Tutto comincia a Ottobre: mentre navigo sul web mi accorgo che uno dei gruppi moderni che ascolto con più trasporto, i Black keys(un duo americano che suona rock indipendente vincitore di numerosi Grammy Awards e protagonista delle hit parade USA e UK) saranno in Italia il 30 gennaio, in un’unica data all’Alcatraz di Milano.
Il tempo di dare un’occhiata ai voli e di chiamare al botteghino per verificare la disponibilità dei biglietti, che il concerto da desiderio, diventa realtà.
Per chi si chiedesse se ne valesse la pena, anticipo subito che la risposta è affermativa: il concerto è stato strepitoso e gli artisti si sono confermati degni del successo che stanno ottenendo negli ultimi anni.
Ma la questione non è questa.
La sera dell’evento, sold out da Novembre, la prima impressione è assolutamente positiva: gente molto tranquilla, fila lunga ma veloce e soprattutto uno dei locali meglio attrezzati per i concerti che abbia mai visto.
Entro fiducioso che la serata possa essere davvero indimenticabile.
Il gruppo di apertura non è granché così mi avventuro al bar aspettando che attacchino i Black Keys.
Appena iniziano col riff di Lonely boy(per i profani link a piè pagina), mi fiondo nella ressa per vivere nel miglior modo lo show.
Ma ecco che mi accorgo di una cosa strana: circa la metà del pubblico era impegnata ad immortalare il concerto con foto/videocamere, cellulari, ipad, ipod e chippiunehapiunemetta.
-Vabbè- mi sono detto, -magari per l’inizio ci può stare che qualcuno voglia portarsi a casa un ricordo e condividerlo con la rete-; in realtà mi sono trovato per il resto del concerto a zompettare da solo e addirittura ad infastidire le persone che erano intervenute alla serata, solo per girare i loro capolavori documentaristici amatoriali.
La domanda che mi pongo allora è: se vale la pena farsi 1000 km e spendere 200 euro per andare a vedere uno spettacolo, vale altrettanto la pena andarci solo per avere un ricordo registrato e non vissuto in prima persona? Perchè non comprarsi un bel dvd video e vederselo comodamente a casa in poltrona?
Credo che la risposta sia negativa, ma allora, perchè molti lo fanno?
Secondo me il motivo è che siamo arrivati alla condivisione perversa. Mi spiego meglio: condividere un’esperienza, un film, un libro, un disco o qualsiasi altra cosa, è da sempre stata una delle mie attività preferite. Sono sempre in cerca di persone che vogliano consigliarmi una buona lettura o una buona visione e cerco, nel mio piccolo, di fare lo stesso. Ma lo faccio per avere un riscontro delle cose che vedo/sento/leggo, e sperare che le stesse cose possano piacere anche ad altri.
Per molti non è così: essi condividono esperienze non per arricchire gli altri, ma per testimoniare che erano presenti durante questo o quell’evento, per dimostrare che loro c’erano e tu no.
Non si parla più di dare agli altri, ma di ostentare stati di superiorità.
Non so però quanto sia divertente stare fermi con un braccio alzato per 2 ore, guardando attraverso un occhio elettronico ciò che invece si potrebbe vivere.
No davvero, preferisco vivere.
http://www.youtube.com/watch?v=a_426RiwST8
Gianluca Manca