriuscirebbero con maggior potenza su un palcoscenico, ad esempio la recitazione: Pacino viene dal teatro e si vede, la sua è una recitazione imponente e partecipe; molto bene anche il fragile e appassionato Irons e a seguire tutti gli altri interpreti, ma probabilmente il coinvolgimento di tale tipo di recitazione raggiunge il suo culmine in sala, davanti ad un pubblico che è lì in quel momento.
Insomma malgrado la buona volontà, questo film costituisce un'operazione dagli evidenti limiti.
Voto: 2,5/5

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