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Milan-Inter: i duelli che vedremo sul campo

Creato il 27 marzo 2011 da Gianclint

-Incontri ravvicinati di vario tipo-

Si può ritenere che alcuni dei confronti che il campo proporrà possano derivare da vari aspetti, e non solo dalla semplice dislocazione delle due squadre in campo: un duello basato sul movimento “naturale” del giocatore; un secondo sulla strutturazione delle due squadre; l’altro “per scelta” di competenza della marcatura da parte del difensore.

Milan-Inter: i duelli che vedremo sul campo
Abate/Eto’ò: la capacità connaturata al calcio di Samuel Eto’ò di saper attaccare “ovunque”, unita alla caratteristica di Pazzini di saper giocare al centro dell’attacco “scomparendo” dalla presa visiva dei difensori, ed alla ricerca dell’Inter di allargare le maglie della linea avversaria, proporrà un interessante confronto sulla nostra fascia destra.

Impegnato stabilmente come terzino della nostra difesa, Ignazio Abate è il giocatore che più ha evidenziato una maturazione circa la consapevolezza del nuovo ruolo. Il miglioramento a livello tattico di reparto è evidente e -come deve essere- si traduce in giocate difensive efficaci: le diagonali certo, così come l’aver scoperto un buon tempo sul temporeggiamento nell’1vs1 e nel movimento di scappata del reparto, ad esempio.

E’ soprattutto per aver fornito gare non solo di buona tenuta, ma pure brillanti in fase di appoggio al proprio centrocampo, che il biondo terzino si è fatto notare: di fronte i signori Cristiano Ronaldo, Samuel Eto’ò -appunto-, non han avuto vita facile. Istruito ottimamente a livello collettivo, nell’atteggiamento difensivo individuale fa del posizionamento corretto un suo punto di forza: la torsione che dà al busto, in fase di temporeggiamento su un attacco laterale, invita l’avversario a rientrare o a puntarlo sul suo “piede forte”; questo, unito ad un buon riflesso sullo spostamento della palla, fa di Abate un reale acquisto del Milan dell’ultimo anno.

Milan-Inter: i duelli che vedremo sul campo
Van Bommel/Sneijder: tornato ai suoi livelli -comunque sempre ottimi-, dopo l’exploit dell’anno scorso, Sneijder rappresenta uno degli esempi più completi della nuova categoria di trequartisti che si sta facendo preferire. Interno di centrocampo per tempi e educazione calcistica, del trequartista classico mantiene la dote principale: la capacità di farsi trovare smarcato posizionandosi tra le linee; unisce la qualità del “pensare” la giocata PRIMA che questa si compia alla dote principale di un centrocampista naturale: la funzionalità tattica in fase di non possesso.

A giocare sulla medesima porzione di campo, Van Bommel: l’olandese determinerà per larga parte l’equilibrio della squadra in campo. Sfiancante il ruolo, fisicamente e mentalmente, si destreggia finora con buona presenza, soprattutto nella fase di rottura del gioco avversario. Uso a giocare su una struttura del tutto differente di centrocampo, manca in continuità non solo nella fase di costruzione e nella verticalizzazione immediata, ma, per continuità, anche in quella della semplice circolazione della palla, caratteristica distintiva di qualsiasi metodista. Partito “a razzo” riempie gli occhi con l’enorme bagaglio di esperienza che lo fa giocare spesso in uno stato di apparente surplace: le gare che lo hanno visto opporsi ad un trequartista lo colgono in difficoltà sul movimento di presa e rilascio dell’uomo tra le linee.

Milan-Inter: i duelli che vedremo sul campo
Pato/Cordoba: per squalifiche e infortuni la difesa dell’Inter pare essere disastrata -ci crediamo?-. In virtù di questo, Ivan Ramiro potrebbe riappropiarsi del posto da titolare sabato sera. Grintoso, mai domo, fa della velocità la sua arma; del concedere poco spazio, quindi restringere il cono visivo della giocata, forzando il tocco “di prima”, del “farsi sentire” col corpo -e con le parole-, le sue doti di spicco nel difendere. Normolineo, rapido nei riflessi, è abile nel gioco aereo e all’occorrenza sa fare da attaccante aggiunto. Talvolta si lascia sorprendere su un cattivo posizionamento rispetto al compagno di reparto, creando spazio tra sé e la propria porta. Affidare tutto alle sue doti di velocità e d’anticipo, un rischio…

Per una semplice questione di “accoppiare” possibilmente con un opposto morfologico la punta, Pato dovrà andare a cercare “l’altro” centrale. Sia esso Ranocchia -bravo nella gestione della palla, mooolto meno a difendere-, che Materazzi –strutturalmente svantaggiato nel difendere contro Pato-. Senza Ibra a dar ossigeno e a riciclare i palloni “discutibili” del centrocampo, il 7 dovrà mettersi in testa che la palla dovrà pure venire a prendersela, e a cercare un posizionamento funzionale al gioco dei suoi compagni per ogni fase della gara.

Da troppo tempo fuori contesto, non parlando di una media realizzativa che potrebbe essere destinata a scemare poggiando su basi di un anarchismo tattico che a 21 anni fa “stringere il cuore” ai tifosi per quanto lo limiti, è anche altro che servirà a Pato. E’ probabile che non mancheranno gli spazi da attaccare, gli 1vs1 dove poter primeggiare, è vero: ma il derby non è “solo” questo, è roba da grandi. E’ giunta l’ora di diventarlo anche per lui.

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