Michele Scartezzini fa parte a pieno titolo di quella che potrebbe essere una “generazione d’oro” della pista italiana: veronese di Azzano, ventun anni da compiere il 10 gennaio, a ottobre si è portato a casa una bella medaglia di bronzo dai Campionati Europei di ciclismo su pista, ottenuta nell’inseguimento a squadre assieme agli amici-e spesso corregionali-Liam Bertazzo, Ignazio Moser, Elia Viviani e Paolo Simion. Ma il giovane veneto è un ciclista a tutto tondo: se la pista può garantirgli di per sé un buon numero di soddisfazioni, gli serve anche per migliorare le sue abilità su strada. Questo è il trucco: pista e strada, assieme, per diventare un corridore completo. Come si fa? Sentiamo cos’ha confidato in esclusiva ad Olimpiazzurra.
Michele, domanda da un milione di euro: come si fa a integrare correttamente strada e pista? In Italia per anni si è sottovalutato il secondo settore, ma adesso molti ragazzi-tra cui tu-riescono ad andar bene in entrambi i casi…
“Innanzitutto bisogna che la pista ti piaccia e ti affascini. Questo è il mio caso: poi non bisogna andare in pista perché te lo dicono, ma perché sai che è una cosa che ti fa bene e quindi quando ne sei convinto tutto viene più facile. Non deve essere un peso! Per farti un esempio, pochi giorni fa il tempo non era dei migliori, allora ho preso la macchina e sono andato fino al velodromo di Montichiari, nonostante il giorno successivo avevo in programma un ritiro con la nazionale. Poi certa gente sostiene che magari fa male per la strada o cose così, ma posso fare l’esempio di quest’estate: sono stato in pista per i Campionati Europei per più di due settimane trascurando la strada, appena sono tornato ho saputo che avrei corso il Giro della Valle d’Aosta quattro giorni più tardi. Come tutti sanno, in Valle d’Aosta la montagna la fa da padrone e anch’io sapevo di andare li non nelle migliori condizioni di preparazione per affrontare un simile giro. Mi sono ricreduto già al primo giorno, dove mi sono letteralmente divorato la vittoria di tappa, chiudendo secondo. Il mio giro li ha cambiato storia, sono andato sempre migliorando e l’ho finito con una buona condizione che mi ha permesso, una settimana dopo, di vincere su strada.
E’ vero, per tanta gente la pista è stata sottovalutata. Io ho avuto la fortuna di avere un allenatore che fin da piccolo mi ha portato in pista, ho iniziato ad andare nei velodromi da G6/esordiente primo anno e da li non l’ho più lasciata. Ora molta gente sta entrando in questo mondo(per quel che riguarda l’Italia), infatti all’estero questo fenomeno è normale tra i ragazzini che iniziano ad andare in bici, prime nazioni fra tutte l’Australia o la Gran Bretagna”.
Credi che la Federazione si stia muovendo nel verso giusto per cercare di rilanciare il settore della pista?
“Sì, secondo me stiamo entrando nell’ottica delle altre nazioni, anche grazie al supporto da parte della Federazione che sta capendo il movimento, tra cui il presidente Renato Di Rocco, senza dimenticarci della mentalità del nostro C.T. Marco Villa.
Per riuscire a preparare al meglio i prossimi Campionati del Mondo su pista, terremo un ritiro in Spagna ai primi di gennaio e successivamente partiremo per il Messico, dove ci alleneremo per la strada e prenderemo parte alla Coppa del Mondo, senza grandi pretese. Tutto ciò non sarebbe possibile se non avessimo il supporto da parte della Federazione, la quale, appunto, sta entrando in questo progetto di rilancio”.
Come valuti le tue performance agli Europei in Lituania, da dove hai portato a casa una bella medaglia?
“Diciamo che abbiamo lavorato bene prima di questo appuntamento: la coppa del mondo a Cali ci è servita davvero tanto per prepararci. La medaglia, che mancava da tempo in questa disciplina dell’inseguimento a squadre, è stata una grande soddisfazione. Siamo stati doppiamente contenti in quanto già in Colombia avevamo la possibilità di andare a medaglia, ma la fortuna non ci ha assistiti“.
Però quel bronzo non è stata la tua prima medaglia continentale, nonostante la tua giovane età….
“Esatto, ho preso una medaglia alla mia prima spedizione continentale da juniores primo anno nell’americana, un secondo posto che mi ero promesso di trasformare in oro l’anno successivo e così è stato, pur non in quella specialità. L’anno successivo ho infatti vinto l’oro nella corsa a punti, due argenti, uno nello scratch e uno nell’inseguimento a squadre, pur col rammarico del quarto posto nell’Americana, ma ero davvero stanco…”
Più in generale, che voto daresti al tuo 2012, dove hai avuto ottime soddisfazioni anche su strada?
”Dovendo dare un giudizio personale, il bilancio è davvero positivo, soprattutto raffrontando il 2012 all’anno precedente, che non era certo stato dei migliori“.
Quali sono i programmi del tuo 2013 e quali aspettative hai per questo nuovo anno?
“La stagione inizierà appunto con la pista per poi alla fine di febbraio iniziare la stagione su strada e riprendere la pista a circa metà luglio per i Campionati Europei.
Le aspettative sono quelle di crescere ancora e magari di riuscire ad ottenere un po’ più risultati rispetto a quelli del 2012. E magari chissà, fare un pensiero a Firenze…”
Che rapporto ti lega agli altri azzurri della nazionale su pista, considerando che alcuni di loro sono tuoi compagni di squadra e gli altri sono comunque veneti come te?
“Con loro c’è un grandissimo rapporto di amicizia, abbiamo iniziato insieme a vincere titoli italiani e non ci siamo mai separati; in questo caso mi riferisco a Liam Bertazzo e Paolo Simion, uno mio compagno di squadra, l’altro mio avversario nella Zalf, ma pur sempre un grande amico con cui vado d’accordissimo, infatti siamo sempre in camera insieme quando siamo in nazionale. Poi il gruppo della nazionale è una grande famiglia, quasi una seconda squadra dopo quella del club e della quale bisogna essere fieri ed onorati di farci parte.
Tra i tuoi compagni alla Trevigiani-Dynamon Bottoli, c’è anche un certo Mattia Cattaneo, che è considerato uno dei più grandi talenti del nostro ciclismo: cosa ci dici di lui?
“Mattia è una persona d’oro, fantastica! E’ appena passato alla Lampre, ma per due anni siamo stati in squadra assieme. Da lui c’è molto da imparare, dall’allenamento all’alimentazione…un vero esempio! Con lui mi sono sempre trovato bene, a lui chiedo molti consigli ed è sempre molto disponibile in quanto è veramente una persona speciale, disponibile e umile. Con lui mi sono sempre trovato bene e anche in gara, sui consigli che mi dava e ricordo in una gara quando è stato lui a dirmi di partire perché vedeva che stavo bene e che potevo andare per giocarmi le mie carte. In una parola, Mattia è speciale!”
Quando la bicicletta è ferma, cosa ti piace fare?
“Quando la bici è ferma non riesco a stare fermo, trovo sempre qualcosa da fare. Sto con la ragazza, mi trovo con gli amici, oppure gioco a tennis con il mio compagno di allenamenti quotidiano Elia Viviani, altra grande persona! Ascolto musica, navigo sui social network, sistemo la bici se c’è da farle qualcosa o lavo la macchina, mi piace che sia in ordine…”