«Se fossi una poetessa, dedicherei un’ode alle donne che sono andate a lavorare all’estero. Ma sono solo una madre, come tante, lontana da tutto ciò che per lei è piú caro e prezioso».
Lilia Bicec, Miei cari figli, vi scrivo
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Miei cari figli, vi scrivo è una serie di lettere, mai inviate, da parte dell’autrice, Lilia Bicec, ex giornalista moldava, ai suoi figli, Cristina e Stasi, rimasti in Moldavia, mentre lei, venuta sola in Italia, ha dovuto rimboccarsi le maniche per sopravvivere e per garantire un futuro migliore ai suoi amati bambini.
In queste lettere, Lilia Bicec racconta i suoi stati d’animo e tutte le difficoltà legate al tentativo di piantare le proprie radici in una terra straniera, a volta dura e ostile. Ai suoi figli narra anche le vicende dei loro nonni, ex deportati in Siberia e la storia della Moldavia.
Miei cari figli, vi scrivo parla dell’ odissea di una delle tante madri dell’Est Europa, costrette a subire l’umiliazione di diventare colf e badanti, anche se nel loro Paese possedevano una laurea. Ma soprattutto è la storia del dolore e della solitudine di donne lontane dai propri figli, che costituiscono l’unica ragione per cui decidono di soffrire così tanto.
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Questo libro mi ha commosso molto. Non c’è altro da dire o da aggiungere.
Mentre leggevo, ho capito che nessun amore potrà mai superare quello di una madre.
Ci portano in grembo per nove mesi e devono soffrire per metterci alla luce. Ci hanno dato la vita, eppure sono loro a ringraziarci di esistere.
In questo romanzo si parla di madri coraggiose che non si sono fermate davanti a nulla. Sono andate all’estero, si sono umiliate, sono state appellate come “straniere”, ma nonostante tutto sono ancora in piedi e lottano ogni giorno per la loro dignità. Tutto questo per amore dei propri figli.
Purtroppo, io con le mie semplici parole non posso descrivere l’amore materno, così immenso e meraviglioso al tempo stesso.
Vi riporto così una frase di una delle lettere:
<< Tutto l’amore preme su di me come un cancro feroce e doloroso, ma di questo sentimento non voglio sbarazzarmi, al contrario, vorrei regalarvelo bambini miei, perché senza di voi non posso andare avanti. L’amore che ho per te, Cristina, e per te, Stasi, è unico e immenso. E’ diverso da ogni altro amore, è più forte di quello che posso provare per un uomo.>>
Come anche l’autrice ha scritto, il cuore di una mamma piange quando sta lontana dai suoi figli.
Chi ha la fortuna di avere la propria mamma accanto a sé, dovrebbe ringraziarla e riempirla di baci. Perché solo la mamma non ci tradirà mai e ci accetterà per quelli che siamo veramente.
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<<L’emigrazione non termina con l’entrata in un paese straniero, è un percorso senza fine.>>
Spesso noi italiani ci lamentiamo di così tanti immigrati nel nostro territorio, ma penso fortemente che anche loro non avrebbero voluto venire qui.
Hanno dovuto ripartire da zero, annullarsi completamente ed essere umili. Vengono considerati degli ignoranti o dei ladri, anche se magari sono medici o insegnanti.
La sofferenza e il dolore di queste persone è tanta. Purtroppo, a molti questo non interessa: gli immigrati sono solo delle pulci fastidiose.
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Consiglio fortemente di leggere questo libro per aumentare la propria sensibilità nei confronti delle persone appena immigrate, lontane dalla loro terra e per rendersi conto di una realtà che spesso è celata ai nostri occhi: quella delle difficoltà di ripartire da capo in una terra che appare ostile.
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<<Solo il buon umore non ci manca, è il nostro angelo custode, ci dà forza e coraggio>>
(Lilia Bicec, Miei cari figli, vi scrivo)