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Milano is on my mind

Da Crudina
Ci sono canzoni che sembrano fatte esclusivamente per essere ascoltate, e meglio assaporate, solo dopo l’imbrunire. Non prima di cena e nemmeno appena più tardi. Ma di notte, la notte scura e avvolgente che si prende cura di certe anime tormentate ed inquiete. E proprio in quei momenti si ritrova un po’ di serenità, di pace.
Capita mentre guido, seguendo solo la proiezione dei fari sull’asfalto, concentrata nella guida, ma priva di ogni tormento. in quei momenti, secondo giochi di associazioni di idee, talvolta strampalate, tornano alla mente strane eco di momenti passati. Le associazioni casuali, a volte, sono così imprevedibili da lasciare basiti persino i pensieri.
Oppure certe canzoni vanno ascoltate camminando lungo le strade delle grandi città. Saranno le mie origini di provincia, chissà, ma la metropoli per eccellenza, Milano, ha avuto da sempre un appeal fenomenale. Non tanto per le opportunità di vita notturna, divertimento o altro, quanto per lo stupore che mi dava tutto ciò che potevo trovare attorno a me. Sarà lo stupore per palazzi troppo alti che qui dove vivo, in questo limbo dimenticato dal tempo, non noto e non trovo, o per strade così lunghe da perderci il fiato camminando. O sarà il fascino della notte, non so.
Ma so che camminando di sera per le vie ancora affollate della città della madunina mi sento libera, sento che riesco a respirare meglio, ad aprire la cassa toracica a nuova vita. Lo smog in quel momento non esiste, non c’entra nulla. In certi anfratti, in certe piccole vie, tutto è come cristallizzato: non ci sono automezzi di nessuna sorta, non si sentono rutti, non si vedono sputi, non si sentono bestemmie di gente ubriaca in preda a manie di protagonismo.
Si sente solo l’essenza vitale di questa città, la sua ebbra pazzia che si mischia a umidità ed insetti per terra. E certe canzoni, unite a tutto ciò, prendono vita in un punto centrale del petto, quasi fino a scoppiare in una emozione violenta, che si fa ancora più brutale continuando a vagare lungo le strade in cui i muri delle case sembrano voler parlare, attraverso gli incrostamenti, le muffe, i portoni, gli atrii dei palazzi così grandi, silenziosi. Guardandosi attorno non si vede più il ritratto malfatto di una città ripiegata su sé stessa che aspetta lo scuro tutto attorno; sembra respirare, emettendo quella essenza vitale che di giorno sembra imprigionata tra le particelle di smog, le quali poi si dissolvono e lasciano cadere a terra quello che io calpesto camminando su certi marciapiedi. È uno scambio vitale di emozioni, che dalle mie suole risale fino alle pupille, ed è ciò che mi fa vedere Milano sotto un altro punto di vista.
Diverso dal quadrilatero della moda, dai locali trendy, dal traffico e dall’alienazione umana. Non è la Milano degli attacchi di panico che si hanno vedendo, la mattina appena alzati, un muro o un palazzo di fronte a sé, né quella caotica e puzzolente del via vai sulla metropolitana: ne assorbo l’essenza più vera, una sensibilità dalla quale non voglio separarmi, come non voglio separarmi dalla magia che solo una Milano di notte può dare.
E' la notte, ma sono anche le persone. Amicizie milanesi di lunga data, e nuove conoscenze. Persone conosciute, altre che sto scoprendo pian piano, giorno dopo giorno.
Come la mia nuova amica blogger Emmarale, milanese e dolcissima scoperta, alla quale questo post è dedicato.


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