Buca numero 2 dell’Amen Corner superata con un eagle alla Tiger Woods [che oltre ad essere un grande trombatore, è anche un discreto golfista].
Questa era una di quelle partite che solo nel periodo Ancelottiano della storia del club rossonero si perdevano o pareggiavano in malo modo, spesso anche orrendo. Vuoi perchè uno dei difetti palesi di quel Milan era lo scendere in campo con le ciabatte e le pantofole, sottovalutando chi aveva davanti a se. Dopo aver sbloccato il risultato, invece non c’è più stata praticamente partita e l’organizzazione del gruppo di Allegri si è presa pian piano il sopravvento.
Sui resti della Doria, poverina. In contemporanea, il Parma di Giovinco e Amauri {!} spolpa quanto è rimasto dell’invincibile Armada di via Durini. Tanti saluti e baci ai pupi nerazzurri anche per questo weekend: i bambini non hanno mai colpa.
8 goal fatti in tre partite ed 1 solo subito. Una convinzione e una padronanza della situazione che mi permette di osservare i playoff NBA durante il primo tempo – abbastanza soporifero – e non preoccuparmi assolutamente di quel che accade a San Siro. Il Milan coglie bene l’occasione di allungare – ovviamente aspettando il risultato del Napoli domani – e il Tardini aiuta. Di fronte l’orgoglio della formazione blucerchiata alla disperata ricerca di un risultato che potesse ridare ossigeno ad una delle due squadre di Genova.
Difatti Cavasin taglia la testa al toro – anche se un doriano preferirebbe decapitare un grifone – e imposta la gara con 3-5-2 e l’intenzione di colpire, magari, un Milan distratto in contropiede. Senza Ibra squalificato dal giudice, si ritorna allo schieramento del derby, con Boateng a supporto di Robinho e Pato, mentre papà Illustrato può attendere in panchina. Rientra Gattuso a centrocampo per formare la linea mediana di maggiore successo degli ultimi tempi, con Van Bommel vertice basso del rombo e Seedorf a sinistra. Conferma, infine, per Yepes centrale al fianco di Thiago Silva, per permettere a Nesta di recuperare.
Le due Milano sono gia divise nell’umore al termine della prima frazione di gioco: traversa a negare la pera di Stankovic; una punizione vincente di Clarence Seedorf per l’1-o del Meazza; l’hobbit della Serie A di sinistro per l’1-0 del Tardini. Leonardo sta sistematicamente ammazzando l’Inter a suon di: “non è finita, ce la possiamo fare”. Peccato non possa allenare anche il Napoli che rimane, obiettivamente, il problemuccio da qui fino alla matematica certezza di compiere la maggiore età nel campionato nazionale.
Le uniche ombre sono: i tanti calci d’angolo concessi dalla formazione ospite e non sfruttati dai rossoneri e gli infortuni di Abbiati (ginocchio) e Pato (flessori della coscia destra contratti porello). Il testimone viene passato ad Antonio Cassano.
La prima occasione, se così si può chiamare, è per la Sampdoria, che al 16′ con Tissone che con un colpo di testa costringe Abbiati alla parata. Al 20′ ecco che il risultato si sblocca: Boateng si guadagna una punizione in posizione abbastanza defilata; Seedorf si incarica della battuta e sorprende Curci con una conclusione a pelo d’erba che si infila nell’angolino.
La Sampdoria prova a rimanere aggrappata al match, nonostante lo svantaggio nel primo tempo, erigendo una muraglia cinese e cercando di spezzettare il gioco rossonero. Ma il terreno scricchiola sotto la formazione di Cavasin. Il raddoppio è praticamente nell’aria nel momento in cui la formazione di casa rientra con lo spirito giusto. Sottolineo un fallo dello stesso Yepes nell’azione che porta il direttore di gara a decretare il tiro dagli 11 metri.
La gara finisce di fatto qui con la Samp che sparisce dal campo. E al 66′ arriva il tris rossonero: assist di Seedorf per Cassano, pallonetto sull’uscita del portiere, leggera deviazione di Gastaldello che però non evita l’intervento di Robinho che incorna a porta vuota. Nel finale il Milan potrebbe dilagare ma Cassano e Robinho non trovano nuovamente l’appuntamento col gol.
Al resto pensa Amauri.