Milan 2011/2012: campagna di rafforzamento

Creato il 26 aprile 2011 da Gianclint

-Combinare esigenze tecniche ed economiche-

Incerto, da discutere… praticamente “fatto”: il mercato di rafforzamento del Milan pare essere concluso. I nomi di punta sono quelli che ormai da qualche mese sono sulla bocca di tutti, pure dei giocatori che si espongono in maniera inusuale quando intervistati. Parliamo di Paulo Enrique, detto “El Ganso”, ad esempio, che T. Silva e Robinho attendono con sospetta sicumera a Milanello.

“Io preferisco il ruolo del trequartista e poco m’importa di aver preso il posto in quella posizione a Seedorf”: parole e musica di K.P. Boateng alla Gazzetta dello Sport di un venerdì di un week-end da leoni; “La mia disponibilità è totale”, aggiunge come ogni bravo ragazzo di quell’età deve fare inserendosi in un gruppo tanto importante e sfaccettato per dinamiche umane e tecniche. E’ lui, il nostro 27, che per primo sarà investito dall’uragano Ganso.

Rivedibile nel ruolo di interno di sinistra -ruolo non suo!-, Allegri riapre per lui la porta del centrocampo: “Boateng può diventare una mezzala”, vero, perché ne ha caratteristiche e doti sì, ma tutte da sviluppare -e quanto!-. Ma è altro che ci fa alzare almeno un sopracciglio: non l’equilibrio psicologico personale del Ghanese, che poco sinceramente mi appassiona, quanto la funzionalità che deriverà dall’interpretazione del ruolo da parte del craque in arrivo.

Ganso trequartista: la qualità che si innalza spaventosamente… la prima discriminante che ci ha permesso di avere fin qui una delle difese meno battute -la partecipazione difensiva del rifinitore-, però evapora. E qui ci fermiamo per ora, perché l’estate è lunga.

Mister Allegri ed Adriano Galliani guardano in direzioni opposte nella foto, ma la prossima campagna di rafforzamento dovrà trovare il corretto equilibrio tra esigenze tecniche ed economiche.

Lo ammetto, è ancora “fresca” ed urticante la questione tattica che per tutte le scorse stagioni faceva da cuscino sul quale poi poggiavano le lacune di singoli: la squadra era in difficoltà per la costante e mancata partecipazione da parte di almeno un attaccante alla fase difensiva. Qualunque squadra sarebbe andata in difficoltà, tanto che l’Eto’ò terzino, il Rooney centrocampista, lo Sneijder mediano aggiunto, ancora vengono presi come primi puntelli per motivare per buona parte gli ultimi successi in Champions League.

A Ganso non si può chiedere questo… o forse sì? Lo scopriremo strada facendo, così come il suo indiscutibile valore tecnico -siamo ai livelli dei più Grandi capacità di “immaginare il gioco prima”-, che avrà bisogno di compagni che si facciano vedere davanti, di una punta che attacchi costantemente la profondità, di un terzino che spinga con energia a sinistra, di un centrocampista di passo lungo che copra “i buchi” in mezzo che il suo innesto comporterà con vigore e tempismo, e che abbia capacità tecniche superiori alla norma.

Ruolo → Funzionalità / Reparto → Complementarietà= Equilibrio di squadra : se si segue questa semplice sequenza nella composizione della rosa sarà più facile non disperdere quanto costruito di buono quest’anno. Poco o tanto, certamente migliorabile ma, cosa che più di ogni filosofia applicata al calcio importa, concreta, tangibile e vera.

Non solo la squadra in sé come ideale romantico -e vuoto-, ma il tangibile progetto tecnico merita di essere alimentato con giocatori che andranno “dal prezioso all’utile”: questo dovrà far la squadra, non viceversa… a rincorrere utopie abbiamo passato tutto il campionato terminato un anno fa.

I nomi che si sentono e leggono si differenziano: Marchetti, Taiwo, Mexes -quelli che ci dicono han già l’armadietto col nome su-, rispondono ad esigenze tecniche evidenti; altri spiazzano, o meglio, indicano estrema confusione, non si sa se degli organi di comunicazione o della società: Sahin non c’entra nulla con Moussa Cissoko o Fernando Reges, ad esempio.

Rifiutando “per natura” e mio limite -?- di fare il gioco del “chi è più bravo”, che devo capire ancora su quale scienza assoluta si basa e a cosa porta, la domanda è un altra: “Cosa serve a rafforzare questa squadra? Tecnica?, uno spiccato senso tattico? O magari un mix di tutto questo?”.

Nessuno insegna niente, e credo che l’esperienza -nella vita e pure quella nel calcio- non ci serva a non commettere più gli stessi errori, al massimo “a far sembrare nuovi” sempre gli stessi: le squadre che han vinto e NON si sono ragionevolmente rinnovate vanno incontro a problemi manifesti. Ne sia esempio l’Inter che non raddrizzerà la sensazione di precarietà con la Coppa Italia, né caricando di significati che vanno aldilà dell’Albo d’Oro le gare contro Seongnam e Mazembe, finendo per assomigliare proprio a noi nel post Atene.

Ogni scelta andrà fatta pensando che la squadra è un insieme di vasi comunicanti tra loro: ogni giocatore influenza il gioco di chi sta in campo con lui, fosse pure a 40 m. L’obbiettivo manifesto è tornare a vincere in Europa: il Milan di Sacchi -2 volte-, quello di Capello -1-, l’ultimo di Ancelotti -2- andavano oltre ogni tipo di scontata retorica mitizzante, e rispondevano ad un progetto tecnico preciso, non “vincente” in sé e per sé, ma reso concreto perché creduto anche dalla società. Per diventare una Grande Squadra bisogna iniziare a pensare di esserlo: è il primo fondamentale passo.


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