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Migranti,noi e loro/ Una sottolineatura energica ma necessaria di Bruno Forte teologo e vescovo

Creato il 09 gennaio 2012 da Marianna06

Sono trascorsi cinquant'anni dall'apertura del Concilio Vaticano II (ottobre 1962), voluto da papa Giovanni XXIII e Bruno Forte, brillante uomo di comunicazione, teologo molto noto anche in laicissimi  contesti per le  sue numerose pubblicazioni,alcune delle quali volutamente a carattere divulgativo, nonché vescovo della Diocesi di Chieti-Vasto, ci richiama dalle colonne di un noto quotidiano di casa nostra a riconsiderare una "risorsa" e non un handicap il fenomeno delle migrazioni in Europa e nel nostro Paese .

E lo fa appunto attraverso un'attenta rilettura  dei documenti conciliari.

Qualcuno potrebbe dire che non si sta dicendo niente di nuovo.

Che in fondo sono sempre gli stessi melensi discorsi e, per giunta, fatti da un uomo di Chiesa. 

Ma non è  così.

E non lo è perché il razzismo manifesto o  abilmente velato di certi contesti del Nord del mondo tanto in politica che in economia,  che nel parlare della gente comune, esiste. 

E' reale.

 Urge  pertanto svelenare l'aria e disperderlo, magari ,definitivamente.

E perciò il parlarne, a mio avviso, non è mai abbastanza.

Ciò che conta-scriveva Bruno Forte sul SOLE 24 ORE di ieri (spazzate via ormai le festività natalizie con l'Epifania e pronti ad affrontare piuttosto le quotidiane responsabilità), - è educare la mentalità, rifiutando ogni reazione di rigetto razzista(episodio di Firenze, ma non ultimo e non solo purtroppo) come inquinata e inquinante e favorendo il riconoscimento della comune appartenenza di tutti, immigrati e no, alla medesima famiglia umana, alla stessa barca di un'umanità che non crescerà se non insieme.

Se non sarà insomma,questo è il senso, un'unica e vera famiglia.

E più avanti continuando:"Quale che sia il colore della pelle o la provenienza del lavoratore ricordiamoci che il figlio di Dio,con l'incarnazione (il mistero più grande unitamente a quello della risurrezione) si è unito in certo modo ad ogni uomo, ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha agito con volntà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo".

"Senza dimenticare-  prosegue sempre il nostro- che accoglienza e rispetto sono dovuti comunque a chi bussa alle nostre porte(anche da parte dei governi) in cerca di un futuro migliore,provenendo da storie di enorme sofferenza, spesso d'ingiustizia e violenze subìte. E non basta quindi il solo calcolo di convenienza a proposito del bisogno d'immigrati per mandare avanti una sempre più avida quanto ingessata economia europea".

In conclusione tutto può avvenire e anche bene . Ma solo con un cambio di mentalità.

E ricordando il messaggio della Giornata Mondiale della Pace(messaggio, quest'anno, per i giovani e per chi ha l'impegnativo  compito di educarli) - aggiungo io - bisogna adoperarsi a partire con le giovani generazioni per costruire ovunque, nord e sud del mondo indifferentemente, un ordine sociale via via sempre più giusto.

E questa responsabilità è solo nostra. Tutta nostra. Di noi adulti.

Nei confronti dei nostri figli e nei confronti dei nostri nipoti.

A qualunque latitudine.

Perché è possibile rendere "nuove tutte le cose"(Ap 21,5).

Basta, però, avere la volontà  vera di farlo e partire con il piede giusto.

Ossia la costruzione di un umanesimo trascendente per il credente, di una società  attenta, rispettosa e responsabile del bene comune per colui che  ha, invece ,una visione laica del vivere.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

IMMIGRAZIONE

 


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