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Milano, ecco chi è Mada Adam Kabobo, ha aggredito 6 persone di cui una è morta

Creato il 11 maggio 2013 da Appnetwork

Il ghanese “con il piccone”, 21 anni, è giunto in Italia nel 2011. E’ stato identificato più volte in Puglia dove presumibilmente è sbarcato. E’arrivato in Italia nel luglio 2011. Kabobo, come molti altri centroafricani, fa richiesta di asilo politico e ottiene, nel 2012, per questo motivo un permesso di soggiorno temporaneo, previsto dalla legge proprio per coloro che sono in attesa di deliberazioni in merito al proprio status di immigrato o di rifugiato o di asilante. La commissione regionale incaricata di valutare la sua posizione, però, respinge la sua domanda e da quel momento scade anche il suo permesso di soggiorno.

Kabobo, come molti altri immigrati che ricevono il diniego di asilante, fa ricorso contro la decisione in tribunale e di conseguenza, per “motivi di giustizia”, pur non essendo in regola sul territorio italiano è, di fatto, ‘’inespellibile” perché  non può essere allontanato prima della definizione giuridica della sua vicenda. In seguito alla richiesta di asilo politico, Kabobo è stato trasferito al Cara (Centri Accoglienza Richiedenti Asilo) di Bari. Ad agosto, nel Cara scoppia una rivolta e Kabobo, insieme ad altri 200 immigrati, viene arrestato per furto aggravato, resistenza a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio.

Da qui in avanti il percorso criminale e giudiziario di Kabobo si fa confuso. Gli inquirenti sono al lavoro per chiarire alcuni passaggi. Una volta scarcerato per la rivolta del Cara, Kabobo si sarebbe trasferito a Foggia dove viene costretto ad obbligo di dimora per una rapina. Kabobo disattende la misura restrittiva e per questo viene arrestato e trasferito nel carcere di Lecce. Qui a gennaio 2012 si fa notare rompendo un televisore, ma il 17 febbraio viene scarcerato.

Poi più nulla fino al 15 aprile di quest’anno quando viene fermato in Viale Monza a Milano. Pur essendo privo di documenti, le forze forze dell’ordine in quella occasione lo schedarono prendendogli le impronte digitali grazie alle quali è stato possibile identificarlo rapidamente oggi. Il ghanese, però, non risulta avere una dimora fissa e non è uno degli immigrati censiti e aiutati dal Comune di Milano, anche se non si esclude che possa essersi avvalso dei servizi umanitari di altre organizzazioni o associazioni che danno sostegno agli extracomunitari o ai senzatetto.



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