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MIDLAKE - The Courage of the OthersI Midlake hanno dimost...

Creato il 15 marzo 2010 da Restoinascolto
MIDLAKE - The Courage of the Others
MIDLAKE - The Courage of the OthersI Midlake hanno dimost...I Midlake hanno dimostrato in precedenza di non volersi soffermare sugli stessi scenari per più di un attimo. Band che con il primo disco ha pagato tributo, più di ogni altra, ai Radiohed tanto da guadagnarsi l’appellativo, cosi come per altre formazioni, di band clone dei maghi dell’oxfordshire. E loro, subito pronti nel secondo disco (texani caparbi eh!!!) ci smentiscono con una prova d’orgoglio e mettono a segno brani della densità emotiva di Roscoe, Head Home, Branches per citarne alcuni. Ma non volevano solamente stupirci e nel terzo disco (che ho pazientemente ascoltato nel week end pena la fustigazione per aver proferito “maleparole” dinanzi alla Suprema Corte), cambiano direzione proprio a conferma di non voler sottostare a nessuna condizione di trionfo e forse inconsapevolmente affiora la volontà di voler ricercare una maturità che metta definitivamente a tacere le dicerie e che gli renda giustizia per i troppi, tanti paragoni, rischiando anche il fallimento del progetto. The Courage of the Others non è disco facile al primo ascolto, non cattura l’orecchio più superficiale. Non sbalordisce cosi come fece Trials of Van Occupanter (che pagò dazio a certa musica americana - Fleetwood Mac in primis -). Anzi, l’eccesso di linearità e compattezza delle melodie spazientisce. Richiede pertanto, di soffermarsi, di addentrarsi nelle maglie di melodie ripetitive, portanti, stratificate. Percorsi che volgono al tramonto, romanticamente e al contempo preoccupante. Diversamente di come invece “albeggia” dalle parti di Andrew Bird, Fleet Foxes, Beach House. Qui la paura ed una fragilità interiore, emergono dal passato e non mi pare ci sia possibilità che vengano sgomberate da un raggio di sole. Brani portanti nel disco: Winter Dies, sintomo di una intima fragilità, Fortune per la sua differente produzione ma soprattutto perché unico momento del disco a regalare pacatamente armonia, Childrens of the Ground impreziosita da chitarra elettrica qui ricamata ad arte. Mi piace dunque pensare ai Midlake non come avviene abitualmente, giro di boa, cambio di produzione e balle varie. Mi piace pensare a loro (e ai loro lavori) così come se fossero tre anime che convivono ognuna a suo modo attraente. Tre anime, parti di un percorso introspettivo che mette Tim Smith di fronte agli spigoli arcaici della vita e lui con quella sua voce ci regala passaggi emotivi e amabili che ricoprono il ruolo di cerniera tra il mondo esterno e la tumultuosità interiore. L’interrogativo è d’obbligo: chissà se il coraggio è davvero solo degli altri? Buon ascolto.Giamp

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