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Michela Murgia e TQ

Creato il 05 agosto 2011 da Marinobuzzi

L’intervento di Michela Murgia (Repubblica 5/8/2011) e, aggiungerei, di molte/i altre/i
autrici/autori che hanno rifiutato l’adesione a TQ, solleva alcune
giuste perplessità. Tuttavia mi sembra che si stia radicando un
atteggiamento prevenuto verso questo gruppo se non addirittura uno
snobismo culturale contro tutto ciò che è “insieme”. Vero è, ed è
un’impressione che pure io ho avuto, che i manifesti siano troppo
generici e si rifacciano poco a un modello innovativo di cui TQ
dovrebbe farsi, a mio parere, portavoce. Ma credo anche che i
manifesti dovrebbero essere testi in evoluzione, arricchirsi di idee e
spunti, evitare la staticità. Sono altresì convinto che non si possa
giudicare a priori senza conoscere chi si sta muovendo in TQ e il modo
in cui lo sta facendo. Si danno per scontate molte cose di un
movimento che è appena nato e che sta cercando di mettersi in piedi
per muovere i primi passi. Leggo, per esempio, che si considerano i
limiti TQ (quindi quelli anagrafici) come elemento negativo. Ma, da
quello che ho percepito sino ad ora, i “trenta-quaranta” non sono un
limite, fanno parte di questo gruppo anche persone che hanno meno di
trent’anni. TQ è, principalmente, un’idea che va ben oltre i dati
anagrafici (o almeno questo è quello che sento io). Altro problema
sollevato dalla Murgia, problema che ho posto in modo indiretto anche
io, è quello dei firmatari TQ che sono anche dentro il “sistema”, come
operatori o come scrittori, delle grandi realtà editoriali. Il dubbio
c’è, è vero, ma come qualcuno mi ha fatto notare se stanno in TQ e
mettono il proprio nome è perché ci tengono a cercare di cambiare le
cose o, almeno, ne condividono l’idea di fondo. Mi sembra troppo
facile sostenere che siccome sono “dentro” il sistema allora non
possono esprime idee “contro”, che per essere completamente liberi di
criticare si dovrebbe essere fuori dalle logiche di mercato. A questo
punto coloro che criticano quotidianamente Berlusconi dovrebbero
uscire in massa da Mondadori e non pubblicare per le case editrici del
suo circuito. Insomma mi sembra di capire che fra le persone che
declinano l’invito, e che sono, ovviamente, liberissime di farlo, ci
siano alcune categorie ben riconoscibili: chi critica a priori perché
“un artista deve essere libero” e quindi non vuole ingabbiarsi in un
manifesto politico/culturale, chi si limita a dire “seguo con
attenzione TQ” che è un po’ come dire “la cosa non mi riguarda” e chi
invece, già arrivato, comodamente dentro il sistema, non ha nessuna
intenzione di metterne in discussione l’attuale condizione. Stimo
molto il lavoro della Murgia e, lo ripeto, condivido le sue
perplessità. In particolare il discorso delle scrittrici. TQ appare
anche a me che sono un maschio decisamente troppo maschile. Le quote
rosa non servono a nulla ma forse siamo poco “attrattivi” verso le
donne, forse non ci occupiamo delle problematiche sociali legate al
mondo femminile, delle loro istanze e questo è sicuramente un limite.
Mi sembra, per esempio, che il discorso del linguaggio di genere sia
stato del tutto ignorato da TQ ed è un vero peccato perché potrebbe
essere, in questo senso, un’idea rivoluzionaria, un modo per
avvicinare le istanze del mondo femminile e femminista. Forse dovremmo
guardare con più interesse ai movimenti delle donne e fare proposte
concrete. Invece mi sembra che l’attenzione di TQ, almeno per le e
mail che ho letto, sia focalizzato, in questo momento, su come e
quanto appare TQ sulla stampa (non è una critica è solo una
riflessione). In questo senso però Murgia, che lamenta una scarsa
adesione femminile, avrebbe potuto, con la sua adesione, aprire le
porta a molte altre donne che vedono in lei un modello culturale e che
si riconoscono nelle sue ideologie.
Infine permettetemi una piccola provocazione.
Forse non dovremmo rincorrere i grandi nomi, TQ dovrebbe essere
un’esperienza che parte dal basso e che coinvolge anche e soprattutto
chi non ha opportunità di far conoscere il proprio pensiero.
Marino Buzzi


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