Secondo Woody Allen, al di fuori del presente, non esiste altra epoca che sia degna di essere vissuta.
Lo scopre a sue spese il protagonista del film, Midnight In Paris. Gil è uno scrittore americano che sta visitando Parigi con fidanzata e futuri suoceri per cercare ispirazione e cibarsi di cultura europea.Una notte, separatosi dalla moglie per rientrare con un certo anticipo all'hotel, si perde tra i boulevard del centro e poco dopo la mezzanotte si ritrova catapultato ad una festa i cui principali invitati sono artisti illustri vissuti un secolo prima. Gil si rende subito conto dello straordinario anacronismo che sta vivendo ma non ha alcuna difficoltà a muoversi negli anni '20, a familiarizzare con una comitiva di pittori che sembrano usciti da un libro di storia dell'arte e ad innamorarsi della loro musa Adriana.Inevitabile, a quel punto, è il divertente gioco temporale col quale Gil traghetta nel giorno tutto ciò che apprende di notte, correggendo gli spropositi dell'amico saccente e migliorando la stesura del suo romanzo grazie ai consigli letterari da premio Nobel di Ernest Hemingway.
A cavalcioni tra due secoli e diviso tra due donne completamente diverse - l'algida fidanzata Inez e la dolce amante Adriana - Gil non può più fare a meno di tornare ogni notte a l'âge d'or, all'epoca dorata, a quel segmento storico più stimolante del presente, e di incoraggiare i suoi sentimenti. Finché non si accorgerà che anche nella belle époque proprio come nella sua era, forte è il desiderio di fuggire il presente, dominato da un senso di non appartenenza. In un film babelico che mescola periodi, lingue (inglese, francese e spagnolo) e culture tanto distanti tra loro Allen fa della voglia di fuggire dal presente un'arte senza tempo, come senza tempo sono le pretese esistenziali dell'uomo che restano sempre uguali a qualunque secolo egli appartenga. Ma il regista col pallino dell'Europa non aggiunge nulla di più a quanto già non dicesse La Rosa Purpurea del Cairo perché, in fondo, Gil non è che la versione in pantaloni di quella Cecilia che si innamorava dell'attore uscito improvvisamente dallo schermo la cui estemporaneità portava la protagonista alle stesse, inevitabili conseguenze.
Eccezionali, oltre al convincente entusiasmo puerile di Wilson, anche Adrien Brody nel ruolo di Salvador Dalì e Kathy Bates nel ruolo di Gert. La première dame Carla Bruni ci sorprende con apparizioni intermittenti.Non dovrei raccontare la trama perché vederla senza alcuna anticipazione, come ho fatto io, la renderebbe sicuramente più godibile, ma Midnight In Paris non delude comunque e lascia nell'animo quella sensazione di bellezza e di bontà che solo le emozioni provocate dall'arte, da Parigi e dall'amore possono regalare.