Marco Zorzo per Leggo
Marcello Cuttitta è una di quelle icone che vederla lontano dalla Milano della palla ovale fa tristezza. È in viaggio sul treno che lo porta a Bologna, dove ricoprirà il ruolo di diesse ai Lions: responsabile del settore giovanile, fino all’Under 20.
Cuttitta, ma per lei nella Milano del rugby in piena crisi non c’è proprio posto?
«Sono sempre disponibile se c’è un progetto serio. Ma basta con le pagliacciate».
In che senso, scusi?
«Beh, sappi amo tutti com’è finita con l’Amatori Milano».
Qualcuno magari non lo sa.
«Ho allenato l’Amatori per sei anni. I primi quattro sono stati ok, poi un disastro. Negli ultimi due ho fatto di tutto tranne che il coach. Alla fine siamo retrocessi in Bl, ma essere arrivati ai playout nella passata stagione è stato già un successo».
Da tre mesi l’Amatori non esiste più, il Grande Milano e l’Asr rischiano la retrocessione. La Milano del rugby piange. È proprio finita?
«Assolutamente no. Sono convinto che basterebbe poco per salvarsi, probabilmente servirebbe un cambio tattico per entrambe. Conosco parecchi giocatori delle due squadre: sono bravi, devono combattere fino all’ultimo. Per quanto riguarda l’Amatori, fa male al cuore vedere com’è finita la storia».
La crisi del rugby milanese quando è iniziata?
«A traino con quella del rugby italiano. E pensare che nel 1995 avevamo azzerato il gap con le anglosassoni. Poi è arrivato il professionismo a rovinare tutto il lavoro fatto».
Non è il caso di una sola squadra ma di qualità a Milano?
«Anch’io sarei dell’idea di un’unica franchigia con i migliori giocator i. Però non c’è mai stata la volontà. Purtroppo il mondo del rugby è sempre particolare, nel senso che ognuno si prende il diritto di parlare e di comandare. Delle tre formazioni milanesi solo l’Asr ha meritato veramente sul campo».