–La ricerca dell’ampiezza in campo–
L’assenza di Ibrahimovic spazza via ogni questione circa l’opportunità o meno di ricorrere al lancio lungo per scavalcare il centrocampo avversario. Già nella partita di Firenze, grazie al buon fondo del campo e alla presenza di un giocatore tecnico a centrocampo, si è preferita un altro tipo di scelta nella costruzione del gioco offensivo: partecipe in maniera importante il nostro numero 20, capace di determinare la rifinitura laterale e soprattutto di essere costantemente “centrocampista aggiunto” con ottimi tempi nella proposizione.
Scegliere il lancio lungo come risoluzione al proprio deficit tecnico di centrocampo può essere una scelta, ma, come ogni aspetto tecnico, presenta anche svantaggi: un impoverimento del gioco -peraltro di già determinato dalla presenza di tre mediani nel pacchetto di centrocampisti-; offrire all’avversario riferimenti fissi in attacco, creando“un comportamento difensivo automatico”, di solito incentrato sul raddoppio sistematico del centravanti deputato al controllo della traiettoria lunga.
Ricorrere al lancio lungo, però, è anche una risorsa, e non solo per la fase offensiva, ribaltando il fronte d’attacco velocemente e sfruttando nel nostro caso le doti tecniche dei nostri difensori centrali e della punta più fisica e tecnica in rosa; pure è efficace per poter ricompattare la squadra, togliere dal pressing i tre mediani, far rifiatare i reparti, uscire dalla pressione sui difensori ed avere il tempo tecnico per ritornare “alti” con la linea di difesa che potrà salire con la palla su.
A Firenze, contro una Fiorentina buona nello sfruttare il campo in ampiezza e inserire i suoi uomini migliori a far gioco, il movimento collettivo dei reparti ha permesso di esprimere una buona circolazione della palla; in avanti, ora uno, ora l’altro interprete del nostro attacco, ha giocato la profondità quando era da ricercare, l’ampiezza quando c’era da farlo. Buon segno… oltreché dell’evidente affiatamento sempre maggiore tra i protagonisti, fondamentale è trovarsi “sincronizzati” nel linguaggio calcistico: Ibrahimovic e Pato e Boateng han giocato come reparto, non solo come singoli.
Le prossime due avversarie del Milan presentano punti in comune: aldilà delle motivazioni mosse da una situazione difficoltosa in classica, entrambe presentano una strutturazione che le accomuna circa quello che sarà da ricercare in campo. Seppur con differenti percentuali di talento ed estro, le squadre di Cavasin e iachini si presentano con un 3.5.2. più o meno mascherato nelle posizioni di presa dell’uomo e differentemente intendono i movimenti d’attacco, ma ambedue dovranno essere assolutamente impegnate in un principio tattico offensivo che solo ultimamente sta venendo a galla: quello di attaccare il campo anche in ampiezza.
Per quel che vale la mia opinione -poco, per fortuna-, è pura fantascienza immaginare di poter creare spazio offensivo semplicemente facendosi attaccare dalle nostre avversarie, il calcio italiano non è quello estero: “Per giocare a calcio bisogna essere in due”, dice il vecchio saggio coi piedi per piantati sul terreno di gioco e la maggior parte delle squadre italiane fonda il proprio gioco sul principio opposto, ovvero giocare sui difetti avversari e non sui propri pregi tecnici -riscontrabili in ognuna delle partecipanti alla Serie A-.
Dal primo minuto o in corsa: Emanuelson rappresenterà nelle prossime gare un importante risorsa
In breve, si possono riconoscere dei comportamenti dai quali sarà importante partire: la zona che le nostre punte devono attaccare -quella esterna ai difensori “della tre”-; la scelta tecnica che si dovrà effettuare per farlo -la triangolazione palla a terra-; il comportamento collettivo che dovremo avere per favorire questa soluzione -attaccare senza palla i loro laterali per non permettergli di raddoppiare con facilità in mezzo-.
Rendere efficace un tipo di scelta del genere passerà gioco-forza dalla scelta di schierare alcuni giocatori dall’inizio o a gara in corso: parliamo del terzino e della mezzala sinistra e del rifinitore dietro alle punte che, per l’ennesima volta, determinerà col movimento senza palla “i punti” dove la nostra squadra vorrà attaccare la linea difensiva avversaria.